cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...
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volta <strong>di</strong> Rosi al tempio nazionale della lirica (“un sogno della mia vita entrare alla Scala”),<br />
il “Nabucco” <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> – opera, lo ricor<strong>di</strong>amo, <strong>di</strong> particolare intensità emotiva che<br />
evoca in chiave allegorico-risorgimentale il riscatto del popolo ebraico e della protagonista<br />
Fenena, figlia inconsapevole del re <strong>di</strong> Babilonia Nabucco, dalla schiavitù babilonese<br />
– aggiunge un ulteriore elemento <strong>di</strong> suggestione al ricordo. È come un gioco <strong>di</strong> specchi<br />
fra due percorsi <strong>di</strong> liberazione e <strong>di</strong> affrancamento da una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> sfruttamento e <strong>di</strong><br />
soggezione politica e sociale, che Rosi riven<strong>di</strong>ca con orgoglio come il frutto <strong>di</strong> un lungo<br />
percorso quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> sacrificio e <strong>di</strong> lotta (“mè a sò ma chè, perché a iò luttè par podè<br />
arrivè ma chè!” 2 ), tanto più significativo perché assomma al riscatto sociale l’affermazione<br />
del protagonismo femminile, la non accettazione del conformismo e della rassegnazione.<br />
“Una misera vita. […] Io perché <strong>di</strong>co sempre...Le donne in carriera...Io la mia<br />
carriera. [...] La mia carriera io l’ho fatta veramente…”.<br />
Affermazioni e accenti non molto <strong>di</strong>versi li ritroviamo in militanti sindacali e<br />
politici che, da sponde politiche e ideologiche <strong>di</strong>verse, hanno vissuto in prima persona<br />
esperienze <strong>di</strong> riorganizzazione e <strong>di</strong> maturazione democratica, nel sindacato, nei partiti<br />
o nelle associazioni che ad essi facevano riferimento. Il senso <strong>di</strong> un sentire comune –<br />
stratificato probabilmente a posteriori, ma non per questo meno significativo – appare<br />
acquisito nella memoria come segno <strong>di</strong> riconoscimento generazionale.<br />
L’emancipazione da uno stato <strong>di</strong> miseria familiare e collettivo (certamente non<br />
generalizzabile come dato sociologico, ma quasi sempre ricordato come scenario culturale<br />
<strong>di</strong> riferimento della propria infanzia e giovinezza), il ricordo <strong>di</strong> un’affermazione<br />
<strong>di</strong> valori democratici sostanzialmente con<strong>di</strong>visi, la <strong>di</strong>mensione materiale ed etica del<br />
sacrificio e della lotta per l’avanzamento complessivo della società, si segnalano come<br />
possibili tratti caratteristici <strong>di</strong> una carta d’identità collettiva della memoria, che si<br />
contrappone a quella <strong>di</strong> coloro che sono subentrati “a pappa fatta” (è sempre Rosina<br />
che parla) e perciò incapaci <strong>di</strong> comprendere l’etica della lotta resistenziale prima, politica<br />
e sindacale poi.<br />
Contro i parvenu del partito e del sindacato ironizza sprezzante la Frulla, etichettandoli<br />
<strong>di</strong> volta in volta come i “papaveri”, gli “intellettuali”, i “graduati”, i “<strong>di</strong>o in<br />
tera”. Ma nella stessa contrapposizione generazionale non manca <strong>di</strong> riconoscersi, sia<br />
pure con toni e accenti molto <strong>di</strong>versi, un personaggio dalla vicenda politica e personale<br />
opposta come Giovanni Venturi, sindacalista nel dopoguerra, poi senatore democristiano<br />
e sottosegretario all’agricoltura, quando lamenta il declino <strong>di</strong> quella “motivazione<br />
ideale che in definitiva, pur nella <strong>di</strong>fferenza, nella contrapposizione, ci faceva<br />
riconoscere parte <strong>di</strong> una stessa vicenda”. 3<br />
Quanto questo ecumenismo a posteriori fosse influenzato dalle vicende politiche<br />
della prima metà degli anni novanta, fase in cui si collocano queste testimonianze, con<br />
______________________<br />
2 “Sono qui perché ho lottato per potere arrivare qui”.<br />
3 Testimonianza <strong>di</strong> Giovanni Venturi, a cura dell’autore, 6 luglio 1994.