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cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...

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306<br />

Ad essere messa in <strong>di</strong>scussione era la politica dei licenziamenti concordati, in cui<br />

Giacomo Mombello, autore <strong>di</strong> queste note, coglieva lucidamente la rassegnazione <strong>di</strong><br />

fronte all’imminente liquidazione dell’attività mineraria fra Marche e Romagna, nel<br />

pieno dell’ennesima, drastica, contrazione del personale, annunciata dalla Montecatini.<br />

Con il proce<strong>di</strong>mento dei licenziamenti “consensuali” e con il ricatto della concessione<br />

della pensione Montecatini, in questi 4 mesi sono stati cacciati circa 180<br />

minatori ed a primavera è già annunciata (non ufficialmente, ma comunque fatto<br />

intenderci dalla segreteria della Montecatini) una nuova ondata <strong>di</strong> licenziamenti<br />

246 .<br />

Era probabilmente ormai chiaro a tutti, alle soglie del 1960, che il futuro dell’ultima<br />

solfara in attività in provincia <strong>di</strong> Pesaro era ormai segnato (anche se la produttività,<br />

pur con un personale ridotto a 750 unità, restava molto alta) e che la miniera <strong>di</strong><br />

Perticara era nella lista delle aziende Montecatini da smobilitare. La Cgil non intendeva<br />

però adeguarsi passivamente a questa prospettiva e continuava a rilanciare il suo<br />

programma <strong>di</strong> azione: sviluppo ricerche e coltivazioni, lavori <strong>di</strong> manutenzione e<br />

ammodernamento tecnico degli impianti e del sistema <strong>di</strong> estrazione, richiesta <strong>di</strong> intervento<br />

della commissione ministeriale <strong>di</strong> controllo sulla gestione della miniera solfifera,<br />

costruzione da parte della Montecatini <strong>di</strong> uno stabilimento per la lavorazione e la trasformazione<br />

dello zolfo (ad esempio per la produzione dei concimi, assecondando la<br />

vocazione agraria del territorio), intervento del governo per imporre questi in<strong>di</strong>rizzi<br />

alla Montecatini o ritiro della concessione e conseguente intervento dell’industria statale.<br />

Su posizioni non <strong>di</strong>ssimili erano, d’altra parte, attestate quasi tutte le amministrazioni<br />

dei comuni interessati.<br />

Nonostante gli auspici del sindacato e delle Istituzioni locali il destino dello zolfo<br />

era ormai segnato. Con un declino che (forse con il senno del poi) appare irreversibile,<br />

gli occupati nella miniera <strong>di</strong> Perticara, che nel 1959 per la prima volta dopo tantissimi<br />

anni (se si eccettua il periodo più intenso del passaggio del fronte) erano scesi sotto le<br />

1000 unità, passando da 1.100 a 750, calarono progressivamente, fino alla definitiva<br />

chiusura dello stabilimento nel 1964. Due anni prima aveva chiuso i battenti anche la<br />

miniera <strong>di</strong> Formignano, nella vicina valle del Savio in comune <strong>di</strong> Cesena. Per i lavoratori<br />

delle miniere <strong>di</strong> zolfo si aprivano le porte del pensionamento, della ricerca <strong>di</strong> un<br />

nuovo lavoro, del trasferimento nelle città sede <strong>di</strong> altre aziende <strong>di</strong> proprietà della multinazionale<br />

(fra cui Torino e Ferrara) o dell’emigrazione all’estero, dove, come già era<br />

accaduto in altri perio<strong>di</strong> storici, la pericolosa esperienza della “buga” era assai utile<br />

per affrontare altrettanto faticosi lavori da emigranti. Quali memorie e quali consapevolezze<br />

si portassero nella valigia questi lavoratori (gli sconfitti <strong>di</strong> Cabernar<strong>di</strong>, con<br />

una coscienza sindacale compromessa e i giovani in fuga dalla “buga” alla ricerca <strong>di</strong><br />

______________________<br />

246 Ibidem.

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