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cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...

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216<br />

che e <strong>di</strong> favorire l’adesione e la partecipazione <strong>di</strong> larghe fasce del mondo del lavoro al<br />

processo <strong>di</strong> ricostruzione nazionale, me<strong>di</strong>andone e traducendone i contenuti apparentemente<br />

più astratti (la democrazia, il percorso costituente) con le istanze più concrete<br />

<strong>di</strong> equità e <strong>di</strong> giustizia sociale. Certo non mancarono i toni retorici né le consuete<br />

inflessioni pedagogiche o gli sperimentati canovacci della stampa politica popolare (si<br />

pensi agli articoli in forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo fra due personaggi popolari “rappresentativi”<br />

del pubblico <strong>di</strong> lettori a cui era destinato il messaggio). Ma il contenuto <strong>di</strong> questi<br />

messaggi era chiaro e alimentava ine<strong>di</strong>ti percorsi <strong>di</strong> coscienza politica, <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza<br />

e <strong>di</strong> educazione ad una cultura dei <strong>di</strong>ritti: l’esortazione ai lavoratori della terra ad<br />

uscire dal secolare isolamento e ad iscriversi alle leghe (in via <strong>di</strong> rapida riorganizzazione<br />

in tutta la provincia), gli appassionati appelli in favore dell’unità delle masse lavoratrici,<br />

dei lavoratori della campagna con quelli delle città, contro i comuni nemici <strong>di</strong> classe<br />

e dell’interesse nazionale: gli sfruttatori <strong>di</strong> ieri, i fiancheggiatori del fascismo, “i<br />

proprietari e i loro sostenitori”.<br />

Il monito all’unità fra i lavoratori della città e quelli della campagna (ispirata, fra<br />

l’altro, alla comune esperienza resistenziale), era particolarmente forte e accompagnò<br />

trasversalmente le lotte conta<strong>di</strong>ne e operaie nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra e, non a caso,<br />

«La Falce», lo pose a incipit del primo numero. Lo smantellamento del luogo comune<br />

conta<strong>di</strong>no sul presunto benessere operaio e del simmetrico pregiu<strong>di</strong>zio citta<strong>di</strong>no sul<br />

privilegio degli agricoltori 52 , costituì uno dei car<strong>di</strong>ni etici e ideologici su cui si fondò<br />

l’azione politica e sindacale dei partiti antifascisti all’indomani della liberazione, interpretando<br />

implicitamente la necessità <strong>di</strong> ricomporre una reale <strong>di</strong>ffidenza reciproca<br />

fra città e campagna. Una <strong>di</strong>stanza che era stata alimentata dalla segmentazione della<br />

rappresentanza sindacale, operata dal modello corporativo fascista e accentuata, per<br />

alcuni aspetti, nella fase più drammatica del conflitto, quando alle risposte della solidarietà<br />

collettiva si sovrapposero strategie o tentazioni <strong>di</strong> fuga in<strong>di</strong>viduale dall’universo<br />

guerra, e si impose una contrad<strong>di</strong>ttoria <strong>di</strong>alettica città-campagna, fondata sui meccanismi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei beni <strong>di</strong> primissima necessità e sulla possibilità <strong>di</strong> accesso<br />

alle scarne risorse alimentari. In quella fase, forse per la prima volta, il tra<strong>di</strong>zionale<br />

scenario <strong>di</strong> povertà in cui risultavano atavicamente immerse le famiglie mezzadrili,<br />

sembrò rovesciarsi e, nella competizione tra poveri, i conta<strong>di</strong>ni sembrarono <strong>di</strong>sporre<br />

almeno <strong>di</strong> qualche risorsa alimentare in più, gelosamente custo<strong>di</strong>ta in rifugi <strong>di</strong> fortuna.<br />

Abbiamo già evidenziato il forte significato simbolico attribuito alle regalie. Nel<br />

contesto bellico, in cui la fame era la compagna quoti<strong>di</strong>ana della popolazione civile, la<br />

consegna delle regalie al proprietario terriero assunse un significato ancora più marcato<br />

<strong>di</strong> ingiustizia sociale. La <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza contro questa consuetu<strong>di</strong>ne venne stimolata<br />

dal sindacato anche come gesto <strong>di</strong> coesione fra il ceto conta<strong>di</strong>no e quello operaio. Già<br />

______________________<br />

52 Emblematico è, a questo proposito, l’intervento Conta<strong>di</strong>ni ed operai, in «La Falce», novembre<br />

1944.

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