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cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...

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<strong>di</strong> pubblicazione <strong>di</strong> manifesti, decine e decine <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong>retti contro i lavoratori<br />

in lotta in <strong>di</strong>fesa del proprio lavoro e della produzione 212 .<br />

Nel ricordo dei sindacalisti pesaresi c’erano le lotte del 1949-50 dei minatori <strong>di</strong> Perticara<br />

e degli operai della fonderia Montecatini, minacciati <strong>di</strong> licenziamento, poi la “lotta dei<br />

cento giorni” del 1951, con cui i lavoratori delle miniere avevano combattuto il<br />

“supersfruttamento”, ottenendo la regolazione collettiva dei premi <strong>di</strong> produzione. C’era<br />

la mobilitazione delle filandaie contro la minaccia della chiusura degli stabilimenti,<br />

che aveva portato ad un positivo, anche se effimero (considerato l’ormai inarrestabile<br />

declino della coltivazione del baco da seta), accordo nazionale per l’aumento della<br />

produzione serica, che aveva coinvolto anche i conta<strong>di</strong>ni me<strong>di</strong>ante la concessione gratuita<br />

della foglia <strong>di</strong> gelso e la sud<strong>di</strong>visione degli utili per i mezzadri nella misura<br />

dell’80%. C’erano gli innumerevoli scioperi alla rovescia per i lavori <strong>di</strong> miglioria e le<br />

opere pubbliche, che avevano coinvolto, stando ai dati sindacali, 9.000 operai e ottenuto<br />

100.000 giornate lavorative. C’erano le lotte conta<strong>di</strong>ne del 1949-50 per il<br />

superamento della “tregua mezzadrile”, condotte con particolare intensità a Macerata<br />

Feltria e a Fossombrone, poi, nel biennio successivo, per la giusta causa nelle <strong>di</strong>sdette<br />

e in favore della meccanizzazione e della riforma del contratto mezzadrile. C’erano le<br />

agitazioni delle tabacchine, dei lavoratori delle fisarmoniche contro i licenziamenti,<br />

dei lavoratori del settore alberghiero e degli ospedalieri e le lotte per la <strong>di</strong>sciplina del<br />

collocamento. C’era inoltre la partecipazione alle lotte nazionali per la rivalutazione<br />

dei salari e degli stipen<strong>di</strong> e per la revisione del congegno della scala mobile, che avevano<br />

impegnato <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> lavoratori.<br />

Nel periodo fra i due congressi (1949-1952) gli iscritti si erano costantemente assestati<br />

sui 48.000, ma i collettori sindacali che nel 1949 erano 560, nel 1952 erano <strong>di</strong>ventati<br />

1.650. Dopo la scissione sindacale, vi era stato un forte impegno <strong>di</strong> rafforzamento dell’organizzazione<br />

nelle fabbriche (con la costituzione <strong>di</strong> commissioni aziendali nella miniera<br />

<strong>di</strong> Perticara, alla Fonderia Montecatini, nei mobilifici, nelle fornaci, nei cantieri) e<br />

in tutti i 66 comuni, in vista del superamento delle Camere del lavoro mandamentali.<br />

Sul piano dell’analisi, la relazione congressuale partiva, come d’abitu<strong>di</strong>ne, dallo<br />

scenario internazionale, con la scontata visione manichea del mondo (sud<strong>di</strong>viso in due<br />

blocchi: uno democratico e giusto, l’altro imperialista e arroccato nella <strong>di</strong>fesa dei privilegi),<br />

per approdare ad un esame assai pessimistico della situazione economica locale.<br />

Da questo schema ideologico <strong>di</strong>scendevano concreti impegni politici anche in sede locale,<br />

che non mancavano <strong>di</strong> coinvolgere il sindacato e, più in generale, le organizzazioni<br />

che, più o meno <strong>di</strong>rettamente, facevano riferimento ai partiti <strong>di</strong> massa e si rispecchiavano<br />

nell’uno o nell’altro schieramento. Pensiamo alla mobilitazione, a <strong>di</strong>re il vero assai unilaterale,<br />

dei “partigiani della pace” contro la guerra e la corsa agli armamenti.<br />

______________________<br />

212 Ivi.<br />

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