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cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...

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perché ancora sia venuto via da Fermo dove aveva fatto tanto bene da meritarsi le<br />

raccomandazioni per il suo trasloco 102 .<br />

Naturalmente la concorrenza delle leghe bianche era soprattutto nell’organizzazione<br />

conta<strong>di</strong>na e significativa a questo proposito è la corrispondenza da Fossombrone. Il 1°<br />

gennaio 1913 Filippini era ancora a tentare <strong>di</strong> «gettare le basi <strong>di</strong> una potente organizzazione<br />

fra conta<strong>di</strong>ni», ed era necessario ricordare ai Forsempronesi che<br />

anche a Fossombrone, come ovunque, il primo a gettare la semente della organizzazione<br />

è stato il Filippini e niente affatto il parroco A o B, i quali si sono svegliati<br />

<strong>di</strong> soprassalto soltanto allora che i conta<strong>di</strong>ni avevano già iniziato il movimento.<br />

Perciò non ci vuole molta intelligenza – e quin<strong>di</strong> anche i conta<strong>di</strong>ni dovrebbero<br />

capirlo [sic!] – a capire che i parroci non hanno avuto e non hanno mai nessuna<br />

tenerezza per gli interessi economici dei coloni e se ora si muovono in ritardo ciò<br />

fanno per altri fini che non sia quello <strong>di</strong> tutelare i <strong>di</strong>ritti della classe lavoratrice. In<br />

secondo luogo essi non hanno alcun motivo a scalmanarsi per la salvezza della<br />

religione perché l’avvocato Filippini […] è stato temperatissimo <strong>di</strong>chiarando in<br />

modo esplicito che la lega dei conta<strong>di</strong>ni non fa questione <strong>di</strong> fede religiosa 103 .<br />

A partire dai primi giorni <strong>di</strong> febbraio si tenevano numerose riunioni delle leghe esistenti<br />

con la presenza del segretario Ricci e la costituzione, o meglio la «definitiva costituzione»,<br />

<strong>di</strong> altre leghe <strong>di</strong> mestiere, come quella dei carrettieri. Il 15 febbraio «Il Progresso»<br />

poteva finalmente annunciare che le tessere erano pronte e invitava le leghe conta<strong>di</strong>ne ed<br />

artigiane «<strong>di</strong> volerne curare il ritiro accompagnando le richieste colla quota <strong>di</strong> Lire Una<br />

per ogni tessera», ma il ritiro era abbastanza lento se era necessario reiterare l’invito<br />

ogni settimana e premiare con la pubblicazione dei nomi le leghe che pagavano tempestivamente<br />

le tessere; al 15 marzo avevano assolto l’onore/onere i tipografi, i gasisti, i<br />

lavoratori della mensa, i mugnai, i fornai, i carrettieri, i metallurgici, i vetturai e affini, gli<br />

elettricisti, oltre che le leghe conta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Fossombrone, Urbino e Fermignano. Sotto la<br />

spinta della nuova nascita anche il movimento urbinate, o meglio il partito socialista <strong>di</strong><br />

Urbino provava a organizzare un’attività più costante culminata con la decisione, nel<br />

mese <strong>di</strong> marzo, <strong>di</strong> riprendere la pubblicazione de «L’Aurora». Agli appelli non sembrava<br />

però ancora rispondere la maggiore categoria operaia: quella delle lavoratrici della seta.<br />

Il 1° maggio era l’occasione per pubblicare un manifesto della Commissione esecutiva<br />

e anche per attaccare l’Ufficio cattolico del lavoro e Giovanni Albertone:<br />

La Camera del Lavoro che, senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> fede politica e religiosa, raccoglie<br />

tutti i combattenti per le organizzazioni economiche, afferma in questo gior-<br />

______________________<br />

102 «Il Progresso», 23 marzo 1912. Albertone si <strong>di</strong>fende dalle accuse con un supplemento a «L’idea»<br />

del 12 aprile 1912 dal titolo Una risposta chiara.<br />

103 «Il Progresso», 4 gennaio 1913.<br />

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