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cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...

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274<br />

All’assemblea annuale dell’Associazione industriali <strong>di</strong> Pesaro (aprile 1950) Francesco<br />

Ba<strong>di</strong>oli, presidente dell’organismo, quantificò in 187.663 le ore lavorative perdute<br />

per gli scioperi nel 1949 194 . La denuncia, pur non ine<strong>di</strong>ta o <strong>di</strong>sinteressata, da parte<br />

del mondo impren<strong>di</strong>toriale dell’accresciuta vocazione “scioperopolitica” della Cgil<br />

corrispondeva in effetti a una reale lievitazione dello scontro sociale (in quantità e in<br />

asprezza) che la partecipazione delle sinistre ai governi <strong>di</strong> unità nazionale e l’esigenza<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, implicita nell’esperienza del sindacalismo unitario, avevano in qualche<br />

misura contenuto. Ad esacerbare il clima <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>cazione politica e sindacale contribuiva<br />

probabilmente, anche in larghe fasce della società pesarese, la <strong>di</strong>sillusione delle<br />

aspettative legate al dopo Liberazione.<br />

Ma soffermarsi solo sull’accentuazione del “massimalismo” e del ra<strong>di</strong>calismo della<br />

lotta politico-sindacale successiva alla sconfitta del Fronte popolare del 18 aprile e<br />

alla scissione delle componenti moderate della Cgil, sarebbe limitativo rispetto alla<br />

portata dei processi che cominciarono a delinearsi, in quegli anni, anche nella provincia<br />

pesarese. In una realtà ancora dominata dalla semplificazione della <strong>di</strong>alettica sfruttatori/sfruttati<br />

e da una effettiva rigi<strong>di</strong>tà strutturale dei ruoli sociali, iniziò a innestarsi<br />

una maggiore articolazione <strong>di</strong> bisogni, interessi e aspettative su cui il movimento sindacale<br />

fu chiamato a confrontarsi.<br />

Il secondo congresso <strong>provinciale</strong> della Cgil, del 3-4 settembre 1949, fu l’occasione<br />

per un bilancio organizzativo e per una ridefinizione <strong>di</strong> prospettive, a un anno<br />

esatto dalla scissione. Gli iscritti alla Camera del lavoro, stando alle cifre ufficiali<br />

enunciate dal segretario Angelo Arcangeli nella sua relazione introduttiva, erano<br />

saliti a 51.000 contro i 30.000 del 31 <strong>di</strong>cembre 1948. Un rafforzamento quantitativo<br />

a cui aveva fatto seguito un’estensione del raggio d’azione dell’organismo, con il<br />

consolidamento delle sezioni periferiche, l’istituzione delle leghe e<strong>di</strong>li, la costituzione<br />

dei “collettori sindacali” (con il compito <strong>di</strong> raccordare le organizzazioni periferiche<br />

agli esecutivi provinciali), il consolidamento e la creazione <strong>di</strong> organi <strong>di</strong>rigenti<br />

provinciali per le categorie dei tessili, dei metallurgici, degli ospedalieri, delle<br />

tabacchine.<br />

Le elezioni sindacali registrarono i rapporti <strong>di</strong> forza interni, dopo la scissione<br />

delle correnti moderate. Su 44.847 votanti (dei 50.543 iscritti al 31 agosto 1949) 37.543<br />

voti (l’84%) andarono alla corrente socialcomunista <strong>di</strong> “Unità sindacale”; 5.453 a quella<br />

<strong>di</strong> “Unità e democrazia sindacale”; 231 a Psli unitari; 313 ai Cristiani unitari; 622 ai<br />

Repubblicani unitari; 23 agli Anarchici; 302 agli In<strong>di</strong>pendenti; 45 al Movimento sociale<br />

italiano unitari, Le schede nulle furono 271; quelle bianche 45.<br />

______________________<br />

194 Oltre 187 mila ore <strong>di</strong> lavoro perdute con gli scioperi nel 1949, «Il Giornale dell’Emilia», 8 aprile<br />

1950. A questa cifra «L’Unità» dell’11 aprile contrappose polemicamente le 40 milioni <strong>di</strong> ore lavorative<br />

perdute a causa della <strong>di</strong>soccupazione nel 1949.

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