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cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...

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nelle campagne: la forzata convivenza fra gli sfollati della città e il mondo delle campagne<br />

(dopo i primi bombardamenti su Pesaro, nel novembre 1943, furono fra 35 e<br />

40.000 i pesaresi, circa i 2/3 della popolazione, che lasciarono la città); le necessità<br />

strategiche della lotta armata, che imponevano al movimento partigiano <strong>di</strong> attivare<br />

ampie forme <strong>di</strong> collaborazione con la popolazione civile, per sfruttare al meglio le<br />

opportunità offerte dall’habitat; la lotta contro gli ammassi e contro le razzie, che<br />

mirava a sottrarre risorse alimentari e altri beni delle famiglie conta<strong>di</strong>ne (animali da<br />

lavoro, attrezzi) alle forze d’occupazione nazifasciste.<br />

Nella crisi dello Stato fascista si liberarono nuove consapevolezze. Le necessità<br />

della lotta partigiana e le esigenze <strong>di</strong> ricostruzione della futura Italia democratica,<br />

stimolarono un più attento atteggiamento dei <strong>di</strong>rigenti politici e partigiani nei confronti<br />

del mondo conta<strong>di</strong>no.<br />

Fu il Partito comunista, in particolare, a comprendere tempestivamente l’importanza<br />

dell’alleanza con i lavoratori delle campagne e a intraprendere con efficacia,<br />

facendo leva su motivi ideali, sul latente desiderio <strong>di</strong> emancipazione e <strong>di</strong> giustizia<br />

sociale e su contenuti pragmatici, quell’operazione <strong>di</strong> penetrazione e <strong>di</strong> educazione<br />

politica del mondo conta<strong>di</strong>no, i cui effetti sarebbero stati duraturi sul tessuto civile,<br />

culturale e politico della provincia marchigiana.<br />

Coinvolgere il mondo conta<strong>di</strong>no nel processo <strong>di</strong> democratizzazione del Paese, fin<br />

dagli albori della lotta <strong>di</strong> Liberazione, fu uno degli obiettivi condotti con maggiore<br />

determinazione dai <strong>di</strong>rigenti antifascisti. Già dai primi numeri (siamo nel <strong>di</strong>cembre<br />

1943) il foglio clandestino «L’Aurora», cominciò a de<strong>di</strong>care una rubrica fissa dal titolo<br />

“La tribuna del conta<strong>di</strong>no” (dove trovavano spazio lettere, vere o presunte, dei lavoratori<br />

della terra) ai problemi delle campagne. Il tema della revisione dei patti colonici<br />

fu posto con determinazione dall’organo dei comunisti marchigiani «Ban<strong>di</strong>era rossa»,<br />

fin dal maggio 1944, in pieno regime <strong>di</strong> occupazione e nel contesto della lotta contro le<br />

requisizioni nazifasciste e della guerra partigiana 48 . A quest’argomento il perio<strong>di</strong>co<br />

comunista de<strong>di</strong>cò ampio spazio anche nei numeri successivi, sullo sfondo <strong>di</strong> un’ancora<br />

imprecisata proposta <strong>di</strong> riforma agraria.<br />

2.2. La ricostituzione delle leghe conta<strong>di</strong>ne<br />

Stremato e immiserito dal passaggio del fronte, il mondo conta<strong>di</strong>no uscì probabilmente<br />

dalla guerra politicamente più consapevole e più ricettivo nei confronti delle<br />

parole d’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>cazione economica e <strong>di</strong> liberazione civile <strong>di</strong>ffuse dai <strong>di</strong>rigenti<br />

sindacali, pur in presenza <strong>di</strong> contrasti e ambivalenze all’interno delle stesse<br />

famiglie coloniche <strong>di</strong> fronte alle proposte più ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza portate dal<br />

______________________<br />

48 Il problema dei conta<strong>di</strong>ni nelle Marche, in «Ban<strong>di</strong>era rossa», 27 maggio 1944.<br />

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