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cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...

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crescita numerica e <strong>di</strong> importanza, la sua affermazione come uno dei «soggetti del<br />

pluralismo» della democrazia italiana aprirono un nuovo fronte <strong>di</strong> crisi, questa volta<br />

tutto interno. Mentre, infatti, la struttura organizzativa nazionale <strong>di</strong>ventava sempre più<br />

imponente ed efficiente, quella locale iniziava a percepire chiaramente una certa insufficienza<br />

nei mezzi, ma anche e soprattutto negli uomini. La provincia pesarese non<br />

fece eccezione sotto questo punto <strong>di</strong> vista. Alla conferenza programmatica della Camera<br />

del Lavoro <strong>provinciale</strong>, tenutasi alla fine del 1966, venne sviluppata un’analisi<br />

impietosa dei motivi che stavano alla base del «logoramento delle organizzazioni» e si<br />

lanciò una durissima critica se non una vera e propria accusa nei confronti dei quadri,<br />

responsabili da un lato <strong>di</strong> non riuscire ad adattarsi alle veloci trasformazioni sociali<br />

che stavano cambiando il volto della provincia, dall’altro <strong>di</strong> non fornire alcuna preparazione<br />

agli attivisti <strong>di</strong> base. La sintesi più efficace della situazione può essere rintracciata<br />

nell’autocritica dello stesso Segretario della Camera del Lavoro Aldo Bianchi,<br />

che nella sua relazione si espresse in questi termini:<br />

A questo punto delle cose occorre chiederci innanzi tutto: il nostro movimento, lo<br />

stato organizzativo delle nostre organizzazioni ai <strong>di</strong>versi livelli, la preparazione<br />

del nostro quadro <strong>di</strong>rigente sono adeguate e quin<strong>di</strong> all’altezza per affrontare con<br />

cognizione <strong>di</strong> causa tutti questi nuovi problemi nelle fabbriche, nelle campagne e<br />

negli uffici? A questa domanda io credo che noi non possiamo dare una risposta<br />

affermativa in senso positivo.<br />

Noi siamo una forte organizzazione con oltre 20.000 organizzati. Siamo presenti<br />

in tutta la Provincia e la nostra influenza va molto al <strong>di</strong> là del numero dei<br />

tesserati. Siamo un’organizzazione <strong>di</strong> classe unitaria e democratica [...]. Queste<br />

cose sono indubbiamente un grande patrimonio politico e umano che fa onore a<br />

sé e alla Cgil. Ma allo stato attuale questo non è più sufficiente. Già le lotte <strong>di</strong><br />

quest’anno hanno in parte risentito delle nostre insufficienze, dei nostri limiti<br />

politici e soprattutto organizzativi [...]. In altri termini noi siamo giunti ad una<br />

situazione in cui i rapporti fra il gruppo dei funzionari e l’attivista rivelano talvolta<br />

un modo <strong>di</strong> considerare l’attivista <strong>di</strong> base come l’esecutore delle decisioni<br />

prese sopra <strong>di</strong> lui.<br />

Abbiamo quin<strong>di</strong> bisogno <strong>di</strong> dare una forte sterzata in questa <strong>di</strong>rezione per<br />

rendere sempre più democratica l’organizzazione a tutti i livelli e per avere quadri<br />

e attivisti <strong>di</strong> base sempre più numerosi e meglio preparati 12 .<br />

Dunque, per il Segretario della Camera del Lavoro non si trattava soltanto <strong>di</strong> un deficit<br />

organizzativo, quanto piuttosto <strong>di</strong> una vera e propria insufficienza democratica. Tuttavia<br />

proprio in quegli anni una spinta al rinnovamento venne dall’ingresso nelle strutture<br />

sindacali <strong>di</strong> una forte componente studentesca. Accanto agli studenti, aumentò sensibilmente<br />

anche il peso della componente giovanile tra i lavoratori sindacalizzati del-<br />

______________________<br />

12 <strong>Archivio</strong> della Camera del Lavoro <strong>di</strong> Pesaro, b. 24, fasc. 1, 1966.

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