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cgil provinciale di pesaro e urbino - Biblioteca Archivio Vittorio ...

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l’inizio degli anni cinquanta, assursero a posizioni <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong>rigenti più giovani<br />

che provenivano dalle fila della Resistenza, come l’avvocato poco più che trentenne<br />

Angelo Arcangeli, Giuseppe Angelini, Giovanni Costantini o gli stessi Elio Della Fornace<br />

e Sandro Severi. Un avvicendamento generazionale analogo a quello del Partito<br />

comunista, guidato dopo la liberazione da Sandro Lucarelli, poi affidato all’ex comandante<br />

partigiano Giuseppe Mari.<br />

Era la generazione dei ribelli della Resistenza che assumeva, come altrove, la<br />

responsabilità della ricostruzione del Paese, alla guida dei partiti, del sindacato, delle<br />

amministrazioni locali. La preparazione <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>rigenti scontava il clima <strong>di</strong> emergenza<br />

nel quale la ricostruzione stava avvenendo. Vi era un intero ceto politico compromesso<br />

con il fascismo da rinnovare e un tessuto democratico da ricostruire allo<br />

stesso modo <strong>di</strong> come dovevano essere ricostruiti e<strong>di</strong>fici, strade, infrastrutture. I limiti<br />

<strong>di</strong> inesperienza <strong>di</strong> questi nuovi gruppi <strong>di</strong>rigenti erano evidenti agli stessi protagonisti.<br />

Al ventitreenne forlivese Luciano Lama fu affidata, dopo la liberazione, la guida della<br />

Cgil della provincia <strong>di</strong> Forlì, senza che questi avesse la minima esperienza <strong>di</strong> lotte<br />

sindacali o <strong>di</strong> mondo del lavoro. Analogamente, <strong>di</strong>rigenti giovani e meno giovani furono<br />

posti alla guida dei principali organismi democratici pesaresi. I ceti <strong>di</strong> provenienza<br />

<strong>di</strong> questi nuovi quadri politici, sindacali o amministrativi erano molto eterogenei. Soprattutto<br />

nell’entroterra, non era raro trovare alla guida del Comune un mezzadro o un<br />

operaio. In altri Comuni il ruolo <strong>di</strong> sindaco poteva essere ricoperto da un maestro<br />

elementare, da un artigiano o da un geometra, ma “avere un sindaco geometra era già<br />

un lusso”, come sottolineava ancora Sandro Severi nella sua testimonianza.<br />

Il livello <strong>di</strong> scolarità <strong>di</strong> questo ceto <strong>di</strong>rigente, salvo rare eccezioni come Giuseppe<br />

Mari e pochi altri, era me<strong>di</strong>amente molto basso. Era abbastanza consueto trovare alla<br />

guida <strong>di</strong> amministrazioni pubbliche o, a maggior ragione, <strong>di</strong> organismi sindacali, <strong>di</strong>rigenti<br />

comunisti o socialisti con la licenza elementare. In questa situazione assunsero<br />

un ruolo determinante due elementi: le scuole <strong>di</strong> partito e la voglia <strong>di</strong> emancipazione<br />

che stimolò i ricostruttori a formarsi il bagaglio culturale necessario per affrontare le<br />

nuove responsabilità. Un grande merito <strong>di</strong> queste figure <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti del dopoguerra fu<br />

quello <strong>di</strong> comprendere che il rinnovamento politico del Paese passava per la crescita<br />

culturale dei ceti tra<strong>di</strong>zionalmente esclusi dal sapere, a partire da coloro che avevano<br />

posizioni <strong>di</strong> responsabilità nella neonata democrazia. Siamo quin<strong>di</strong> ben lontani dalla<br />

macchietta del sindaco comunista, il compagno Peppone, che nella paro<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Guareschi<br />

va a ripetizione dalla vecchia maestra elementare per farsi aiutare a scrivere, senza<br />

errori ortografici, i manifesti politici.<br />

Egi<strong>di</strong>o Mascioli (classe 1909), sindaco per quasi due decenni <strong>di</strong> Urbino (dal 1953<br />

al 1971), la città universitaria <strong>di</strong> Carlo Bo, ricordava così la sua esperienza:<br />

Anche nel comune...io come operaio sono andato a fare il sindaco malvolentieri<br />

perché chi sapeva com’era il comune...in quel palazzone...dominato dai fascisti,<br />

dal podestà fascista. [...] C’erano gli avversari <strong>di</strong> classe, specialmente i padroni,<br />

<strong>di</strong>cevano questo: hanno messo sindaco un operaio <strong>di</strong> Cavallino perché era, è un<br />

fedelissimo al Partito comunista, ma è un incompetente, no. Invece questo in-

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