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Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...

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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />

Francesco Panvini Rosati<br />

ri <strong>al</strong> 1209 ris<strong>al</strong>e l’introduzione sulla moneta lucchese del nuovo tipo del Volto Santo, il tipo caratteristico<br />

<strong>di</strong> Lucca, quasi a significare l’inizio della monetazione autonoma, sebbene la città continui a porre<br />

sulle sue monete il monogramma dell’imperatore Ottone. Il Volto Santo è sempre <strong>di</strong> fronte o <strong>di</strong> tre quarti<br />

eccetto sulle prime monete d’oro lucchesi molto rare, la cui coniazione si deve porre nella seconda<br />

metà del 1200 per raffronti tipologici e per i dati offerti dai ritrovamenti 8 e sulle qu<strong>al</strong>i appare per la<br />

prima e l’unica <strong>vol</strong>ta il Volto Santo <strong>di</strong> profilo (fig. 10). A Lucca sulle successive monete d’oro, battute<br />

nei primi anni del XIV secolo prima della Signoria <strong>di</strong> Castruccio Castracane (1316-1328), appare uno<br />

dei tipi più interessanti <strong>di</strong> questo periodo, San Martino a cav<strong>al</strong>lo in armatura ed elmo, con scudo triangolare<br />

e vessillo crucigero (figg. 11-12).<br />

Anche Arezzo aveva avuto una breve esperienza monetaria nel X secolo sotto Ugo I marchese <strong>di</strong><br />

Toscana. Costituitasi a Comune autonomo, Arezzo riapre la zecca con denari che presentano <strong>al</strong> rovescio<br />

il busto front<strong>al</strong>e <strong>di</strong> San Donato o la sua figura quasi intera (fig. 13) o intera. La presenza del<br />

Santo su questi denari denota la loro data relativamente più recente rispetto ai primi denari <strong>di</strong> <strong>al</strong>tre<br />

zecche. Il Corpus Nummorum li data <strong>al</strong>l’inizio del X<strong>II</strong>I secolo; ritengo però che, per il peso e per i<br />

caratteri stilistici e tecnici, la loro coniazione possa ris<strong>al</strong>ire <strong>di</strong> qu<strong>al</strong>che anno ad<strong>di</strong>etro, cioè <strong>al</strong>l’ultimo<br />

decennio del secolo X<strong>II</strong>. Arezzo ebbe il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> zecca nel 1196 da Enrico VI che lo concesse in<br />

favore del Vescovo 9 . I primi denari, però, sono battuti ad opera del Comune e così i successivi grossi.<br />

La figura <strong>di</strong> San Donato continua a essere il tipo caratteristico delle monete <strong>di</strong> Arezzo e lo troviamo<br />

stante o seduto in cattedra ancora nel XIV secolo nella monetazione del vescovo Guido Tarlato <strong>di</strong><br />

Pietram<strong>al</strong>a (1313-1326) (figg. 14-15).<br />

Agli inizi del X<strong>II</strong>I secolo ris<strong>al</strong>gono anche le prime monete <strong>di</strong> Volterra. Veramente i documenti pubblicati<br />

da Alessandro Lisini nel 1909 10 parlano <strong>di</strong> moneta <strong>vol</strong>terrana già d<strong>al</strong> 1165 ma le monete che<br />

conosciamo, per il peso (si tratta <strong>di</strong> grossi) e per il tipo, non possono sicuramente essere anteriori <strong>al</strong>l’inizio<br />

del 1200. D’<strong>al</strong>tra parte anche il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> zecca <strong>di</strong> Enrico VI concesso <strong>al</strong> vescovo Ildebrando Pannocchieschi<br />

è del 1189 11 . Il contrasto tra i documenti e la moneta è grave, ma non è il solo che ci si presenti<br />

<strong>di</strong> questo genere, e costituisce un problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile soluzione. Si possono fare varie ipotesi tutte<br />

congettur<strong>al</strong>i. Comunque è certo che nessun esemplare delle monete <strong>vol</strong>terrane finora noto può ris<strong>al</strong>ire,<br />

come già ammetteva il Lisini, a prima del 1200. I tipi caratteristici delle monete <strong>di</strong> Volterra sono il<br />

Vescovo stante <strong>di</strong> fronte sulle emissioni vescovili (fig. 16) e San Giusto stante <strong>di</strong> fronte sulle emissioni<br />

del Comune. Una succurs<strong>al</strong>e della zecca <strong>vol</strong>terrana si può considerare Berignone, dove <strong>al</strong>cuni vescovi <strong>di</strong><br />

Volterra nella prima metà del secolo XIV fecero battere moneta a nome <strong>di</strong> Volterra. Il fatto deve essere<br />

8<br />

Della datazione delle prime monete d’oro lucchesi ho trattato in una relazione s<strong>vol</strong>ta <strong>al</strong> Congresso sulle Zecche minori toscane nel<br />

Me<strong>di</strong>o Evo, organizzato nel 1967 a Pistoia a cura del Centro <strong>di</strong> Storia ed Arte <strong>di</strong> Pistoia e dell’Ente Provinci<strong>al</strong>e del Turismo con la partecipazione<br />

<strong>di</strong> vari stu<strong>di</strong>osi it<strong>al</strong>iani e stranieri. Purtroppo, per ragioni in<strong>di</strong>pendenti d<strong>al</strong>la mia <strong>vol</strong>ontà, gli Atti del Convegno non sono stati ancora pubblicati.<br />

In quella relazione trattavo in maniera più <strong>di</strong>ffusa anche <strong>di</strong> <strong>al</strong>tre questioni cronologiche, cui accenno soltanto nel presente contributo, non<br />

rientrando esse nel nostro argomento, e pertanto rinvio <strong>al</strong>la relazione suddetta quando essa in qu<strong>al</strong>che modo sarà pubblicata.<br />

9<br />

CARLI-RUBBI, op. cit., I, p. 209; sulle prime monete <strong>di</strong> Arezzo ve<strong>di</strong> G. CASTELLANI, Cat<strong>al</strong>ogo della collezione Papadopoli, Venezia,<br />

p. <strong>37</strong>8, nota <strong>al</strong> n. 10621.<br />

10<br />

A. LISINI, Le monete e le zecche <strong>di</strong> Volterra, Montieri Berignone e Cas<strong>al</strong>e, in RIN 1909, p. 253 ss.<br />

11<br />

LISINI, art. cit.<br />

110<br />

http://www.numismaticadellostato.it

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