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Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...

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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />

Note <strong>di</strong> numismatica pisana<br />

Nella Tuscia tre sono le zecche che coniano in periodo longobardo: Pistoia, Pisa, Lucca. Pistoia è<br />

quella che ha la coniazione più breve; probabilmente già in epoca longobarda la zecca viene chiusa e<br />

non si riaprirà più neppure nel periodo comun<strong>al</strong>e. Pisa ha una breve coniazione sotto i Longobar<strong>di</strong>, poi<br />

sotto Carlo Magno conia un tremisse aureo e i pochi denari post-riforma <strong>di</strong> cui ci occupiamo. Lucca ha<br />

la coniazione più abbondante già sotto i Longobar<strong>di</strong>, continuata poi dopo la conquista franca e sarà<br />

destinata a costituire l’unica zecca dell’It<strong>al</strong>ia centr<strong>al</strong>e in periodo postcarolingio fino <strong>al</strong>la metà del X<strong>II</strong><br />

sec., superiore per mole <strong>di</strong> lavoro <strong>al</strong>la zecca <strong>di</strong> Roma.<br />

In questa situazione una coniazione sotto Carlo Magno della zecca <strong>di</strong> Pisa non si giustifica sul<br />

piano economico; la vicinanza a Lucca rendeva superfluo il lavoro della zecca per rifornire la regione <strong>di</strong><br />

numerario, essendo a questo fine sufficiente la zecca <strong>di</strong> Lucca, bastava, se occorreva, aumentare il lavoro<br />

dell’officina lucchese. Le emissioni pisane si giustificano, a mio parere, solo sul piano politico:<br />

l’opportunità <strong>di</strong> non interrompere del tutto l’attività della zecca che era in funzione <strong>al</strong>la caduta del regno<br />

longobardo e il desiderio <strong>di</strong> far partecipare <strong>al</strong>la nuova monetazione post-riforma, imposta a tutto l’impero<br />

specificatamente da un articolo dell’e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Francoforte, le zecche del regno it<strong>al</strong>ico che erano state<br />

attive in epoca precedente.<br />

Dopo una coniazione, vorrei <strong>di</strong>re <strong>di</strong>mostrativa, la zecca fu richiusa non essendo necessaria la sua<br />

opera. Perciò, riprendendo il tema della datazione sopra trattato, sarei propenso a datare questi denari<br />

pisani <strong>al</strong> periodo imme<strong>di</strong>atamente posteriore <strong>al</strong>la riforma, cioè <strong>al</strong> 794, quando in concomitanza col<br />

<strong>di</strong>sposto del Capitolare <strong>di</strong> Francoforte, le zecche dovettero cominciare a coniare i nuovi denari.<br />

J. Lafaurie 13 ha osservato che le incognite della monetazione carolingia sono il <strong>vol</strong>ume e la perio<strong>di</strong>cità<br />

delle emissioni. Senza il ripostiglio <strong>di</strong> Ilanz molte delle monete d’oro <strong>di</strong> Carlo Magno sarebbero<br />

rimaste sconosciute. Un <strong>al</strong>tro rinvenimento simile può arricchire le nostre conoscenze e mo<strong>di</strong>ficare le<br />

nostre ipotesi. Ma, in attesa <strong>di</strong> nuovi ritrovamenti o comunque <strong>di</strong> nuovi dati, l’interpretazione proposta<br />

per i denari carolingi della zecca <strong>di</strong> Pisa, anche se puramente congettur<strong>al</strong>e, mi sembra <strong>al</strong>lo stato attu<strong>al</strong>e<br />

la più probabile e in ogni modo da tenere in considerazione.<br />

<strong>II</strong>. LA PRIMA FASE DELLA MONETAZIONE COMUNALE<br />

La bibliografia su Pisa è molto scarsa, come ha rilevato E. Cristiani 14 <strong>al</strong>cuni anni fa; Pisa è l’unica<br />

zecca della Toscana <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e non è stata de<strong>di</strong>cata una monografia nel secolo scorso: pochi articoli <strong>di</strong> G.<br />

Viani 15 , qu<strong>al</strong>che articolo più recente <strong>di</strong> C. Kunz, G. Ruggero 16 , poche notizie in stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> argomento più<br />

gener<strong>al</strong>e. Negli ultimi decenni la situazione non è <strong>di</strong> molto migliorata, anche se dobbiamo constatare un<br />

maggiore interesse per le coniazioni pisane, t<strong>al</strong>ora inquadrato in una più ampia trattazione <strong>di</strong> storia econo­<br />

13<br />

J. LAFAURIE, Le trésor carolingien de Sarzana-Luni, in Le zecche minori toscane fino <strong>al</strong> XIV secolo, Atti del <strong>II</strong>I Convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, Centro<br />

It<strong>al</strong>iano <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> storia e d’arte, Pistoia 16-19 settembre 1966, p. 52.<br />

14<br />

E. CRISTIANI, Problemi <strong>di</strong> datazione delle monete comun<strong>al</strong>i pisane, in Le zecche minori toscane fino <strong>al</strong> XIV secolo, Atti, op. cit., p.<br />

195 ss.<br />

15<br />

G. VIANI, Memorie sopra due monete ine<strong>di</strong>te della Repubblica <strong>di</strong> Pisa, Pisa 1809, ripubblicate in RIN, 1892, p. 126 ss. Il Viani pubblicava<br />

un denaro del Podestà Buonaccorso <strong>di</strong> P<strong>al</strong>ude, che G. RUGGERO, in RIN 1907, p. 406 s., mostrava essere una moneta autentica ritoccata<br />

nella leggenda per farvi apparire il nome <strong>di</strong> Buonaccorso.<br />

16<br />

C. KUNZ, art. cit; G. RUGGERO, art. cit., e in Annotazioni Numismatiche it<strong>al</strong>iane, monete battute in campo dai Fiorentini e dai pisani,<br />

in RIN 1907, p. 401 s.<br />

133<br />

http://www.numismaticadellostato.it

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