Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
La zecca <strong>di</strong> Bologna<br />
La nuova moneta aveva gli stessi tipi del bolognino piccolo ma la lega <strong>di</strong> 10 once <strong>di</strong> fino per libbra e il<br />
peso <strong>di</strong> gr 1,50 circa. La sua <strong>di</strong>ffusione fu rapida e imposta da Bologna con leggi e trattati per confermare<br />
l’egemonia economica della città sui comuni romagnoli. Un passo degli statuti Bolognesi impose <strong>al</strong> podestà<br />
<strong>di</strong> adoperarsi perché in tutte le città non circoli <strong>al</strong>tra moneta che quella bolognese: “item quos potestas et<br />
comune bononiense teneantur precise dare operam quod in omnes civitate et omnibus civitatibus vel in<br />
Cesena et in Cesena citra non expendatur <strong>al</strong>iqua moneta nisi bononini... in his civitatibus intelligimus Ravenam<br />
et Cesenam”. Nel 1256 la moneta <strong>di</strong> Bologna viene imposta a Forlì e l’anno seguente a Faenza, ma non<br />
solamente il bolognino viene imposto: esso è imitato oltre che in Emilia nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e e centr<strong>al</strong>e<br />
anche <strong>al</strong>cuni secoli dopo l’inizio della sua coniazione. Troviamo denari piccoli o grossi del tipo del bolognino<br />
ad Acqui a nome del vescovo Oddone Bellingeri (1305-1310); a Crema a nome <strong>di</strong> Giorgio Benzoni<br />
(1409-1414); a Cremona con Gabrino Fondulo (1413-1420); a Mantova con Francesco I Gonzaga (1382<br />
1407); a Ferrara per un luogo periodo d<strong>al</strong>la metà del XIV secolo <strong>al</strong>la metà del XV; a Modena nel periodo<br />
comun<strong>al</strong>e (X<strong>II</strong>I sec.); a Rimini con Carlo M<strong>al</strong>atesta e Sigismondo Pandolfo; ad Ancona nel XIV e XV secolo;<br />
ad Ascoli, Camerino, Fermo, Macerata, Recanati nel XV secolo; a Pesaro con Alessandro Sforza (1445<br />
1473); a Foligno con Corrado <strong>II</strong> Trinci (14<strong>37</strong>-1439) e a Gubbio con Guid’Antonio <strong>di</strong> Montefeltro (1404<br />
1442); ad Atri, Chieti, Ortona negli anni intorno <strong>al</strong>la metà del XV secolo; a Teramo con Antonio Acquaviva<br />
(1390-1392). In<strong>di</strong>ce questo del favore che il bolognino incontrò anche fuori della sua zona <strong>di</strong> origine per il<br />
suo peso regolare e la buona lega. Inten<strong>di</strong>amo qui per imitazione del bolognino quelle monete che adottano<br />
su entrambi i lati la stessa <strong>di</strong>sposizione della leggenda caratteristica appunto della moneta <strong>di</strong> Bologna, escludendo<br />
quelle che presentano solo su un lato il tipo della moneta bolognese, considerate sì d<strong>al</strong> Corpus Nummorum<br />
It<strong>al</strong>icorum imitazioni del bolognino ma che a nostro parere non si possono considerare t<strong>al</strong>i.<br />
Sotto la signoria <strong>di</strong> Taddeo Pepoli (13<strong>37</strong>-1347) abbiamo una nuova tappa nella storia della moneta<br />
bolognese, la coniazione del doppio grosso o pepolese messo in circolazione per la prima <strong>vol</strong>ta nel febbraio<br />
1338, come risulta da una provvigione in data 20 febbraio <strong>di</strong> quell’anno: “Cridetur per civitatem<br />
in locis consuetis de parte domini conservatoris et gubernatoris civitatis et defensoris Bononie quod<br />
nova moneta que modo fit in civitate Bononia, que appellatur populensis, libere possit et debeat expen<strong>di</strong><br />
per quemcunque in civitate et <strong>di</strong>strictis pre<strong>di</strong>ctis et cursum habeat et habere intelligatur ad rationem<br />
viginti quatuor denariorum boninorum parvorum aut duorum boninorum grossorum pro quolibet populense”.<br />
La nuova moneta recava <strong>al</strong> <strong>di</strong>ritto il nome <strong>di</strong> Taddeo Pepoli e la croce patente e <strong>al</strong> rovescio la<br />
leggenda S. P. DE BONONIA e la figura stante <strong>di</strong> fronte <strong>di</strong> San Pietro con le chiavi e il libro. Il tipo<br />
imita i cosiddetti anconitani, la moneta grossa coniata per la prima <strong>vol</strong>ta da Ancona verso il 1320 e poi<br />
da Rimini <strong>al</strong>cuni anni più tar<strong>di</strong> e che è caratterizzata d<strong>al</strong>la figura del Santo protettore stante front<strong>al</strong>e.<br />
Appare qui per la prima <strong>vol</strong>ta sulle monete <strong>di</strong> Bologna la figura <strong>di</strong> San Pietro.<br />
Il v<strong>al</strong>ore della nuova moneta era, come è in<strong>di</strong>cato anche nel documento citato, <strong>di</strong> un doppio grosso<br />
o <strong>di</strong> 24 bolognini, lo stesso v<strong>al</strong>ore dell’anconitano. Il pepolese trovava una ragione <strong>di</strong> essere nel favore<br />
che subito godettero in Romagna e nella stessa Bologna gli anconitani, come è provato d<strong>al</strong>l’abbondante<br />
circolazione <strong>di</strong> queste monete e dai documenti.<br />
I figli <strong>di</strong> Taddeo Pepoli, Giovanni e Giacomo, subentrati <strong>al</strong> padre del 1347, coniarono solamente<br />
bolognini a loro nome. Nel 1350 vendettero la città <strong>al</strong>l’arcivescovo <strong>di</strong> Milano Giovanni Visconti.<br />
La signoria viscontea durò fino <strong>al</strong> 1360 e durante questo periodo furono coniati solo bolognini e nel<br />
1353 furono ritirati d<strong>al</strong>la circolazione per or<strong>di</strong>ne del governatore de Visconti tutti i grossi pepolesi<br />
coniati da Taddei che ancora circolavano nella città.<br />
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