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Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...

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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />

Francesco Panvini Rosati<br />

La zecca <strong>di</strong> Ancona conosce il suo periodo più ricco <strong>di</strong> emissioni e più splen<strong>di</strong>do con Sisto V<br />

(1585-1590). A nome <strong>di</strong> questo papa sono coniati doppi scu<strong>di</strong> d’oro R/ ANCONA DORICA CIVITAS<br />

FIDEI, un pezzo da 4 scu<strong>di</strong> d’oro con la figura della Vergine con il Bambino seduta sulla S. Casa, SVB<br />

TVVM PRAESIDIVM e piastre d’argento. Dopo Sisto V la zecca <strong>di</strong> Ancona si chiude e si riaprirà<br />

insieme a molte <strong>al</strong>tre zecche marchigiane con Pio VI.<br />

Coniazioni d’oro sono effettuate anche da Camerino a nome <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong>I e da Pesaro <strong>al</strong>la fine del<br />

XV secolo e nel XVI sotto le Signorie degli Sforza e dei Della Rovere. Si tratta però probabilmente,<br />

nella maggior parte dei casi, <strong>di</strong> emissioni che rispondono più a un fine <strong>di</strong> prestigio o <strong>di</strong> celebrazione <strong>di</strong><br />

qu<strong>al</strong>che importante evento come, per esempio, l’Anno Santo, che a un fine strettamente economico.<br />

Anche l’abbondanza <strong>di</strong> emissioni a nome <strong>di</strong> Sisto V nella zecca <strong>di</strong> Ancona, si spiega con l’origine marchigiana<br />

del papa. La funzione economica delle zecche marchigiane si era andata esaurendo <strong>al</strong>la fine del<br />

XV secolo con l’inserimento della regione nel sistema monetario dello Stato pontificio.<br />

Le zecche princip<strong>al</strong>i dello Stato d<strong>al</strong> secolo XVI in poi, saranno Roma e Bologna, le <strong>al</strong>tre zecche<br />

rispondono, finché sono in funzione, soprattutto <strong>al</strong>lo scopo <strong>di</strong> rifornire le regioni in cui si trovano, <strong>di</strong><br />

moneta spicciola. Questa funzione era assolta nelle Marche in particolare d<strong>al</strong>la zecca <strong>di</strong> Ancona, che<br />

batte note<strong>vol</strong>e quantità <strong>di</strong> moneta frazion<strong>al</strong>e. Quando questa zecca si chiude, continuano la loro attività<br />

solo la zecca <strong>di</strong> Fano, chiusa nel 1605 da Clemente V<strong>II</strong>I e quella <strong>di</strong> Macerata che si chiude con Gregorio<br />

IV (1590-1591).<br />

Agli inizi del XV<strong>II</strong> secolo, quin<strong>di</strong>, tutte le zecche marchigiane hanno cessato la loro attività, eccetto<br />

Urbino che, come ho detto, continua con i Della Rovere fino <strong>al</strong> 1624. Evidentemente l’economia<br />

della regione non richiede un rifornimento <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> moneta, essendo sufficiente per tutto lo Stato la<br />

produzione delle zecche <strong>di</strong> Roma e <strong>di</strong> Bologna.<br />

Le zecche marchigiane si apriranno ancora sotto Pio VI, dapprima la zecca <strong>di</strong> Ancona anche con<br />

monete d’argento, assolvendo in t<strong>al</strong> modo <strong>al</strong>la sua funzione <strong>di</strong> zecca princip<strong>al</strong>e della regione, poi negli<br />

ultimi anni del secolo, battendo solo moneta <strong>di</strong> bronzo. Le <strong>al</strong>tre zecche, <strong>al</strong>cune delle qu<strong>al</strong>i Matelica,<br />

Mont<strong>al</strong>to, Pergola, San Severino, coniano per la prima <strong>vol</strong>ta. Tutte saranno chiuse per sempre con<br />

l’occupazione francese.<br />

156<br />

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