Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Numismatica e sfragistica<br />
menzionato perché su <strong>al</strong>cuni grossi a nome del vescovo Ranucci Allegretti (1320-1348) è raffigurato <strong>al</strong><br />
rovescio un nuovo tipo particolare: l’Agnello nimbato, accosciato a sinistra e la testa <strong>vol</strong>ta a destra, con<br />
una lunga croce nella zampa anteriore destra e la leggenda ECCE AGNVS DEI.<br />
Infine per completare il quadro ricorderò che nella prima metà del XIV secolo coniano per breve<br />
tempo durante gli anni della loro autonomia, Chiusi e Massa Marittima; la prima tra il 13<strong>37</strong> e il 1355<br />
batte grossi con la figura <strong>di</strong> San Silvestro stante <strong>di</strong> fronte, la seconda tra il 1317 e il 1335 grossi con San<br />
Cerbone anch’esso stante <strong>di</strong> fronte.<br />
D<strong>al</strong> quadro sommario e riassuntivo che ho presentato sulle emissioni delle zecche toscane tra il X<strong>II</strong><br />
e il XIV secolo credo risultino la varietà e la ricchezza della monetazione toscana in questo periodo,<br />
varietà e ricchezza sia nei nomin<strong>al</strong>i coniati sia nei met<strong>al</strong>li sia in parte anche nei tipi. Tutte le princip<strong>al</strong>i<br />
città della Toscana battono moneta; le innovazioni originarie <strong>di</strong> <strong>al</strong>tre regioni, come il grosso, vengono<br />
imme<strong>di</strong>atamente recepite e sviluppate; nel campo della moneta d’oro la Toscana con il fiorino è<br />
<strong>al</strong>l’avanguar<strong>di</strong>a e la sua coniazione insieme a quella del genovino è <strong>di</strong> portata ri<strong>vol</strong>uzionaria nell’economia<br />
occident<strong>al</strong>e, costituendo la prima moneta d’oro dopo secoli <strong>di</strong> monomet<strong>al</strong>lismo argenteo e imponendosi<br />
per la purezza della lega e la regolarità del peso. Quando nel 1284 Venezia inizia la coniazione<br />
<strong>di</strong> una sua moneta d’oro, il ducato, il Senato decreta che la nuova moneta sia “tam bona et fina per<br />
aurum vel melior ut est florenus”.<br />
Per quanto riguarda la tipologia della monetazione toscana, accanto ai tipi comuni <strong>al</strong>la moneta it<strong>al</strong>iana<br />
<strong>di</strong> questo periodo, ai Santi protettori o a tipi esclusivamente epigrafici come a Siena, dove però<br />
non manca una certa eleganza decorativa, troviamo <strong>al</strong>cune figurazioni origin<strong>al</strong>i <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssimo interesse,<br />
che escono fuori dai tipi standard della moneta it<strong>al</strong>iana comun<strong>al</strong>e e precomun<strong>al</strong>e. Occorre riconoscere<br />
che la monetazione delle zecche it<strong>al</strong>iane centro-settentrion<strong>al</strong>i (è necessario fare sempre questa <strong>di</strong>stinzione<br />
quando si parla <strong>di</strong> monetazione it<strong>al</strong>iana me<strong>di</strong>oev<strong>al</strong>e, perché le emissioni dell’It<strong>al</strong>ia meri<strong>di</strong>on<strong>al</strong>e e<br />
insulare hanno caratteristiche tot<strong>al</strong>mente <strong>di</strong>verse sotto ogni punto <strong>di</strong> vista) non è molto varia come tipi,<br />
non ha la ricchezza tipologica per esempio dei bratteati tedeschi.<br />
Sotto l’aspetto tipologico possiamo <strong>di</strong>stinguere tre perio<strong>di</strong> nella monetazione me<strong>di</strong>oev<strong>al</strong>e it<strong>al</strong>iana: il<br />
primo va da Carlo Magno a circa la metà del X<strong>II</strong> secolo ed è contrad<strong>di</strong>stinto da una fissità tipologica che<br />
non consente eccezioni, caratterizzato d<strong>al</strong>la produzione delle zecche imperi<strong>al</strong>i legate <strong>al</strong> tipo puramente<br />
epigrafico o a quello della christiana religio e il tempietto. Il secondo periodo, che va d<strong>al</strong>la metà circa<br />
del X<strong>II</strong> secolo <strong>al</strong>la metà del X<strong>II</strong>I, è anch’esso segnato d<strong>al</strong>l’uniformità dei tipi epigrafici e delle croci,<br />
interrotta però da <strong>al</strong>cune eccezioni che rappresentano una novità rispetto <strong>al</strong> periodo precedente: così troviamo<br />
il castello schematicamente raffigurato a Genova e a Parma, un e<strong>di</strong>ficio a cupola tra due torri a<br />
Bergamo, il busto imperi<strong>al</strong>e, che vuol riprodurre l’effigie <strong>di</strong> Federico <strong>II</strong>, a Bergamo e a Como, il giglio<br />
fiorito a Reggio Emilia, l’aquila imperi<strong>al</strong>e a Ivrea e a Vicenza. Il terzo periodo infine, che va d<strong>al</strong>la metà<br />
del X<strong>II</strong>I secolo <strong>al</strong>la seconda metà del XIV, quando inizia in molte zecche la monetazione signorile, è<br />
caratterizzato d<strong>al</strong>l’introduzione <strong>di</strong> un nuovo tipo, quello del Santo protettore stante <strong>di</strong> fronte, o più raramente<br />
seduto, mitrato, bene<strong>di</strong>cente con la destra e con il pastor<strong>al</strong>e nella sinistra. Questa figura, che<br />
segna il <strong>di</strong>stacco d<strong>al</strong>la monetazione precedente ancora legata ai tipi epigrafici tra<strong>di</strong>zion<strong>al</strong>i, accompagna<br />
d<strong>al</strong> punto <strong>di</strong> vista tipologico la piena autonomia monetaria conseguita dai Comuni; essa appare soprattutto<br />
sul grosso, anzi è legata princip<strong>al</strong>mente a quel particolare grosso più pesante, detto “agontano” da<br />
Ancona che per prima lo ha coniato. Il tipo del Santo fa la sua prima apparizione con il mezzo busto,<br />
come ad Arezzo e a Perugia, poi subentra la figura intera. Abbiamo quin<strong>di</strong> San Siro a Pavia, San Gau<br />
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