Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Francesco Panvini Rosati<br />
denzio a Rimini, San Ciriaco ad Ancona, Sant’Emi<strong>di</strong>o ad Ascoli, Sant’Ausonio a Camerino, San Giusto<br />
a Volterra, San Donato ad Arezzo. Esce un po’ fuori da questa regola il San Giusto stante, con la p<strong>al</strong>ma<br />
nella destra e la sinistra <strong>al</strong> petto con un libro sui denari <strong>di</strong> Trieste del vescovo Leonardo I (1232-1234) e<br />
del suo successore UIrico De Portis (1234-1254).<br />
Una variante meno frequente è quella del Santo seduto: Sant’Imerio a Cremona, Sant’Abon<strong>di</strong>o a<br />
Como, Sant’Apollonio a Brescia, Sant’Ambrogio a Milano, San Donato ad Arezzo. Gener<strong>al</strong>mente il tipo<br />
seduto è posteriore a quello stante, ossia è degli inizi del XIV secolo. In <strong>al</strong>cuni casi, come a Milano,<br />
mentre sul dritto vi è il Santo seduto, sul rovescio sono raffigurati <strong>al</strong>tri due Santi stanti, sempre <strong>di</strong> fronte<br />
uno accanto <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro: una figurazione questa che ricorda, pur solamente come schema compositivo, i<br />
tipi rappresentati sul grosso veneziano. In <strong>al</strong>cune città invece della figura del Santo, troviamo quella del<br />
Vescovo con gli stessi attributi, in modo che d<strong>al</strong> punto <strong>di</strong> vista iconografico non si <strong>di</strong>fferenzia d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra.<br />
Una figurazione origin<strong>al</strong>e è il Virgilio seduto in trono <strong>di</strong> fronte rappresentato a Mantova, mentre <strong>al</strong> rovescio<br />
sono San Pietro con le chiavi e il Vescovo con il pastor<strong>al</strong>e stanti <strong>di</strong> fronte. In questo quadro tipologico<br />
dobbiamo considerare anche le figure <strong>di</strong> Santi e <strong>di</strong> Vescovi che appaiono sulle monete toscane,<br />
espressione quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una situazione in cui le ragioni politiche e monetarie si affiancano e prev<strong>al</strong>gono su<br />
quelle artistiche. Le stesse figure con la monotona ripetizione <strong>di</strong> particolari decorativi, <strong>di</strong> gesti, <strong>di</strong> attributi<br />
ben poco spazio lasciano <strong>al</strong>la fantasia dell’artista.<br />
Una novità per la Toscana presenta l’immagine del San Donato seduto, raffigurato sulle monete aretine<br />
del vescovo Guido Tarlato (1313-1326) insieme a San Donato stante, l’uno sui grossi più leggeri, l’<strong>al</strong>tro sui<br />
grossi più pesanti. Il tipo del Vescovo o del Santo seduto, appare per la prima <strong>vol</strong>ta nelle monete delle zecche<br />
dell’It<strong>al</strong>ia nord-orient<strong>al</strong>e: a Trieste 12 sui denari del vescovo Enrico I (1200-1203), sui qu<strong>al</strong>i è raffigurato il<br />
Vescovo seduto <strong>di</strong> fronte mitrato con il pastor<strong>al</strong>e nella destra e un libro aperto nella sinistra, e ad Aquileia 13 ,<br />
sui denari anonimi <strong>di</strong> attribuzione incerta datati tra la fine del X<strong>II</strong> e gli inizi del X<strong>II</strong>I secolo. Su <strong>di</strong> essi ve<strong>di</strong>amo<br />
il Patriarca seduto con il libro nella sinistra, che sostituisce sia a Trieste che ad Aquileia l’immagine del<br />
Vescovo bene<strong>di</strong>cente. Entrambe le figure, pur presentando lo stesso schema iconografico del Vescovo seduto<br />
<strong>di</strong> fronte, sono ben lontane d<strong>al</strong>l’immagine che appare sui grossi aretini. Questa trova invece un par<strong>al</strong>lelo nelle<br />
an<strong>al</strong>oghe figure <strong>di</strong> Santi seduti rappresentate sulle monete delle città lombarde sopra ricordate e soprattutto<br />
nel Sant’Ambrogio sui grossi coniati da Milano a nome dell’imperatore Enrico V<strong>II</strong> (1310-1313) 14 (fig. 17).<br />
La figura del Santo ambrosiano appare molto vicina <strong>al</strong> San Donato <strong>di</strong> Arezzo nell’atteggiamento,<br />
nella posizione delle ginocchia, nelle pieghe e nell’ornato del vestito. I grossi <strong>di</strong> Arezzo sono <strong>di</strong> qu<strong>al</strong>che<br />
anno più tar<strong>di</strong> rispetto ai grossi milanesi e non è da escludere che la figura <strong>di</strong> Sant’Ambrogio abbia<br />
costituito il modello per la rappresentazione del San Donato seduto.<br />
Accanto ai tipi ora ricordati appaiono sulle monete toscane <strong>al</strong>cune figurazioni: il Volto Santo e San<br />
Martino a cav<strong>al</strong>lo a Lucca, l’aquila e la Madonna in trono con il Bambino a Pisa, che si <strong>di</strong>fferenziano<br />
d<strong>al</strong>la comune tipologia monetaria it<strong>al</strong>iana e sulle qu<strong>al</strong>i occorre soffermarci. Alcune in particolare come<br />
il San Martino a Lucca e la Madonna con il Bambino a Pisa spiccano tra le <strong>al</strong>tre non solo per lo schema<br />
figurativo inconsueto ma anche per le loro qu<strong>al</strong>ità artistiche.<br />
12<br />
CNI, VI, tav. XX<strong>II</strong>, 10.<br />
13<br />
CNI, VI, tav. I, 20-21.<br />
14<br />
CNI, V, tav. <strong>II</strong>I, 21.<br />
112<br />
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