Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Monete it<strong>al</strong>iane del Rinascimento<br />
no ricercarsi soltanto in un motivo puramente economico: il desiderio <strong>di</strong> non mutare i tipi affermati e<br />
univers<strong>al</strong>mente conosciuti. Se t<strong>al</strong>e ragione può essere v<strong>al</strong>ida per la moneta d’oro, non riguarda la moneta<br />
d’argento che non aveva l’importanza economica <strong>di</strong> quella aurea. In effetti ciò che ha tenuto lontano<br />
d<strong>al</strong>le monete dì Genova, Venezia, Firenze il desiderio <strong>di</strong> rinnovamento tipologico, estrinsecatosi soprattutto<br />
nella creazione del ritratto, è stata una ragione politica. Nelle prime due città la costituzione repubblicana<br />
impe<strong>di</strong>va la presenza sulla moneta <strong>di</strong> qu<strong>al</strong>siasi accenno che potesse essere interpretato come un<br />
segno <strong>di</strong> sovranità: il tentativo del doge Nicola Tron a Venezia (1471-1474) <strong>di</strong> porre la sua effigie sulla<br />
moneta d’argento non ebbe <strong>al</strong>cun seguito.<br />
A Firenze i Me<strong>di</strong>ci non <strong>vol</strong>lero mutare l’apparente forma <strong>di</strong> governo repubblicana lasciata in vita<br />
da Cosimo e conservata da Lorenzo il Magnifico, pur essendo quest’ultimo <strong>di</strong> fatto il vero signore della<br />
città. Solo dopo la caduta della Repubblica fiorentina (1530) appaiono sulla moneta <strong>di</strong> Firenze i ritratti<br />
dei duchi.<br />
D<strong>al</strong> punto <strong>di</strong> vista economico le nuove monete non avevano dunque un’influenza preponderante:<br />
molte delle zecche che coniavano appartenevano a piccoli stati e le loro emissioni rispondevano più ad<br />
un bisogno <strong>di</strong> ostentazione che a re<strong>al</strong>i esigenze economiche. Quasi tutte le emissioni, sopratutto quelle<br />
d’oro, s<strong>al</strong>vo poche degli Sforza a Milano e degli Aragonesi a Napoli, sono state coniate in numero limitato:<br />
i loro esemplari sono ora rari o rarissimi. Su <strong>di</strong> essi il ritratto <strong>di</strong>venta il simbolo del potere che il<br />
Signore si è acquistato spesso combattendo duramente e che egli e i suoi ere<strong>di</strong> riescono a conservare<br />
attraverso mille insi<strong>di</strong>e con la forza delle armi o con la prudenza della politica. L’in<strong>di</strong>viduo è ora il centro<br />
della vita in ogni sua manifestazione e le nuove concezioni si riflettono anche sulla moneta.<br />
T<strong>al</strong><strong>vol</strong>ta ragioni politiche ritardano il processo <strong>di</strong> rinnovamento tipologico della moneta, come nel<br />
caso <strong>di</strong> Giovanni <strong>II</strong> Bentivoglio che per rispetto dell’autorità pap<strong>al</strong>e, da cui form<strong>al</strong>mente <strong>di</strong>pendeva, non<br />
mise il proprio nome e ritratto sulla moneta fino <strong>al</strong> 1494 quando ricevette person<strong>al</strong>mente d<strong>al</strong>l’imperatore<br />
Massimiliano I il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> battere moneta.<br />
Il ritratto in genere è a forma <strong>di</strong> busto spesso corazzato, a testa nuda o con un berretto, coronato con<br />
gli Aragonesi e con Carlo V. L’artista si sforza <strong>di</strong> riprodurre i tratti fisionomici del personaggio rappresentato<br />
osservandone con occhio acuto le princip<strong>al</strong>i caratteristiche. T<strong>al</strong>ora il personaggio risulta ide<strong>al</strong>izzato,<br />
pur conservando sempre <strong>al</strong>cuni dei tratti fisionomici più in<strong>di</strong>vidui.<br />
In <strong>al</strong>cune serie si può seguire anche l’e<strong>vol</strong>uzione natur<strong>al</strong>e dell’età, come sulle monete <strong>di</strong> G<strong>al</strong>eazzo<br />
Maria Sforza o su quelle <strong>di</strong> Federico <strong>II</strong> Gonzaga.<br />
La presenza del ritratto non esclude però il persistere dei tipi tra<strong>di</strong>zion<strong>al</strong>i anche sul dritto come, per<br />
esempio, la figura del duca a cav<strong>al</strong>lo, armato con la spada sguainata sui primi ducati <strong>di</strong> Ludovico duca<br />
d’Orleans ad Asti o il campo inquartato con l’aquila estense e i tre gigli sui primi ducati <strong>di</strong> Borso d’Este<br />
a Ferrara.<br />
Sul rovescio il <strong>di</strong>stacco d<strong>al</strong>la tra<strong>di</strong>zione avviene più lentamente: qui si riproducono ancora numerosi<br />
i tipi propri del periodo precedente come lo stemma, l’elmo o il cimiero, la figura del Santo protettore.<br />
Anche la figura del Signore in piena armatura a cav<strong>al</strong>lo <strong>al</strong> g<strong>al</strong>oppo con spada sguainata continua ad<br />
apparire e coesiste con il ritratto sul dritto, come mostrano, per esempio, i ducati <strong>di</strong> Francesco Sforza a<br />
Milano, sui qu<strong>al</strong>i il tipo del cav<strong>al</strong>iere è ripreso d<strong>al</strong>le monete precedenti dei Visconti.<br />
L’e<strong>vol</strong>uzione tipologica investe ben presto anche il rovescio della moneta. Appaiono ora per la prima<br />
<strong>vol</strong>ta i tipi simbolici, come il crogiuolo sui ducati <strong>di</strong> Francesco <strong>II</strong> Gonzaga e il monte Olimpo sulle monete<br />
del suo successore Federico <strong>II</strong>, o figurazioni mitologiche come quelle relative <strong>al</strong>le fatiche <strong>di</strong> Ercole sulle<br />
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