Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Francesco Panvini Rosati<br />
oltre i procuratores monetae anche gli officinatores <strong>37</strong> . Le note iscrizioni <strong>di</strong> epoca traianea rinvenute sul<br />
Celio nel 1585 38 che costituiscono una specie <strong>di</strong> ruolo della zecca, citano fra l’<strong>al</strong>tro, il probator, i flaturari,<br />
gli aequatores, i m<strong>al</strong>leatores, i suppostores. Da queste e da <strong>al</strong>tre iscrizioni conosciamo i signatores e gli<br />
sc<strong>al</strong>ptores che, secondo una vecchia ipotesi <strong>di</strong> E. Babelon, incidevano, i primi la leggenda, i secon<strong>di</strong> la figurazione.<br />
Abbiamo quin<strong>di</strong> una vera e propria speci<strong>al</strong>izzazione del lavoro; da un’iscrizione <strong>di</strong> epoca costantiniana<br />
possiamo desumere anche una gerarchia: troviamo ricordati infatti un procurator sacrae monetae<br />
urbis una cum praepositis et officinatoribus 39 . Non possiamo <strong>di</strong>re fino a quando si sia mantenuta questa<br />
organizzazione, che in epoca postcostantiniana faceva capo <strong>al</strong> comes sacrarum largitionum, ma la <strong>di</strong>stinzione<br />
romana tra tecnico e <strong>di</strong>rigente della zecca andò completamente perduta nell’<strong>al</strong>to Me<strong>di</strong>oevo Io ne dubito.<br />
La separazione delle due funzioni è nella natura stessa del lavoro della zecca, nel qu<strong>al</strong>e, per la delicatezza<br />
della materia trattata, vi sono sempre stati - e vi sono tutt’ora in epoca moderna - uno o più responsabili,<br />
verso l’autorità politica, del met<strong>al</strong>lo, della quantità e della lega della moneta coniata. Le due funzioni non<br />
sono intercambiabili anche perché molti dei lavori da eseguire nella zecca, compreso quello della battitura<br />
della moneta, sono <strong>di</strong> natura vile, <strong>di</strong>fficilmente compatibili con la funzione <strong>di</strong> chi è responsabile <strong>di</strong> fronte<br />
<strong>al</strong>l’autorità. Anche presso i Merovingi, dove assistiamo a un frazionamento enorme della coniazione, non<br />
siamo affatto sicuri che tutti i nomi che leggiamo sulle monete rappresentino nomi <strong>di</strong> lavoranti.<br />
Tutti conosciamo la vita <strong>di</strong> S. Eligio e quanto essa ci riferisce sul mestiere del Santo. Ma il caso <strong>di</strong> S.<br />
Eligio, che ci è documentato da una fonte precisa, è un caso fortunato e non può costituire una regola gener<strong>al</strong>e.<br />
Bisognerebbe conoscere l’importanza delle singole zecche e l’entità della loro produzione. Probabilmente<br />
nelle piccole officine monetarie, che occupavano solo pochi lavoranti, il capo dell’officina che<br />
poneva il suo nome sulla moneta partecipava <strong>al</strong>la lavorazione aiutando forse nei momenti <strong>di</strong> maggiore attività.<br />
Nella vita <strong>di</strong> S. Eligio è detto che il padre lo affidò ad Abbone “fabro aurifici probatissimo qui eo<br />
tempore in urbe Lemovicina publicam fisc<strong>al</strong>is monetae officinam gerebat”, quin<strong>di</strong> anche Abbone gestiva<br />
l’officina, non è detto che vi lavorasse; possiamo supporre che aiutasse nella lavorazione delle monete, ma<br />
non è assolutamente certo che vi lavorasse in continuazione, potendo anche de<strong>di</strong>carsi egli ad <strong>al</strong>tri lavori<br />
più confacenti <strong>al</strong>la sua professione <strong>di</strong> orefice. Comunque ciò che poteva avvenire in una piccola officina<br />
non è detto che avvenisse anche in zecche che avevano una forte produzione e uno stu<strong>di</strong>oso, speci<strong>al</strong>ista<br />
nelle monete merovingie, Jean Lafaurie, ritiene che i nomi segnati sulle monete non in<strong>di</strong>cano sempre<br />
l’incisore, ma spesso i responsabili della zecca o un funzionario finanziario <strong>di</strong> ruolo non precisato 40 .<br />
In It<strong>al</strong>ia la <strong>di</strong>stinzione tra lavoranti e funzionari dovette essere ancora più netta, dato il carattere <strong>di</strong><br />
monopolio stat<strong>al</strong>e che ebbe sempre la moneta, eccetto forse brevi perio<strong>di</strong>. Ve<strong>di</strong>amo che anche le Honorantiae<br />
Civitatis Papiae, che, come è stato giustamente osservato, rispecchiano uno stato <strong>di</strong> fatto più<br />
<strong>37</strong><br />
Sull’organizzazione della zecca <strong>di</strong> Roma e delle zecche romane imperi<strong>al</strong>i in genere e per le fonti relative, cfr. BABELON, I, col. 853 ss.;<br />
J. MAURICE, Numismatique Costantinienne, Paris 1908, I, p. XI ss., H. MATTINGLY, Coins of the Roman Empire in the British Museum, <strong>II</strong>I, London<br />
1936, p. XVI ss.; R.A.G. CARSON, System and product in the Roman Mint, Essays in Roman Coinage presentes to Harold Mattingly, Oxford<br />
1956, p. 227 ss.<br />
38<br />
CIL, VI, 42-44, 791<br />
39<br />
CIL, VI, 1145.<br />
40<br />
J. LAFAURIE, Moneta e scambi nell’<strong>al</strong>to me<strong>di</strong>oevo, op. cit., p. 232 ss. e p. 336 (<strong>di</strong>scussione). Già M. PROU, Cat<strong>al</strong>ogue des monnaies<br />
françaises de la Bibliothèque Nation<strong>al</strong>e. Les monnaies mérovingiennes, Paris 1896, p. LXXX<strong>II</strong>I, aveva osservato che certe monete merovingie<br />
presentano i nomi <strong>di</strong> due monetari, ciò che rende più probabile che si tratti <strong>di</strong> funzionari responsabili della zecca. Ved. anche A. BLANCHET-A.<br />
DIEUDONNE, Manuel de Numismatique française, I, Paris 1912, p. 233.<br />
54<br />
http://www.numismaticadellostato.it