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Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...

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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />

Francesco Panvini Rosati<br />

veniva ritoccato a mano. Si può fare l’ipotesi che i punzoni fossero lavorati a mano essendo più semplice<br />

incidere il tipo in rilievo piuttosto che in incavo. I vantaggi dell’uso del punzone sono evidenti:<br />

risparmio <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> lavoro, poiché con lo stesso punzone si potevano ottenere più coni anche <strong>di</strong>versi<br />

uno d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro: infatti, omettendo certi particolari, simboli o parti <strong>di</strong> leggenda, sul punzone, questi potevano<br />

essere aggiunti <strong>di</strong>rettamente sul conio secondo la necessità. Il lavoro forse risultava più trascurato,<br />

ma ciò era <strong>di</strong> poca importanza quando si doveva coniare una grossa quantità <strong>di</strong> pezzi. Il sistema usato<br />

più frequentemente nell’<strong>al</strong>to Me<strong>di</strong>oevo era quello del punzone, come si può dedurre d<strong>al</strong>l’esame <strong>di</strong>retto<br />

delle monete, non <strong>di</strong>sponendo noi <strong>di</strong> <strong>al</strong>tra documentazione. Probabilmente non veniva usato un solo<br />

punzone per preparare il conio, ma punzoni <strong>di</strong>versi corrispondenti <strong>al</strong>le <strong>di</strong>verse parti del tipo e della leggenda<br />

che si <strong>vol</strong>evano riprodurre sulla moneta, cioè piccoli punzoni per simboli, elementi ornament<strong>al</strong>i,<br />

lettere con i qu<strong>al</strong>i integrare e variare il tipo princip<strong>al</strong>e.<br />

Difficile stabilire quando questo uso sia iniziato. Credo che le monete gotiche siano state battute<br />

con coni fabbricati secondo il sistema romano. Mi sembra però d<strong>al</strong>l’esame delle monete che l’uso del<br />

punzone si sia sviluppato largamente nell’<strong>al</strong>to Me<strong>di</strong>oevo, soprattutto in età carolingia; a partire d<strong>al</strong> X<br />

secolo si possono in<strong>di</strong>viduare le tracce del punzone nelle leggende. Le lettere erano ottenute con piccoli<br />

punzoni a forma <strong>di</strong> triangolo che variamente combinati consentivano <strong>di</strong> comporre la leggenda: le lettere<br />

che ne risultavano si presentano come scomposte nei loro elementi, come sa chiunque abbia pratica <strong>di</strong><br />

monete <strong>di</strong> questo periodo. Per citare ancora un esempio <strong>di</strong> questo metodo <strong>di</strong> lavorazione ricorderò che<br />

anche il perlinato, che spesso delimita il campo monet<strong>al</strong>e, era eseguito con lo stesso proce<strong>di</strong>mento: un<br />

piccolo punzone veniva impresso in circolo per imprimere quei globetti che costituiscono il perlinato. in<br />

questo caso l’incisore tracciava con il compasso il cerchio lungo il qu<strong>al</strong>e imprimere il suo punzoncino.<br />

In genere si afferma che t<strong>al</strong>e metodo veniva usato per l’inesperienza dell’incisore o per semplificare<br />

il lavoro. A me sembra veramente che l’uso <strong>di</strong> t<strong>al</strong>i punzoni non rendesse più semplice ma complicasse<br />

la preparazione dei coni. Il vantaggio era nella possibilità <strong>di</strong> ottenere con l’impiego degli stessi punzoni<br />

variamente assortiti, mutando anche la posizione dei simboli e aggiungendo o togliendo particolari,<br />

coni <strong>di</strong>versi e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> poter risparmiare note<strong>vol</strong>e tempo nella preparazione dei coni.<br />

Passiamo ora ad esaminare la terza operazione del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> coniazione, cioè la preparazione<br />

dei tondelli. È questa la fase nella qu<strong>al</strong>e la tecnica <strong>al</strong>tome<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>e presenta le maggiori varianti rispetto <strong>al</strong>la<br />

tecnica usata in epoca romana. Nell’antichità e quin<strong>di</strong> anche a Roma la tecnica prev<strong>al</strong>ente per la preparazione<br />

dei tondelli era quella della fusione. Abbiamo <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>zi sulle monete stesse che ci fanno certi <strong>di</strong><br />

questo fatto. Abbiamo anche <strong>al</strong>cune forme da fondere non <strong>di</strong> monete ma <strong>di</strong> oggetti monetiformi molto<br />

simili <strong>al</strong>le monete, le tessere, che ci fanno anche intravedere come i tondelli erano fusi 19 . Possiamo supporre<br />

anche che per le monete <strong>di</strong> bronzo romane imperi<strong>al</strong>i <strong>di</strong> maggior modulo, cioè i sesterzi, fosse usata<br />

un’<strong>al</strong>tra tecnica per preparare i tondelli, quella <strong>di</strong> staccare a colpi <strong>di</strong> sc<strong>al</strong>pello da una verga met<strong>al</strong>lica dei<br />

pezzi <strong>di</strong> met<strong>al</strong>lo martellandoli fino a far loro raggiungere la forma rotonda e le <strong>di</strong>mensioni necessarie.<br />

Ci inducono a sospettare questo modo <strong>di</strong> procedere <strong>al</strong>cuni in<strong>di</strong>zi: l’aspetto dei tondelli nei sesterzi<br />

imperi<strong>al</strong>i, che non sembrano essere stati fusi, anzi dopo la metà del <strong>II</strong>I secolo d.C. soprattutto in epoca<br />

g<strong>al</strong>lienica portano chiari segni <strong>di</strong> essere stati tagliati a colpi <strong>di</strong> sc<strong>al</strong>pello o <strong>di</strong> <strong>al</strong>tro strumento simile; un<br />

19<br />

S.L. CESANO, Matrici <strong>di</strong> tessere <strong>di</strong> piombo nei Musei <strong>di</strong> Roma, in BullCom 1904, p. 203 ss.; EAD., Matrici <strong>di</strong> piombo nel Museo Nazion<strong>al</strong>e<br />

Romano, NSc 1904, p. 11 ss.<br />

48<br />

http://www.numismaticadellostato.it

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