Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Monete, zecche e circolazione monetaria nelle marche tra me<strong>di</strong>oevo ed età moderna<br />
Da notare che queste città coniano gener<strong>al</strong>mente monete <strong>di</strong> poco v<strong>al</strong>ore, bolognini, quattrini, piccioli,<br />
destinate evidentemente <strong>al</strong> piccolo commercio loc<strong>al</strong>e. Mancano soprattutto tra gli ultimi decenni<br />
del XIV secolo e la metà del secolo XV, monete <strong>di</strong> maggior v<strong>al</strong>ore: si conia solo raramente il grosso<br />
agontano e non si conia ancora moneta d’oro. Segno questo o <strong>di</strong> una crisi economica nella qu<strong>al</strong>e erano<br />
cadute le città delle Marche, oppure del fatto che nelle transazioni commerci<strong>al</strong>i <strong>di</strong> una certa importanza<br />
si usavano monete pap<strong>al</strong>i della zecca <strong>di</strong> Roma o <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Bologna o, per quanto riguarda la moneta<br />
d’oro, il fiorino <strong>di</strong> Firenze. Solo una ricerca approfon<strong>di</strong>ta negli archivi delle Marche potrebbe chiarire la<br />
questione.<br />
A Urbino la zecca si apre dopo il 1420 sotto la signoria <strong>di</strong> Guido Antonio da Montefeltro (1420<br />
1442) e continua a lavorare, s<strong>al</strong>vo brevi parentesi, per i Montefeltro e poi per i Della Rovere fino <strong>al</strong>la<br />
morte <strong>di</strong> Francesco Maria <strong>II</strong> della Rovere nel 1624, quando la città passa sotto il governo pap<strong>al</strong>e. La<br />
zecca <strong>di</strong> Urbino vanta la monetazione signorile delle Marche più ricca <strong>di</strong> emissioni e più splen<strong>di</strong>da d<strong>al</strong><br />
punto <strong>di</strong> vista artistico, t<strong>al</strong>e da riv<strong>al</strong>eggiare con la monetazione degli <strong>al</strong>tri stati it<strong>al</strong>iani del secolo XV.<br />
Alla zecca <strong>di</strong> Macerata sono state attribuite <strong>al</strong>cune emissioni <strong>di</strong> grossi, mezzi grossi e piccioli dei<br />
papi Giovanni XX<strong>II</strong> (1316-1334) e Benedetto X<strong>II</strong> (1334-1342) 5 , ma le monete presentano solo il nome<br />
del pontefice o leggende esplicative (es. SANCTA CRUX) e non l’in<strong>di</strong>cazione della zecca, per cui<br />
l’attribuzione rimane incerta. Si tratta comunque <strong>di</strong> scarse e spora<strong>di</strong>che emissioni, che non mutano il<br />
quadro politico e monetario delle Marche.<br />
Tra la fine del secolo XIV e i primi anni del XV con Bonifacio IX (1389-1404) si hanno le prime<br />
emissioni <strong>di</strong> Ancona, Fermo e Macerata a nome del papa con l’in<strong>di</strong>cazione della zecca. Sotto Martino V<br />
(1417-1431), anche Ascoli inizia la monetazione col nome pap<strong>al</strong>e. Ancona riprende emissioni a nome<br />
del papa con Niccolò V (1447-1455) e d<strong>al</strong>la metà del secolo XV si può <strong>di</strong>re che tutte le città Marchigiane,<br />
che non hanno un governo signorile, battono moneta a nome pap<strong>al</strong>e. In<strong>di</strong>zio questo <strong>di</strong> un riconoscimento<br />
anche form<strong>al</strong>e della sovranità del papa.<br />
Con la coniazione a nome del papa si ha anche la prima emissione <strong>di</strong> moneta d’oro nelle zecche<br />
marchigiane. Con Paolo <strong>II</strong> (1464-1471) infatti Ancona batte il primo ducato d’oro emesso in una zecca<br />
marchigiana. Presenta <strong>al</strong> dritto lo stemma pap<strong>al</strong>e e <strong>al</strong> R/ i due apostoli Pietro e Paolo.<br />
Moneta d’oro viene coniata due decenni più tar<strong>di</strong> anche da Urbino con Guidob<strong>al</strong>do I (1482-1508);<br />
la coniazione dell’oro continuerà nella zecca urbinate anche con i successori, che faranno battere doppi<br />
ducati e pezzi da 4 scu<strong>di</strong>. Da Innocenzo V<strong>II</strong>I (1484-1492) la zecca <strong>di</strong> Ancona batte anche il ducato <strong>di</strong><br />
camera con S. Pietro sulla navicella <strong>al</strong> rovescio. Con Giulio <strong>II</strong> (1503-1513) viene emesso un nuovo tipo<br />
<strong>di</strong> ducato pap<strong>al</strong>e con S. Ciriaco bene<strong>di</strong>cente e con pastor<strong>al</strong>e <strong>al</strong> D/ e cav<strong>al</strong>iere armato <strong>al</strong> g<strong>al</strong>oppo e la leggenda<br />
SIGN PRISCAE ANCON <strong>al</strong> R/. I nuovi tipi incontrano un certo favore e vengono raffigurati<br />
anche su un doppio ducato <strong>di</strong> Leone X (1513-1521) e su ducati <strong>di</strong> Adriano VI (1522-1523) e <strong>di</strong> Clemente<br />
V<strong>II</strong> (1523-1534). Con questo papa viene battuto anche lo scudo del sole.<br />
Dopo Clemente V<strong>II</strong>, per più <strong>di</strong> quarant’anni non viene battuto oro; troviamo solo testoni e giulii.<br />
La coniazione dell’oro riprende nel 1575 con Gregorio X<strong>II</strong>I con le emissioni per celebrare l’Anno<br />
Santo. In questa occasione anche Macerata conia un ducato d’oro con la data 1575.<br />
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F. MUNTONI, op. cit., p. 25.<br />
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