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Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...

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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />

Francesco Panvini Rosati<br />

colari che può essere in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una coniazione più affrettata, in relazione anche <strong>al</strong>la maggiore quantità <strong>di</strong><br />

moneta emessa. In <strong>al</strong>tre serie, come per es. quella <strong>di</strong> Teodato con la sua effigie coronata sul dritto (fig.<br />

13), dobbiamo riconoscere invece una tecnica esperta, che produce una coniazione più regolare e meno<br />

affrettata. Differenza <strong>di</strong> tecnica, cui si accompagna una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> stile evidente nel rilievo più accentuato,<br />

nella nitidezza dei contorni del busto, nell’equilibrio dell’insieme.<br />

Caduto il regno dei Goti le monete bizantine delle zecche it<strong>al</strong>iane rivelano una note<strong>vol</strong>e <strong>di</strong>fferenza<br />

stilistica e tecnica con i pezzi coniati nelle <strong>al</strong>tre zecche dell’impero. I soli<strong>di</strong> (fig. 14) e i tremissi presentano<br />

un cerchio rilevato intorno <strong>al</strong> tipo con un margine liscio esterno. T<strong>al</strong>i caratteristiche si mantengono<br />

in<strong>al</strong>terate anche con gli imperatori successivi a Giustiniano. Al cerchio doveva corrispondere una specie<br />

<strong>di</strong> can<strong>al</strong>e ad incavo sul conio. Per qu<strong>al</strong>e ragione fosse usato non so <strong>di</strong>re: probabilmente anche qui come<br />

in molti <strong>al</strong>tri casi si tratta <strong>di</strong> una moda 23 .<br />

Nell’It<strong>al</strong>ia longobarda invece assistiamo nel primo periodo della monetazione, quella senza il nome<br />

reg<strong>al</strong>e <strong>di</strong> imitazione bizantina, a una doppia tecnica del tondello: tondelli molto stretti e spessi (fig. 15)<br />

in quelle serie che il Grierson 24 , con un’ipotesi molto acuta ormai accettata, ha assegnato <strong>al</strong>le zecche<br />

della Tuscia, che si ricollegano <strong>al</strong>le monete autonome longobarde <strong>di</strong> Lucca (fig. 16) e <strong>di</strong> Pisa, e tondello<br />

sottile ed espanso caratteristico della monetazione dell’It<strong>al</strong>ia del nord, probabilmente della zecca <strong>di</strong><br />

Pavia, le une e le <strong>al</strong>tre coli un cerchio rilevato che delimita il tipo, simile a quello caratteristico delle<br />

monete bizantine.<br />

Fatto più rilevante, le monete della zecca <strong>di</strong> Pavia aumentano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro e <strong>di</strong> conseguenza <strong>di</strong>minuiscono<br />

contemporaneamente <strong>di</strong> spessore fino a <strong>di</strong>ventare una lamina sottilissima. Questa espansione<br />

del tondello comincia con Cuniperto (fig. 17) e raggiunge il suo massimo nel periodo<br />

Liutprando-Astolfo (figg. 18-19). Le monete <strong>di</strong> questi re, in base <strong>al</strong>le misurazioni da me effettuate sugli<br />

esemplari della collezione re<strong>al</strong>e, raggiungono il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 20 mm, note<strong>vol</strong>issimo se si pensa che questo<br />

monete pesano poco più <strong>di</strong> un grammo. Su queste monete troviamo assai frequente il fenomeno della<br />

scifatura o scodellatura, che ritroveremo un secolo più tar<strong>di</strong> sulle monete carolingie.<br />

Un tipo simile <strong>di</strong> tondelli è caratteristico anche <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> monete d’argento attribuito a Pertarito<br />

molto leggere, d<strong>al</strong> tondello sottilissimo e che recano su una faccia il monogramma PER impresso in<br />

rilievo e sull’<strong>al</strong>tra un’effigie <strong>di</strong> profilo rozzamente delineata o più frequentemente lo stesso monogramma<br />

PER in incavo 25 (fig. 20).<br />

Anche se ricordano nelle caratteristiche quelle che saranno poi le monete bratteate tedesche del X<strong>II</strong><br />

secolo, sono separate da queste da uno spazio <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quattro secoli e credo che si possa con<strong>di</strong>videre<br />

l’idea che le silique <strong>di</strong> Pertarito non hanno <strong>al</strong>cun rapporto con le bratteate. Occorre notare piuttosto che<br />

caratteristica sia dei tremissi con tondello sottile sia <strong>di</strong> queste monete d’argento è quella <strong>di</strong> essere state<br />

battute da un conio del <strong>di</strong>ametro minore <strong>di</strong> quello del tondello, il che potrebbe spiegare il bordo liscio<br />

sollevato. D<strong>al</strong> quadro che abbiamo delineato si <strong>di</strong>scosta il solido rarissimo coniato da Astolfo a<br />

23<br />

Secondo il Grierson (Moneta e scambi nell’<strong>al</strong>to me<strong>di</strong>oevo, op. cit., p. 129) non è sicuro che tutte le monete bizantine che presentano<br />

queste caratteristiche siano state coniate a Ravenna. Forse <strong>al</strong>cuni pezzi sono stati coniati a Roma o anche a S<strong>al</strong>onicco. Non si può escludere che<br />

i Bizantini abbiano coniato monete anche nella zecca <strong>di</strong> Roma. Comunque è certo che, s<strong>al</strong>vo eccezioni, il bordo anulare è una caratteristica delle<br />

monete bizantine delle zecche occident<strong>al</strong>i.<br />

24<br />

PH. GRIERSON, rec. a BERNAREGGI, Il sistema economico, cit., in Hamburger Beiträge zur Numismatik 1962, p. 409 s.<br />

25<br />

WROTH, op. cit., p. 155 ss., tav. XXI ss.; CNI XV<strong>II</strong>I, p. 120 ss., tav. V-VI.<br />

50<br />

http://www.numismaticadellostato.it

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