Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
La monetazione dei Gonzaga d<strong>al</strong> 1328 <strong>al</strong> 1707: note <strong>di</strong> carattere gener<strong>al</strong>e<br />
È tutto un susseguirsi, nel XVI e XV<strong>II</strong> secolo, <strong>di</strong> immagini sacre con la sola figura del santo o<br />
con scene più complesse che testimoniano, oltre la fede religiosa dei duchi, anche l’abilità tecnica e il<br />
livello artistico degli incisori che lavoravano per i Gonzaga. Anche in queste raffigurazioni l’incisore,<br />
o la stessa <strong>vol</strong>ontà del committente, dà luogo a motivi nuovi (si vedano ad esempio i tipi relativi <strong>al</strong>la<br />
pisside) accompagnati da leggende significative: HIC SANGUIS EXIVIT LATERE CHRISTI per la<br />
pisside, SI LABORATIS EGO REFICIAM per l’Ecce homo, e le <strong>al</strong>tre che abbiamo sopra citate.<br />
Insieme <strong>al</strong>le figure dei santi dobbiamo ricordare le numerose immagini della Vergine: su un ungaro<br />
d’oro e su un pezzo da do<strong>di</strong>ci doppie d’oro, unico della collezione Magnaguti, fatti coniare da Fer<strong>di</strong>nando<br />
(1612-1626) già car<strong>di</strong>n<strong>al</strong>e, è rappresentata la Vergine seduta con il Bambino tra due tr<strong>al</strong>ci <strong>di</strong><br />
vite, l’immagine venerata nella chiesa <strong>di</strong> Santa Maria in Campitelli a Roma, della qu<strong>al</strong>e Fer<strong>di</strong>nando<br />
era il car<strong>di</strong>n<strong>al</strong>e titolare. Da notare che Fer<strong>di</strong>nando ancora si <strong>di</strong>ce sulle monete car<strong>di</strong>n<strong>al</strong>e <strong>di</strong>acono col<br />
titolo <strong>di</strong> Santa Maria in Campitelli perché le monete sono state coniate prima della restituzione del<br />
g<strong>al</strong>ero <strong>al</strong> papa e dell’investitura dei ducati <strong>di</strong> Mantova e Monferrato, avvenute nel 1615-1616. Altra<br />
immagine della Vergine con il Bambino entrambi nimbati è raffigurata su un pezzo da otto scu<strong>di</strong><br />
d’oro del periodo della reggenza <strong>di</strong> Maria Gonzaga per Carlo <strong>II</strong> (16<strong>37</strong>-1647). Un tipo nel qu<strong>al</strong>e si<br />
vuole vedere un’ispirazione religiosa è quello del crogiolo con le verghe d’oro av<strong>vol</strong>to d<strong>al</strong>le fiamme e<br />
la leggenda DOMINE PROBASTI ME ET COGNOVISTI ME, che appare per la prima <strong>vol</strong>ta sui<br />
ducati d’oro <strong>di</strong> Francesco <strong>II</strong> (1497-1510). Questo tipo con la legenda che l’accompagna costituisce<br />
una vera e propria impresa caratteristica dei Gonzaga, ripetuta sulle monete <strong>di</strong> tutti i duchi. Si è <strong>vol</strong>uto<br />
attribuire a essa un riferimento ai sospetti che investirono il duca Francesco <strong>II</strong> dopo la battaglia <strong>di</strong><br />
Fornovo (1495) per essersi lasciato sfuggire Carlo V<strong>II</strong>I già sconfitto. Le parole della leggenda sono<br />
prese d<strong>al</strong> s<strong>al</strong>mo 138 e sono state interpretate come una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> innocenza da parte del duca.<br />
Questo fatto e la ripetizione continua dell’impresa ci fanno pensare che essa abbia non tanto un significato<br />
religioso ma piuttosto un significato politico.<br />
Altro motivo presente nelle monete gonzaghesche è quello delle Virtù: nella zecca <strong>di</strong> Cas<strong>al</strong>e la<br />
Fede che inn<strong>al</strong>za con la destra un c<strong>al</strong>ice con l’ostia con Federico <strong>II</strong>, la Giustizia stante con spada e bilancia<br />
con Guglielmo, o insieme <strong>al</strong>la Forza con Carlo I, e la leggenda HIS DUCIBUS OMNIA DOMA<br />
TUR; a Mantova con Vincenzo la Temperanza che versa acqua da una brocca: la leggenda TEMPE<br />
RANTIA non lascia dubbi sull’identificazione <strong>di</strong> t<strong>al</strong>e figura.<br />
Altre figurazioni si riferiscono <strong>al</strong> signore che emette la moneta; citiamo il tipo più significativo in<br />
proposito, composto da più figure: il marchese Francesco <strong>II</strong> che fa l’elemosina ai poveri insieme <strong>al</strong>le<br />
leggende DIVINUM DARE HUMANUM ACCIPERE e NON IGNARA MALI MISERIS SUCCUR<br />
RERE DISCO, una reminiscenza virgiliana.<br />
Nessuna monetazione, credo, è ricca come quella gonzaghesca <strong>di</strong> tipi vari tratti d<strong>al</strong>la natura o raffiguranti<br />
oggetti, spesso con un significato simbolico rafforzato d<strong>al</strong>la leggenda: la g<strong>al</strong>era in un mare agitato<br />
con Vincenzo <strong>II</strong> (HAC MONSTRANTE VIAM), il sole raggiante e la scritta NON MUTUATA<br />
LUCE, tipo che si ripete con molti duchi, oppure il sole <strong>al</strong> centro della fascia zo<strong>di</strong>ac<strong>al</strong>e con Carlo I e<br />
Carlo <strong>II</strong> (NEC RETROGRADIOR NEC DEVIO), in un ov<strong>al</strong>e ancora con Carlo <strong>II</strong> su un ducatone<br />
d’argento e su un rarissimo pezzo da sei doppie d’oro, e ancora la clessidra sormontata da un compasso<br />
(NEC CITRA NEC ULTRA) con il duca Vincenzo.<br />
Un’<strong>al</strong>tra serie note<strong>vol</strong>e per l’eleganza e l’essenzi<strong>al</strong>ità dei <strong>di</strong>segno rappresenta figure <strong>di</strong> anim<strong>al</strong>i: il<br />
cervo, il levriero, l’<strong>al</strong>ano che appaiono a più riprese nel XVI e XV<strong>II</strong> secolo.<br />
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