Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Francesco Panvini Rosati<br />
duti d<strong>al</strong> defunto pontefice, fra i qu<strong>al</strong>i come ricorda lo stesso Lorenzo in una sua lettera, la tazza poi detta<br />
Farnese, ora <strong>al</strong> Museo Nazion<strong>al</strong>e <strong>di</strong> Napoli, e il famoso c<strong>al</strong>cedonio con il ratto del P<strong>al</strong>la<strong>di</strong>o già posseduto<br />
d<strong>al</strong> Niccoli e poi acquistato da Paolo <strong>II</strong> 20 . Non sappiamo con precisione che fine fecero le monete, ma<br />
possiamo fondatamente supporre che parte della raccolta numismatica <strong>di</strong> Papa Barbo sia passata nella<br />
mani <strong>di</strong> Lorenzo. Paolo <strong>II</strong> non fu il solo a Roma a raccogliere monete: ne possedevano anche il nipote <strong>di</strong><br />
Eugenio IV, il card. Antonio 21 e Agostino Chigi, il banchiere senese stabilitosi a Roma, che raccolse<br />
nella villa della Farnesina, oltre a quadri, statue e marmi antichi, anche monete 22 .<br />
A Firenze aveva probabilmente una collezione <strong>di</strong> monete Poggio Bracciolini, sicuramente possedeva<br />
monete Niccolò Niccoli, gran raccoglitore oltre che <strong>di</strong> statue, bronzi vari, manoscritti e soprattutto<br />
pietre incise, anche <strong>di</strong> monete, come ci attesta nella vita Vespasiano da Bisticci 23 . Ma quelli che tennero<br />
il primato in fatto <strong>di</strong> collezionismo furono i Me<strong>di</strong>ci 24 , la cui raccolta numismatica, speci<strong>al</strong>mente dopo la<br />
morte <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong>, superò ogni <strong>al</strong>tra raccolta contemporanea. Iniziata da Cosimo il Vecchio la collezione<br />
fu continuata d<strong>al</strong> figlio Piero, che probabilmente, vivo il padre, aveva una sua raccolta person<strong>al</strong>e, e poi<br />
da Lorenzo il Magnifico. Un inventario delle collezioni <strong>di</strong> Piero del 1453 riporta, oltre gli argenti, i<br />
gioielli, i libri, i cammei, le pietre dure, anche 53 monete d’oro, 300 d’argento e <strong>37</strong> <strong>di</strong> bronzo. In un<br />
<strong>al</strong>tro inventario del 1465, poco dopo la morte <strong>di</strong> Cosimo, le monete sono aumentate a 100 <strong>di</strong> oro e 503<br />
d’argento, probabilmente per il confluire insieme delle due raccolte, quella <strong>di</strong> Cosimo e quella <strong>di</strong> Piero.<br />
La raccolta si accrebbe ancora sotto Lorenzo e, <strong>al</strong>la sua morte nel 1492, le monete erano <strong>di</strong>venute 284<br />
d’argento, 200 varie e 1844 <strong>di</strong> bronzo. Nel 1494 <strong>al</strong>la prima cacciata dei Me<strong>di</strong>ci tutte le collezioni, compresa<br />
quella delle monete, andarono <strong>di</strong>sperse 25 e Piero il giovane riuscì a portare a Roma solo le pietre<br />
dure. La collezione sarà nuovamente costituita col ritorno dei Me<strong>di</strong>ci a Firenze nel 1530 dopo la caduta<br />
della Repubblica fiorentina.<br />
Una raccolta <strong>di</strong> monete possedeva Lionello d’Este a Ferrara; la raccolta fu accresciuta dai successori<br />
e nel 1540 un inventario redatto da Celio C<strong>al</strong>cagnini ed illustrato d<strong>al</strong> Cavedoni nel 1825 26 annotava<br />
751 monete d’oro antiche e me<strong>di</strong>oev<strong>al</strong>i, fra cui <strong>al</strong>cune f<strong>al</strong>se. La collezione ebbe poi <strong>al</strong>tri incrementi, perché<br />
nel 1571 Alfonso <strong>II</strong> d’Este acquistava a Roma monete d<strong>al</strong>la raccolta <strong>di</strong> Alberto Pio e da quella <strong>di</strong><br />
Jacopo Stradani. A Napoli raccoglieva monete Alfonso d’Aragona dando inizio <strong>al</strong>la prima raccolta<br />
napoletana 27 .<br />
20<br />
Cfr. U. PANNUTI, in Il Tesoro <strong>di</strong> Lorenzo il Magnifico. Le gemme, Firenze 1973, p. 4.<br />
21<br />
E. BABELON, op. cit., col. 86.<br />
22<br />
R. LANCIANI, Storia degli scavi <strong>di</strong> Roma, I, Roma 1901, p. 150. Il Lanciani fornisce numerose notizie sulle collezioni romane tra la<br />
fine del ‘400 e la prima metà del ‘500.<br />
23<br />
R. WEISS, The Renaissance Discovery, cit., p. 182 ss.; VESPASIANO DA BISTICCI, Vite <strong>di</strong> uomini illustri del sec. XV: “aveva in casa sua<br />
infinite medaglie <strong>di</strong> bronzo, d’ariento et d’oro” (ed. A. GRECO, <strong>II</strong>, Firenze 1976, p. 232).<br />
24<br />
Sulle collezioni dei Me<strong>di</strong>ci, cfr. E. MÜNTZ, Les collections des Me<strong>di</strong>cis au XV e siècle, Paris-Londres 1888, che riporta gli inventari<br />
delle raccolte; IDEM, Precursori e propugnatori, cit., p. 98 ss. (capp. IV-V); R. WEISS, The Renaissance Discovery, cit., p. 167 ss.<br />
25<br />
Secondo le memorie <strong>di</strong> Filippo de Comines, gentiluomo francese <strong>al</strong> seguito <strong>di</strong> Carlo V<strong>II</strong>I, quando le case dei Me<strong>di</strong>ci furono saccheggiate<br />
vi furono rinvenute 3.000 monete d’oro e d’argento del peso <strong>di</strong> 40 libbre (G. BENCIVENNI PELLI, Saggio storico intorno <strong>al</strong>la Re<strong>al</strong> G<strong>al</strong>leria<br />
<strong>di</strong> Firenze, 1779, I, p. 43 ss., ove sono citate <strong>al</strong>tre fonti dell’epoca).<br />
26<br />
C. CAVEDONI, in Atti della R. Accademia Estense <strong>di</strong> Scienze, Lettere ed Arti, tomo I, 1825. L’inventario è riportato in Documenti ine<strong>di</strong>ti<br />
per servire <strong>al</strong>la storia d’It<strong>al</strong>ia, pubblicati per cura del Ministero della Pubblica Istruzione, I, Firenze-Roma 1878, cap. <strong>II</strong>, p. 100 ss.<br />
27<br />
E. BABELON, op. cit., coll. 86 ss.<br />
270<br />
http://www.numismaticadellostato.it