Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
La monetazione comun<strong>al</strong>e in It<strong>al</strong>ia<br />
però, dopo le prime emissioni comun<strong>al</strong>i, che sono state giu<strong>di</strong>cate le più antiche 15 , proseguono la monetazione<br />
a nome del Vescovo. Ciò denuncia, <strong>al</strong>meno d<strong>al</strong> punto <strong>di</strong> vista monetario, un’usurpazione da parte<br />
del Comune dei <strong>di</strong>ritti dovuti <strong>al</strong> Vescovo o, per meglio <strong>di</strong>re, un subentrare del Comune <strong>al</strong> potere vescovile.<br />
Un’usurpazione, o un subentrare che <strong>di</strong>r si voglia, che però nei casi <strong>di</strong> Arezzo e Volterra dura pochi<br />
decenni perché ben presto il Vescovo impone il suo nome sulla moneta. Questo passaggio della moneta<br />
dai Vescovi <strong>al</strong> Comune è ben illustrato d<strong>al</strong>le vicende monetarie <strong>di</strong> Mantova che però costituisce, anche<br />
per <strong>al</strong>tre ragioni, che vedremo subito, un caso particolare a sé stante 16 .<br />
A Mantova il privilegio <strong>di</strong> zecca fu concesso per la prima <strong>vol</strong>ta <strong>al</strong> Vescovo con <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> Berengario<br />
I dell’894; nel 945 il privilegio fu confermato da Lotario I. Il privilegio lotariano andava però oltre<br />
la concessione <strong>di</strong> Berengario, poiché stabiliva che la moneta <strong>di</strong> Mantova avesse v<strong>al</strong>ore e potesse circolare<br />
liberamente anche nelle città <strong>di</strong> Brescia e <strong>di</strong> Verona. Inoltre, particolare anche più importante, con lo<br />
stesso privilegio si stabiliva che la lega e il peso della moneta fossero determinati d<strong>al</strong>l’assemblea dei citta<strong>di</strong>ni<br />
delle tre città. T<strong>al</strong>e clausola, mentre sottoponeva la moneta <strong>al</strong> controllo <strong>di</strong> un organismo insolito<br />
per l’epoca, veniva praticamente a limitare i poteri del Vescovo.<br />
Un caso che presenta qu<strong>al</strong>che an<strong>al</strong>ogia con quello <strong>di</strong> Mantova lo ritroviamo due secoli più tar<strong>di</strong> a<br />
Reggio Emilia. Qui la zecca si apre nel 1233 ad opera del vescovo Nicolò dei M<strong>al</strong>traversi, che molto<br />
probabilmente aveva ricevuto il privilegio da Federico <strong>II</strong>, sebbene non ci sia pervenuto il documento<br />
relativo. Sappiamo però che il vescovo concesse in app<strong>al</strong>to la zecca “auctoritate imperi<strong>al</strong>i sibi<br />
concessa” a un Pietro dei Millemerci <strong>di</strong> Milano e ad <strong>al</strong>cuni suoi soci 17 . Ma più importante è un atto dello<br />
stesso anno 1233, posteriore <strong>di</strong> pochi mesi, con il qu<strong>al</strong>e si stabiliva che la moneta doveva essere approvata<br />
dai rappresentanti del Vescovo e del Comune. Anche in questo caso abbiamo perciò l’intervento del<br />
Comune accanto a quello del Vescovo. Si deve notare per<strong>al</strong>tro che mentre la moneta <strong>di</strong> Reggio Emilia fu<br />
effettivamente coniata ed è giunta fino a noi, a Mantova non fu coniata moneta se non due secoli dopo il<br />
privilegio <strong>di</strong> Lotario. Infatti le prime emissioni vescovili <strong>di</strong> Mantova sono concordemente datate d<strong>al</strong>la<br />
metà del X<strong>II</strong> secolo a circa il 1256. Dobbiamo dedurne, quin<strong>di</strong>, finché non appaiano nuovi elementi, che<br />
il privilegio <strong>di</strong> Lotario rimase lettera morta e che la lega monetaria tra Mantova, Verona e Brescia adombrata<br />
nel documento non ebbe re<strong>al</strong>izzazione pratica.<br />
All’inizio del XIV secolo si può considerare terminata per molte città anche la seconda fase della<br />
monetazione comun<strong>al</strong>e con l’apparire sulla moneta dei primi segni dell’autorità dei signori. Tra questi,<br />
primi Azzo d’Este a Modena e a Reggio, Cangrande della Sc<strong>al</strong>a a Verona, G<strong>al</strong>eazzo Visconti a Piacenza,<br />
Azzone Visconti a Milano 18 . Nei decenni successivi la monetazione signorile acquista maggior sviluppo<br />
e si estende a Como, Cremona, Bologna, Padova, Mantova, finché agli inizi del XV secolo si è sostituita<br />
quasi dovunque <strong>al</strong>la moneta comun<strong>al</strong>e.<br />
15<br />
Per Volterra, cfr. A. LISINI, Le monete e le zecche <strong>di</strong> Volterra, Montieri, Berignone e Casole, in RIN 1909, p. 253 ss. Su Arezzo, cfr.<br />
anche G. CASTELLANI, Cat<strong>al</strong>ogo della raccolta numismatica Papadopoli Aldobran<strong>di</strong>ni, Venezia 1925, I, n. 10.621, nota a p. <strong>37</strong>8.<br />
16<br />
C.G. MOR, Moneta publica civitatis Mantuae, in Atti e Memorie dell’Accademia Virgiliana <strong>di</strong> Mantova, n.s. XV<strong>II</strong>, 1949, p. 121 ss.<br />
(ripubblicato in Stu<strong>di</strong> in onore <strong>di</strong> G. Luzzatto, Milano 1950). I problemi della monetazione mantovana del periodo vescovile e comun<strong>al</strong>e sono<br />
riassunti da G. CONIGLIO, in Mantova, La Storia, I, Mantova 1958, p. 102 ss.<br />
17<br />
FR. MALAGUZZI VALERI, La zecca <strong>di</strong> Reggio Emilia, in RIN 1894, p. 169 ss.<br />
18<br />
L’inizio della monetazione signorile è stato recentemente stu<strong>di</strong>ato da O. MURARI, La monetazione dell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e nel passaggio<br />
d<strong>al</strong> Comune <strong>al</strong>la Signoria, in Nova Historia <strong>II</strong>, 1961, p. 31 ss.<br />
71<br />
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