Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Francesco Panvini Rosati<br />
non solo in It<strong>al</strong>ia ma anche in Europa per merito della famiglia che già <strong>al</strong>lora dominava la città, la famiglia<br />
dei Me<strong>di</strong>ci. Già Poggio Bracciolini possedeva probabilmente una collezione <strong>di</strong> monete, sicuramente<br />
l’aveva Niccolò Niccoli, umanista, amico <strong>di</strong> Cosimo il Vecchio e gran raccoglitore <strong>di</strong> statue <strong>di</strong> marmo,<br />
bronzi, vasi, manoscritti e soprattutto pietre incise. Le monete erano presenti in gran numero nella sua<br />
collezione, come ci narra Vespasiano da Bisticci nella Vita: “aveva un numero infinito <strong>di</strong> medaglie <strong>di</strong><br />
bronzo e d’ottone e <strong>al</strong>cune d’ariento” e probabilmente <strong>al</strong>la sua morte le monete con le <strong>al</strong>tre raccolte <strong>di</strong><br />
antichità confluirono nella collezione <strong>di</strong> Cosimo, che aveva acquistato anche tutta la biblioteca.<br />
Ma, come ho detto, la collezione, che superò <strong>di</strong> gran lunga tutte le <strong>al</strong>tre a Firenze e <strong>al</strong>trove era quella<br />
dei Me<strong>di</strong>ci. Iniziata da Cosimo fu continuata d<strong>al</strong> figlio Piero, che probabilmente, ancora vivo il padre,<br />
aveva una sua collezione person<strong>al</strong>e, e poi da Lorenzo il Magnifico. Un inventario delle raccolte <strong>di</strong> Piero<br />
del 1453 riporta oltre gli argenti, i gioielli, le stoffe, i libri, i cammei, le pietre dure, etc. anche le monete:<br />
300 d’argento, 53 d’oro, <strong>37</strong> <strong>di</strong> bronzo. Un <strong>al</strong>tro inventario poco <strong>di</strong>verso è del 1463, ancora vivente<br />
Cosimo. Ma nel terzo inventario del 1465, posteriore <strong>al</strong>la morte <strong>di</strong> Cosimo, le monete sono <strong>di</strong> molto<br />
aumentate, probabilmente perché <strong>al</strong>la collezione <strong>di</strong> Piero si era unita anche quella <strong>di</strong> Cosimo. Troviamo<br />
infatti in<strong>di</strong>cate 100 monete d’oro del peso complessivo <strong>di</strong> libre 2 e once una e del v<strong>al</strong>ore <strong>di</strong> 300 fiorini, e<br />
503 monete d’argento del peso <strong>di</strong> libre 6 e del v<strong>al</strong>ore <strong>di</strong> 100 fiorini.<br />
Non solo confluivano nella collezione dei Me<strong>di</strong>ci raccolte <strong>di</strong> <strong>al</strong>tri collezionisti <strong>di</strong> Firenze, appassionati<br />
<strong>al</strong>lo stu<strong>di</strong>o delle antichità, ma loro agenti ricercavano e inviavano a Firenze antichità e possiamo presumere<br />
anche monete d<strong>al</strong>le princip<strong>al</strong>i città d’It<strong>al</strong>ia. A Roma, dove risiedeva il piú serio e potente riv<strong>al</strong>e dei Me<strong>di</strong>ci<br />
in fatto <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> monete, il card. Pietro Barbo, poi papa col nome <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong>, il piú grande collezionista<br />
<strong>di</strong> monete del Quattrocento, era lo stesso fratello natur<strong>al</strong>e <strong>di</strong> Piero, Carlo, notaio apostolico, che ricercava<br />
monete romane da inviare a Firenze. Ma ben poche ne poteva trovare, perché il card. Barbo faceva incetta <strong>di</strong><br />
monete causando una vera carestia sul mercato, tanto che Carlo era riuscito a trovarne in quattro mesi appena<br />
una cinquantina. Il card. Barbo usava t<strong>al</strong>ora mezzi, <strong>di</strong>remo, poco ortodossi. Scrive sempre Carlo de’<br />
Me<strong>di</strong>ci <strong>al</strong> fratello Piero in una lettera del 1455 <strong>di</strong> aver acquistato trenta monete d’argento molto buone da un<br />
garzone del Pisanello, da poco morto. Però il card. Barbo, non si sa come lo venne a sapere e, continua Pietro,<br />
“trovandomi uno dí in Sco Apostolo mi prese per la mano et mai me ne stachò che lui m’ebbe condotto<br />
in camera sua; et quivi toltemi ciò che aveva nella scarsella, che tra anelli e suggelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>nari mi tolse quelli<br />
che v<strong>al</strong>eva 20 fiorini et mai me le <strong>vol</strong>le rendere, per insino non gli dette le dette medaglie”.<br />
La morte <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong> nel 1471 non solo liberò i Me<strong>di</strong>ci del piú temibile concorrente, ma <strong>di</strong>ede loro<br />
anche modo <strong>di</strong> incrementare note<strong>vol</strong>mente le collezioni. Pochi mesi dopo la morte del Papa, nel settembre<br />
1471, Lorenzo venne come ambasciatore a Roma. Tanta era la sua sollecitu<strong>di</strong>ne e il suo amore per le<br />
raccolte <strong>di</strong> antichità che in una sua lettera non ci informa dell’esito della missione <strong>di</strong>plomatica, ma ci<br />
parla e si vanta degli acquisti fatti. Sisto IV, il successore <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong>, in parte per ingraziarsi i Me<strong>di</strong>ci, in<br />
parte per necessità <strong>di</strong> denaro, cedette a Lorenzo molti oggetti antichi già <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong>, fra i<br />
qu<strong>al</strong>i lo stesso Lorenzo ricorda la tazza poi detta Farnese, ora <strong>al</strong> Museo Nazion<strong>al</strong>e <strong>di</strong> Napoli, e il famoso<br />
c<strong>al</strong>cedonio con il rapimento del P<strong>al</strong>la<strong>di</strong>o, già del Niccoli e poi entrato a far parte della collezione <strong>di</strong><br />
Paolo <strong>II</strong>, copiato da artisti in medaglie e riprodotto da Donatello in uno dei ton<strong>di</strong> <strong>di</strong> marmo <strong>di</strong> P<strong>al</strong>azzo<br />
Me<strong>di</strong>ci. Non abbiamo notizie precise sulle monete, ma possiamo fondatamente supporre che buona<br />
parte della ricca collezione monet<strong>al</strong>e del Barbo sia passata nelle mani <strong>di</strong> Lorenzo. Sicuramente la morte<br />
<strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong> lasciò i Me<strong>di</strong>ci senza riv<strong>al</strong>i nel campo del collezionismo. Nell’inventario del 1492 <strong>al</strong>la morte<br />
<strong>di</strong> Lorenzo risultano in collezione 284 monete d’argento, 200 monete varie, 1844 monete <strong>di</strong> bronzo.<br />
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