Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Francesco Panvini Rosati<br />
desunte d<strong>al</strong>la letteratura e quelle e<strong>di</strong>te o ine<strong>di</strong>te appartenenti a collezioni pubbliche e private non esistenti<br />
nella sua raccolta. Per far ciò venivano schedate tutte le più importanti opere <strong>di</strong> numismatica<br />
it<strong>al</strong>iana (vedrete spesso nel Corpus citata per esempio l’opera <strong>di</strong> Bellini per le monete <strong>di</strong> Ferrara o<br />
<strong>al</strong>tre opere) e le bozze della prima stesura del Corpus contenenti solo le schede della collezione re<strong>al</strong>e<br />
erano inviate ai <strong>di</strong>rettori dei princip<strong>al</strong>i Musei it<strong>al</strong>iani e stranieri, e ai proprietari delle più importanti<br />
collezioni private, perché le schede stesse venissero integrate e aggiornate. In questo lavoro il Re non<br />
veniva sempre servito con quello scrupolo e quell’attenzione che egli stesso poneva nella schedatura<br />
delle monete della sua collezione; così si spiegano certe lacune o imprecisioni <strong>di</strong> lettura che t<strong>al</strong>ora si<br />
notano nella descrizione <strong>di</strong> monete appartenenti a Musei. Io stesso, quando stu<strong>di</strong>avo la zecca <strong>di</strong> Bologna,<br />
ho trovato monete che sicuramente esistevano <strong>al</strong> tempo della redazione da parte del Re del <strong>vol</strong>ume<br />
dell’Emilia, ma che non sono citate o non sono citate correttamente; e così, an<strong>al</strong>ogamente, ne ha<br />
riscontrate moltissime Muntoni quando lavorava <strong>al</strong>la sua opera sulle monete pontificie. Questo si<br />
comprende, perché quando arrivava a un Museo la richiesta del Re non si poteva <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no (non<br />
erano tempi quelli in cui si potesse rispondere <strong>di</strong> no), e <strong>al</strong>lora il <strong>di</strong>rettore del Museo, che era archeologo<br />
o anche uno storico dell’arte che non sapeva assolutamente niente <strong>di</strong> monete, faceva lui le schede<br />
o le affidava a qu<strong>al</strong>cuno il qu<strong>al</strong>e doveva farle, le faceva e basta: non c’era per questa parte nessun<br />
controllo <strong>di</strong>retto da parte <strong>di</strong> Vittorio Emanuele.<br />
Si <strong>di</strong>ce spesso, da chi non conosce il metodo <strong>di</strong> lavoro con cui si è formato il Corpus, che esso rappresenta<br />
il cat<strong>al</strong>ogo della collezione re<strong>al</strong>e: ciò non è esatto. Il Corpus non è il cat<strong>al</strong>ogo della collezione<br />
re<strong>al</strong>e, <strong>al</strong>meno nel significato che noi <strong>di</strong>amo <strong>al</strong> termine cat<strong>al</strong>ogo, cioè descrizione completa <strong>di</strong> tutti gli<br />
esemplari anche identici esistenti in una collezione pubblica o privata. Quando il Re descriveva il tipo <strong>di</strong><br />
una moneta o le sue varianti, in<strong>di</strong>cava con la ben nota sigla SM che l’esemplare era della sua collezione,<br />
dava il peso <strong>di</strong> uno o più esemplari, ma non ricordava tutti gli esemplari ugu<strong>al</strong>i esistenti: questo l’ho<br />
constatato io person<strong>al</strong>mente.<br />
Noi non dobbiamo cercare nel Corpus Nummorum It<strong>al</strong>icorum quello che il Corpus non ci vuol<br />
dare. Vico D’Incerti, in un bell’articolo pubblicato nella Rivista It<strong>al</strong>iana <strong>di</strong> Numismatica del 1971 a<br />
pagina 239 e seguenti, sotto il titolo La raccolta del Re fa tutta la storia della collezione e credo che<br />
la maggioranza <strong>di</strong> voi lo conosca. Come riferisce appunto Vico D’Incerti, Vittorio Emanuele aveva<br />
pensato in un primo tempo <strong>al</strong> cat<strong>al</strong>ogo della sua collezione; poi aveva abbandonato questa idea limitata,<br />
anche se riferita a una gran<strong>di</strong>ssima collezione, per de<strong>di</strong>carsi <strong>al</strong>l’impresa ben più ponderosa e<br />
complessa <strong>di</strong> un Corpus delle monete it<strong>al</strong>iane. A rigore anche il termine Corpus nell’uso comune<br />
in<strong>di</strong>ca una cosa <strong>di</strong>versa da quella che è stata re<strong>al</strong>izzata; ma credo che sia la definizione che più si<br />
avvicina <strong>al</strong>la natura dell’opera e <strong>al</strong>l’intenzione <strong>di</strong> Vittorio Emanuele che, da parte sua, <strong>vol</strong>le modestamente<br />
dare <strong>al</strong>l’opera il sottotitolo Primo tentativo <strong>di</strong> un cat<strong>al</strong>ogo gener<strong>al</strong>e delle monete me<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>i<br />
e moderne coniate in It<strong>al</strong>ia e da it<strong>al</strong>iani in <strong>al</strong>tri paesi. Un sottotitolo questo che non rende giustizia<br />
<strong>al</strong>la mole del suo lavoro, che in re costituisce un’opera unica nel suo genere, non semplicemente un<br />
tentativo, ma il vero e proprio cat<strong>al</strong>ogo gener<strong>al</strong>e o per <strong>di</strong>re meglio il repertorio delle monete me<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>i<br />
e moderne it<strong>al</strong>iane.<br />
Ho già in<strong>di</strong>cato in un mio precedente articolo nel numero 1 del Bollettino <strong>di</strong> Numismatica, la<br />
bella rivista del Ministero per i Beni Cultur<strong>al</strong>i, quelli che a mio parere sono i limiti del Corpus e le<br />
conseguenze che esso ha avuto sugli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> numismatica; non sarà inutile, credo, riprendere quei<br />
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http://www.numismaticadellostato.it