Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Francesco Panvini Rosati<br />
periodo <strong>di</strong> tempo fino a quando esso non fosse revocato. Se questo è vero possiamo anche pensare che<br />
l’autore della moneta d’oro <strong>di</strong> Pio <strong>II</strong> sia stato lo stesso Emiliano Orfini 25 . Meno probabile mi sembra che<br />
tutte le monete d’oro fossero coniate nella zecca <strong>di</strong> Roma a nome delle varie città dello Stato Pontificio.<br />
Le <strong>al</strong>tre monete coniate a nome <strong>di</strong> Spoleto sotto Pio <strong>II</strong> sono giulii, mezzi grossi e quattrini con i tipi<br />
soliti (Figg. 3 b - 4) lo stemma sormontato d<strong>al</strong>le chiavi decussate e d<strong>al</strong>la tiara, le chiavi, la croce con 5<br />
mezze lune, stemma dei Piccolomini, i Santi Pietro e Paolo stanti con i loro attributi, la testa mitrata<br />
front<strong>al</strong>e del papa. Sono tutte descritte nel CNI (XIV, p. 28 ss.) e non mi soffermo oltre su <strong>di</strong> loro.<br />
A Pio <strong>II</strong> segue Paolo <strong>II</strong>: <strong>di</strong> lui conosciamo per Spoleto un ducato d’oro e <strong>al</strong>cune monete d’argento.<br />
Il ducato era sconosciuto fino <strong>al</strong> 1890 quando a Roma in Via Cavour fu rinvenuto un vaso <strong>di</strong> terracotta<br />
contenente circa 350 monete d’oro tra le qu<strong>al</strong>i due ducati <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong> per Spoleto. La moneta insieme a<br />
notizie sul rinvenimento fu pubblicata d<strong>al</strong> Pila Carocci 26 . Un esemplare entrò a far parte della sua collezione,<br />
un <strong>al</strong>tro della famosa collezione <strong>di</strong> Ercole Gnecchi, venduta poi <strong>al</strong>l’asta nel 1903 in Germania.<br />
Il ducato è datato <strong>al</strong> primo anno <strong>di</strong> pontificato <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong>, quin<strong>di</strong> è del 1464-65 e reca <strong>al</strong> dritto lo<br />
stemma sormontato d<strong>al</strong>le chiavi decussate e da tiara e <strong>al</strong> rovescio San Pietro stante con la chiave e il libro<br />
(fig. 5) 27 . Nella leggenda del rovescio troviamo abbreviata l’in<strong>di</strong>cazione In Provincia ducati, equiv<strong>al</strong>ente<br />
a ducatus Spoletinus, come <strong>di</strong>mostra il confronto con <strong>al</strong>tre monete dello stesso Paolo <strong>II</strong> e <strong>di</strong> Pio <strong>II</strong>.<br />
Altre monete <strong>di</strong> Paolo <strong>II</strong> sono grossi (fig. 6 a), grossetti, quattrini e piccioli. Mi soffermo brevemente<br />
sul grossetto perché mostra un tipo nuovo <strong>di</strong>segnato con eleganza e con senso gran<strong>di</strong>oso della composizione.<br />
La moneta è la seguente:<br />
D/ PAVLVS PP SECVNDVS Stemma a cuore sormontato da chiavi decussate<br />
R/ DVCATV SPOLETANI Il papa con tiara e pivi<strong>al</strong>e, seduto in trono con sp<strong>al</strong>liera, bene<strong>di</strong>cente<br />
e con libro, nella sinistra, entro cornice<br />
CNI, XIV, p. 235, 13, tav. XVI, 23 (fig. 6 b).<br />
L’<strong>al</strong>to schien<strong>al</strong>e del trono, che incornicia la figura del pontefice creando quasi una nicchia, in cui il<br />
papa bene<strong>di</strong>cente si pone <strong>al</strong> termine <strong>di</strong> quel pavimento in prospettiva, dà un senso <strong>di</strong> monument<strong>al</strong>ità<br />
nuova a tutta la composizione monet<strong>al</strong>e. Il papa in trono appare già su grossi avignonesi <strong>di</strong> Giovanni<br />
XX<strong>II</strong> (1316-1334) e in quelli romani <strong>di</strong> Bonifacio IX (1389-1404), ma nessuna <strong>di</strong> queste monete presenta<br />
l’eleganza e l’abilità compositiva <strong>di</strong> quella spoletina, che mostra la mano <strong>di</strong> un incisore <strong>di</strong> classe.<br />
Si tratta anche in questo caso <strong>di</strong> Emiliano Orfini A parer nostro è molto probabile. L’Orfini il 12<br />
<strong>di</strong>cembre 1464, insieme ad Andrea Nicolai <strong>di</strong> Viterbo, firmò i patti per la gestione della zecca <strong>di</strong> Roma.<br />
Paolo <strong>II</strong> era stato eletto nell’agosto dello stesso anno. Probabilmente prima <strong>di</strong> venire a Roma l’Orfini<br />
25<br />
La presenza della sigla in nesso AN sul ducato e sul grosso farebbe pensare ad Andrea da Viterbo collega dell’Orfini nella zecca <strong>di</strong><br />
Roma d<strong>al</strong> 12 <strong>di</strong>cembre 1464 <strong>al</strong> 5 agosto 1468 (cfr. HILL, loc. cit.). Ci lascia però perplessi che un <strong>al</strong>tro artista abbia inciso i coni delle monete<br />
più importanti in una zecca in cui dominava l’Orfini, a meno che non si voglia supporre una collaborazione tra l’Orfini e Andrea <strong>al</strong>cuni anni<br />
prima del 1464. Altra ipotesi che si potrebbe fare è che le due monete siano state battute nel 1459 in occasione dei viaggio del papa attraverso<br />
l’Umbria e che in t<strong>al</strong>e periodo l’Orfini ancora non avesse iniziato a lavorare per la zecca <strong>di</strong> Spoleto. Ma si tratta <strong>di</strong> ipotesi sulle qu<strong>al</strong>i solo nuovi<br />
documenti potrebbero <strong>di</strong>re una parola risolutiva.<br />
26<br />
L. PILA CAROCCI, Brevi cenni sullo zecchino <strong>di</strong> Papa Paolo <strong>II</strong> battuto in Spoleto, in RIN 1891, p. 357 ss.<br />
27<br />
CNI, XIV, p. 223, 1-2, tav. XVI, 19.<br />
80<br />
http://www.numismaticadellostato.it