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Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...

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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />

La tecnica monetaria <strong>al</strong>tome<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>e<br />

mente si effettua la riduzione <strong>al</strong>le proporzioni <strong>vol</strong>ute. Con il punzone, eventu<strong>al</strong>mente rifinito a mano, si<br />

ottengono i coni e infine con la pressa monetaria, che nell’Ottocento ha sostituito il vecchio bilanciere,<br />

si battono le monete. Par<strong>al</strong>lelamente a questa serie <strong>di</strong> operazioni che ho riassunto così schematicamente,<br />

si procede <strong>al</strong>la fabbricazione del tondello, che si compie, tr<strong>al</strong>asciando le operazioni minori, attraverso la<br />

fusione dei lingotti, la laminatura, il taglio meccanico dei tondelli, la pesatura meccanica che esclude i<br />

tondelli in eccesso o in <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> peso, la lavatura e l’imbiancatura.<br />

Chi ha visitato una zecca ha visto le operazioni che io ho sommariamente descritto ed ha potuto<br />

rendersi conto <strong>di</strong> come il lavoro manu<strong>al</strong>e nella coniazione sia oggi ridotto <strong>al</strong> minimo e tutto il proce<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> lavorazione sia completamente meccanizzato.<br />

Ben <strong>di</strong>versa era invece la situazione nell’antichità come possiamo dedurre sia d<strong>al</strong>le monete sia<br />

d<strong>al</strong>la documentazione archeologica, che è giunta fino a noi. Gli strumenti della coniazione erano ridotti<br />

<strong>al</strong>l’essenzi<strong>al</strong>e: un conio inferiore fisso o <strong>di</strong> incu<strong>di</strong>ne, così detto perché veniva incastrato in un sostegno<br />

posto su un incu<strong>di</strong>ne, un conio superiore mobile o <strong>di</strong> martello che veniva appoggiato sul conio inferiore.<br />

Tra i due coni era posto il tondello <strong>di</strong> met<strong>al</strong>lo: me<strong>di</strong>ante uno o più colpi <strong>di</strong> martello sul conio superiore<br />

l’impronta in incavo dei coni era impressa sulle due facce del tondello. Secondo <strong>al</strong>cuni numismatici<br />

3 uno stesso operaio reggeva il conio superiore con la mano sinistra e con la destra batteva con<br />

il martello. T<strong>al</strong>e ipotesi, che sembrerebbe sostenuta da <strong>al</strong>cune figurazioni me<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>i <strong>di</strong> scene <strong>di</strong> coniazione,<br />

sulle qu<strong>al</strong>i dovremo ritornare, può essere v<strong>al</strong>ida per le monete me<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>i che sono a rilievo<br />

molto basso, ma è poco atten<strong>di</strong>bile per le monete romane a rilievo più <strong>al</strong>to e soprattutto per le monete<br />

<strong>di</strong> bronzo <strong>di</strong> maggior modulo, i sesterzi, per non parlare dei csd. medaglioni. Per coniare questi ultimi<br />

era necessario un colpo <strong>di</strong> martello molto forte, come non poteva essere dato d<strong>al</strong>la stessa persona che<br />

sosteneva il conio superiore con la sinistra e quin<strong>di</strong> aveva a <strong>di</strong>sposizione solo una mano per battere il<br />

colpo. Mi sembra più probabile che l’operazione della battitura fosse effettuata da due operai: uno<br />

teneva il conio superiore nella giusta posizione, probabilmente con una tenaglia per evitare i colpi,<br />

l’<strong>al</strong>tro reggendo un martello a lungo manico con entrambe le mani, vibrava il colpo. Perciò il conio<br />

superiore era inserito <strong>al</strong>l’estremità <strong>di</strong> un sostegno lungo abbastanza in modo che permettesse <strong>di</strong> reggere<br />

fermamente il conio e per ricevere i colpi <strong>di</strong> martello. Poiché riceveva più <strong>di</strong>rettamente i colpi, il conio<br />

<strong>di</strong> martello si logorava prima <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> incu<strong>di</strong>ne e da questo semplice fatto tecnico è stato dedotto un<br />

sistema <strong>di</strong> datazione delle monete, la cosiddetta “sequenza dei coni”, ben noto ai numismatici, applicato<br />

finora soprattutto <strong>al</strong>le monete greche e sul qu<strong>al</strong>e non mi trattengo esulando esso d<strong>al</strong> nostro argomento.<br />

Mi basterà l’avervi accennato.<br />

Spesso <strong>al</strong> momento della battitura il tondello subiva un lieve spostamento, oppure un solo colpo <strong>di</strong><br />

martello non bastava per imprimere su <strong>di</strong> esso tutti i particolari del tipo che si <strong>vol</strong>eva rappresentare. Era<br />

necessario <strong>al</strong>lora ripetere una o più <strong>vol</strong>te la battitura e poteva accadere che le impronte ottenute con vari<br />

colpi non coincidessero completamente. Si ottenevano nell’uno e nell’<strong>al</strong>tro caso monete nelle qu<strong>al</strong>i i<br />

contorni delle figurazioni e delle lettere della leggenda sono in <strong>al</strong>cuni punti come leggermente raddoppiati.<br />

Basta esaminare una collezione <strong>di</strong> monete per vedere come questo fenomeno sia frequente non<br />

solo nelle monete romane, ma anche in quelle me<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>i, sebbene in queste ultime sia più raro perché lo<br />

scarso rilievo dei tipi rendeva più facile la battitura.<br />

3<br />

A. LUSCHIN VON EBENGREUTH, op. cit., p. 84; PH. GRIERSON, art. cit., p. 496.<br />

43<br />

http://www.numismaticadellostato.it

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