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Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...

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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />

La tecnica monetaria <strong>al</strong>tome<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>e<br />

antico probabilmente <strong>di</strong> epoca longobarda, causa il tributo in oro che i monetari devono dare, in<strong>di</strong>cano<br />

per la zecca <strong>di</strong> Pavia nove magistri monetae 41 numero non eccessivo se pensiamo <strong>al</strong>l’entità della produzione<br />

della zecca pavese e <strong>al</strong>la complessità delle operazioni che la coniazione comportava.<br />

Accanto ai magistri monetae vi era un numero, non sappiamo quanto grande, <strong>di</strong> lavoranti che eseguivano<br />

le umili operazioni manov<strong>al</strong>i necessarie per battere la moneta. Di essi non conosciamo nulla. I<br />

personaggi <strong>di</strong> cui ci parlano i documenti, che trassero vantaggio economico e prestigio d<strong>al</strong>la loro attività<br />

nella zecca, erano i magistri, i <strong>di</strong>rigenti, i responsabili della monetazione, gli ere<strong>di</strong> dei procuratores<br />

monetae romani. La loro attività non rientra strettamente nel tema del lavoro e il loro stu<strong>di</strong>o lo lascio<br />

agli storici dell’economia o agli storici del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> me più competenti.<br />

Per finire accennerò brevemente a due questioni sulle qu<strong>al</strong>i si è soffermato il prof. Lopez, il signoraggio<br />

e la produzione delle zecche. Questioni <strong>di</strong>fficili, come tutte quelle che sono venuto trattando. Mi<br />

limiterò a qu<strong>al</strong>che precisazione e a porre dei problemi nella speranza che qu<strong>al</strong>cuno possa aiutarmi a<br />

risolverli.<br />

Il signoraggio: probabilmente è esistito sempre, fin d<strong>al</strong>le prime monete conosciute, anche se non<br />

ne abbiamo notizia. Esso serviva a pagare le spese <strong>di</strong> fabbricazione della moneta che in t<strong>al</strong> modo si<br />

autofinanziava e senza dubbio dopo l’autofinanziamento avanzava ancora qu<strong>al</strong>che cosa. Ancora oggi<br />

nella zecca moderna si verifica qu<strong>al</strong>cosa del genere. Ma il problema interessante per l’<strong>al</strong>to Me<strong>di</strong>oevo<br />

mi sembra piuttosto un <strong>al</strong>tro: chi guadagnava sull’aggio I responsabili della zecca o l’autorità in nome<br />

e per conto della qu<strong>al</strong>e la moneta veniva coniata Lasciando da parte il periodo merovingio, dove la<br />

plur<strong>al</strong>ità delle zecche e le loro caratteristiche fanno pensare, s<strong>al</strong>vo eccezioni, a una specie <strong>di</strong> industria<br />

privata, mi lascia piuttosto perplesso l’idea che i guadagni della zecca andassero tutti ai monetieri e<br />

non <strong>al</strong>meno in parte <strong>al</strong>l’autorità, d<strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e essi <strong>di</strong>pendevano e che ovviamente non avrà rinunciato ai<br />

guadagni della zecca.<br />

Altro problema: la produzione della zecca. E’ assolutamente impossibile stabilirla in modo sicuro fin<br />

tanto che non troviamo qu<strong>al</strong>che documento che ci informi sulla quantità <strong>di</strong> moneta coniata o del met<strong>al</strong>lo<br />

utilizzato da una zecca. Perciò ogni ipotesi sarebbe arbitraria. Un metodo potrebbe essere quello <strong>di</strong> ricercare<br />

tutti gli esemplari conosciuti <strong>di</strong> una determinata zecca in un determinato periodo. Ma questo sistema,<br />

a prescindere d<strong>al</strong>la <strong>di</strong>fficoltà della ricerca che logicamente dovrebbe essere completa (e faccio notare che<br />

corpora <strong>di</strong> monete me<strong>di</strong>ev<strong>al</strong>i sono ben pochi e i cat<strong>al</strong>oghi soprattutto delle collezioni it<strong>al</strong>iane sono ancora<br />

<strong>di</strong> meno) e a prescindere ancora d<strong>al</strong>la quantità, che non possiamo stabilire, delle monete andate perdute<br />

nei ritrovamenti o <strong>di</strong> quelle che potrebbero uscire fuori da un qu<strong>al</strong>che ritrovamento improvviso, un t<strong>al</strong>e<br />

sistema, <strong>di</strong>cevo, non può darci <strong>al</strong>tro che un dato molto relativo e farci sapere che un’emissione forse è<br />

stata più abbondante <strong>di</strong> un’<strong>al</strong>tra. Il che, tenuto conto delle riserve sopra esposte, è già qu<strong>al</strong>cosa.<br />

Vorrei però fare un’osservazione <strong>di</strong> metodo: per avere un’idea più precisa da questa raccolta <strong>di</strong> dati<br />

non basta ricercare le monete, ma occorre in<strong>di</strong>viduare i coni conosciuti in base <strong>al</strong>le monete. E’ evidente<br />

infatti che 10 esemplari provenienti tutti da uno stesso conio rappresentano un dato, 10 esemplari invece<br />

provenienti da più coni <strong>di</strong>versi offrono un dato ben <strong>di</strong>verso per l’entità della coniazione. Ma anche con<br />

questo metodo, ancora più <strong>di</strong>fficile da applicare, le nostre conoscenze sulla produzione <strong>di</strong> una zecca<br />

rimarrebbero sempre incomplete.<br />

41<br />

A. SOLMI, L’amministrazione finanziaria del regno it<strong>al</strong>ico, Pavia 1932, p. 111 ss.<br />

55<br />

http://www.numismaticadellostato.it

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