Supplemento al n. 37 vol. II - MONETE E MEDAGLIE. Scritti di ...
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BdN suppl. <strong>al</strong> n. <strong>37</strong>.2 (2004)<br />
Francesco Panvini Rosati<br />
Dobbiamo però obiettivamente rilevare <strong>al</strong>cune <strong>di</strong>fficoltà <strong>al</strong>la nostra ipotesi. Esse sono costituite<br />
d<strong>al</strong>le monete <strong>di</strong> Pisa, Ferrara e Modena. Pisa e Ferrara hanno ricevuto il privilegio da Federico I, Pisa<br />
nel 1155, Ferrara nel 1164: entrambe però pongono sulle loro monete IMPERATOR seguito da F (Pisa)<br />
o FDRC (Ferrara). Modena invece riceve il privilegio nel 1226 da Federico <strong>II</strong>, ma inizia effettivamente<br />
la coniazione solo nel 1242 13 secondo quanto ci informano gli Ann<strong>al</strong>es veteres Mutinensium. Mentre sul<br />
grosso <strong>di</strong> Modena troviamo la leggenda IMPERATOR FDC, sui bolognini abbiamo FEDERIC IPRT.<br />
Per Modena la presenza della leggenda Imperator sui grossi conferma la nostra ipotesi, mentre la <strong>di</strong>versa<br />
leggenda sui bolognini può essere spiegata con l’influenza esercitata d<strong>al</strong> prototipo, il bolognino <strong>di</strong><br />
Bologna, che reca appunto per esteso il nome dell’imperatore ENRICVS IPRT.<br />
Per Pisa e Ferrara invece la questione è <strong>di</strong> più <strong>di</strong>fficile soluzione e pertanto, <strong>al</strong>lo stato attu<strong>al</strong>e, non<br />
sappiamo suggerire una spiegazione adeguata.<br />
Da un punto <strong>di</strong> vista più propriamente monet<strong>al</strong>e, la monetazione comun<strong>al</strong>e vede il sorgere del denaro<br />
grosso d’argento coniato per la prima <strong>vol</strong>ta a Venezia tra la fine X<strong>II</strong> secolo e l’inizio del X<strong>II</strong>I d<strong>al</strong> doge<br />
Enrico Dandolo e poi <strong>di</strong>ffuso in tutte le zecche it<strong>al</strong>iane, e il ripristino della moneta aurea in Occidente<br />
con le coniazioni del genovino e del fiorino nel 1252 14 e del ducato veneziano nel 1284, sulle qu<strong>al</strong>i,<br />
essendo ampiamente note, non riteniamo opportuno soffermarci oltre.<br />
Più interessante è stu<strong>di</strong>are i princip<strong>al</strong>i tipi <strong>di</strong> monete imitati, tra i qu<strong>al</strong>i i più importanti sono il bolognino<br />
e il grosso agontano. Il primo, caratterizzato d<strong>al</strong> nome dell’imperatore in circolo e d<strong>al</strong>le lettere<br />
IPRT <strong>di</strong>sposte a croce nel campo sul dritto e d<strong>al</strong> nome della zecca e da una grande A sul rovescio, si <strong>di</strong>ffuse<br />
soprattutto in Emilia e nelle Marche. Nel periodo che ci interessa lo troviamo a Ferrara, a Modena,<br />
ad Ancona. Il grosso agontano, <strong>di</strong>stinto d<strong>al</strong>la figura del Santo stante <strong>di</strong> fronte, mitrato con pastor<strong>al</strong>e e<br />
bene<strong>di</strong>cente sul rovescio, si ritrova a Ravenna, a Rimini, a Volterra, ad Ascoli, a Camerino e, più tar<strong>di</strong>,<br />
sotto il governo <strong>di</strong> Taddeo Pepoli (13<strong>37</strong>-1347), anche a Bologna.<br />
Più che ad influenza politica o economica <strong>di</strong> Bologna o <strong>di</strong> Ancona, le imitazioni sono dovute<br />
<strong>al</strong>l’attrattiva che esercitavano sia il bolognino sia il grosso agontano per la loro buona lega e il loro buon<br />
peso. Si tratta dello stesso fenomeno per cui in It<strong>al</strong>ia e fuori erano largamente imitati il grosso d’argento,<br />
il famoso “matapan”, e il ducato veneziani e il fiorino <strong>di</strong> Firenze: un tentativo cioè <strong>di</strong> sfruttare il cre<strong>di</strong>to<br />
goduto da una moneta imitandone il tipo. Un fenomeno questo molto noto nel Me<strong>di</strong>o Evo e non sconosciuto<br />
neppure nell’antichità. Il fatto è però degno <strong>di</strong> nota poiché t<strong>al</strong>i imitazioni ci offrono dati sicuri<br />
anche se incompleti sull’area <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione in età comun<strong>al</strong>e delle monete imitate.<br />
Altro fatto che ci sembra merite<strong>vol</strong>e <strong>di</strong> essere segn<strong>al</strong>ato è quello <strong>di</strong> <strong>al</strong>cuni privilegi imperi<strong>al</strong>i <strong>di</strong><br />
zecca tra i più antichi concessi non <strong>al</strong> Comune ma <strong>al</strong> Vescovo, mentre l’autorità che più tar<strong>di</strong> ha effettivamente<br />
coniato è stata, eccetto un caso, il Comune. Si tratta dei privilegi attribuiti ad Ascoli, Ravenna,<br />
Padova, Arezzo, Volterra. Con esclusione <strong>di</strong> Ravenna, che per due secoli conia a nome generico<br />
dell’Arcivescovo, gli <strong>al</strong>tri comuni battono moneta nel X<strong>II</strong>I secolo a nome proprio; Arezzo e Volterra,<br />
13<br />
A. CRESPELLANI, La zecca <strong>di</strong> Modena, Modena 1884, p. 4 ss.<br />
14<br />
Sulla data del genovino e del fiorino v. R.S. LOPEZ, Settecento anni fa: il ritorno dell’oro nell’Occidente duecentesco, in RSI 1953,<br />
fasc. I, p. 19 ss.; in favore della priorità del genovino rispetto <strong>al</strong> fiorino, accettata anche d<strong>al</strong> CNI, cfr. C. ASTENGO, L’inizio della coniazione<br />
dell’oro a Genova e una pubblicazione del prof. R.S. Lopez della Y<strong>al</strong>e University, in RIN 1961, p. 13 ss. Sui problemi della più antica moneta<br />
<strong>di</strong> Genova cfr. anche l’articolo recente <strong>di</strong> M. CHIAUDANO, La moneta <strong>di</strong> Genova nel secolo X<strong>II</strong>, in Il Risparmio, V, fasc. 8, agosto 1957, p.<br />
1461 ss.<br />
70<br />
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