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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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Qualche commento in proposito…<br />

(con riflessioni di: Giuseppe Sermonti, Viviano Domenici,<br />

Elisabetta Rosaspina, James Randi, Henri Broch)<br />

Stories last longer than men,<br />

stones than stories, stars than stones<br />

(John Barth, Perseid)<br />

Un giudizio di valore sull'argomento trattato nelle pagine precedenti è<br />

di quelli che non hanno vie di mezzo: o si tratta di una questione della<br />

massima importanza, capace di gettare una nuova luce sulla protostoria<br />

dell'umanità, oppure di una disprezzabile falsificazione senza valore.<br />

Accade purtroppo sovente, però, che ci si "schieri" in favore dell'uno o<br />

dell'altro "partito" soltanto in funzione della propria "ideologia", della<br />

proiezione dei propri "desideri" concettuali, anche inconsci, del grado<br />

di fiducia nella propria visione del mondo, o della resistenza a<br />

modificarla. Per esempio, gli estimatori della Weltanschauung<br />

scientifica, elaborata all'interno della civiltà occidentale a partire dal<br />

Rinascimento in poi, non esiteranno ad iscrivere questa vicenda<br />

nell'elenco delle "ciarlatanerie" di stampo fantarcheologico o ufologico<br />

che oggi imperversano - allo stesso modo che una mentalità<br />

"razionalistica" come quella dello scrivente respingerà senza esitazioni<br />

a priori il valore di considerazioni quali l'"esame psicoscopico eseguito<br />

da una sensitiva" cui fa riferimento la relazione della Petruccelli. Al<br />

contrario, coloro che sono già stati portati a dubitare dell'eccellenza del<br />

detto sistema filosofico, o nutrono antipatia per esso, o per alcune delle<br />

sue conseguenze in campo etico e sociale, presteranno invece attento<br />

orecchio a racconti del genere di quello qui narrato. Ma ubi est veritas?<br />

Ci sembra pertanto di fare al solito cosa utile ai lettori di Episteme con<br />

il renderli edotti di diversi punti di vista espressi sull'argomento*, a<br />

cominciare da un articolo di Giuseppe Sermonti che, tra le numerose<br />

altre decise stroncature provenienti dal mondo della scienza "ufficiale",<br />

si mostra sapientemente equilibrato (forse perché il suo autore ha il<br />

merito di essere sì uno scienziato, ma capace di uscire quando è<br />

necessario dal "coro").<br />

Non possiamo qui che convenire con l'auspicio che Sermonti** -<br />

biologo di fama internazionale, e soprattutto noto per le sue critiche al<br />

darwinismo, oggi una componente essenziale della comune "concezione<br />

scientifica del mondo" - esprime alla fine delle sue considerazioni:<br />

bisogna studiare la questione più a fondo, evitando il rischio che venga<br />

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