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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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148<br />

Tornando all'Hyp. Phys. Nova, è curioso notare come Leibniz inserisca,<br />

per confutarla, quella che a sua detta è la spiegazione della gravità<br />

fornita da Torricelli: egli ipotizzava, secondo Leibniz, che le particelle<br />

sfuggivano verso l'esterno in modo diverso a seconda della loro<br />

dimensione; diceva Torricelli che le più tenui venivano espulse con<br />

maggior vigore delle più 'crasse'.<br />

E' chiaro che questo discorso parve inaccettabile a Leibniz, ma qui non<br />

è in discussione la correttezza o meno delle opinioni. Ciò che veramente<br />

interessa è che, allo stesso modo che in seguito, Leibniz cercò di<br />

accomunare alle sue convinzioni figure celebri della filosofia naturale.<br />

In un passo del Tentamen de motuum coelestium causis citò un brano<br />

del diario di viaggio di Baltasar de Monconys, nel quale l'autore riporta<br />

un colloquio col grande matematico Torricelli riguardo al fatto che tutti<br />

i corpi celesti sono animati da moto rotatorio, e per conseguenza tutto<br />

l'etere che li circonda è posto in moto con velocità decrescente a mano a<br />

mano che ci si allontana dal centro di rotazione. La somiglianza con le<br />

convinzioni leibniziane è evidente. Leibniz però osò un poco di più.<br />

Poiché è noto che Torricelli fu allievo di Galileo, Leibniz avanzò<br />

l'ipotesi che anche il grande fisico considerasse valida questa ipotesi.<br />

Personalmente ritengo che la testimonianza di Monconys non sia priva<br />

di fondamento in quanto erano tempi in cui professare il<br />

copernicanesimo comportava la scomunica, o peggio il rogo, e difatti,<br />

significativamente, coloro che si incaricarono di raccogliere gli scritti di<br />

Torricelli trovarono ben poche cose sull'astronomia, come se il<br />

matematico temesse le conseguenze di tali studi; mentre, per quello che<br />

riguarda Galileo, egli usò più volte il termine 'etere' (vedi ad esempio il<br />

Sidereus Nuncius) per designare una ignota sostanza diffusa nel cosmo.<br />

1.3 Gli anni '70 e '80<br />

Negli anni seguenti gli interessi di Leibniz furono assorbiti da discipline<br />

diverse, in particolare dalla matematica, alla quale egli si applicò<br />

notevolmente (non senza risultato). I suoi studi sulla filosofia naturale<br />

presero direzioni leggermente diverse: affascinato dalle questioni<br />

riguardanti il cartesianesimo, si dedicò a quella che oggi definiremmo la<br />

meccanica. E' del 1686 la sua Brevis demonstractio erroris memorabilis<br />

Cartesii, nella quale prese in esame uno dei capisaldi della fisica<br />

cartesiana: la conservazione della quantità di moto. Dimostrò che era<br />

errato assumere che la quantità di moto si conservasse sempre, ma che

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