N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte
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vigoroso" ed eserciteranno facilmente il loro dominio sugli altri, su<br />
coloro in cui prevale la prima inclinazione, utilizzandoli senza scrupoli<br />
per perseguire i propri interessi. 7<br />
Sulla base di queste premesse, come può allora il sostenitore<br />
tollerante del relativismo morale respingere le pretese dell'intollerante e<br />
dell'immoralista che intendano affermare una visione autoritaria e<br />
sopraffattrice, e per di più con mezzi violenti? Se fa appello al carattere<br />
prospettico e situato dei punti di vista (l'unico argomento di cui<br />
dispone), cade nella trappola costruita da lui stesso.<br />
E tuttavia lo spettro del relativismo morale, insieme ai pericoli<br />
che ne conseguono, può essere esorcizzato, secondo Rorty, non con<br />
argomenti, ma ricorrendo alla decisione di assegnare uno speciale<br />
privilegio alla comunità e al sistema etico-politico a cui apparteniamo,<br />
senza fingere "una impossibile tolleranza per ogni altro gruppo". 8 In<br />
questa formulazione estrema l'equivalenza postmoderna di tutti i valori<br />
si capovolge in etnocentrismo, nella asserzione, frutto di una semplice<br />
decisione pratica, della superiorità di una particolare visione<br />
(l'occidentale nordatlantica) sulle altre. Naturalmente etnocentrismo non<br />
significa, nella concezione rortyiana, chiusura verso le culture altre, al<br />
contrario: la visione occidentale-nordatlantica è quella più aperta alla<br />
comprensione delle culture diverse e proprio in ciò consiste la sua<br />
superiorità. Ma il motivo per cui dobbiamo scegliere questa visione,<br />
ossia essere etnocentrici, non ha alcuna giustificazione teoretica: "nella<br />
pratica, dobbiamo privilegiare il nostro gruppo, anche se non vi può<br />
essere alcuna giustificazione non circolare per tale condotta". 9<br />
Se questo esorcismo pratico possa essere considerato anche la<br />
soluzione di un reale, difficile problema è dubbio e resta comunque una<br />
questione aperta.<br />
2. Il ritorno alla cosa<br />
Il rifiuto generale di qualsiasi distinzione di valore porta anche alla<br />
dissoluzione postmoderna delle distinzioni di tipo gerarchico tra le<br />
diverse facoltà umane e tra i diversi sensi, tra l'organico e la ragione, tra<br />
l'inorganico e l'organico. Va così respinto il primato classico della vista,<br />
tradizionalmente connesso, dalle similitudini platoniche del Sole e della<br />
caverna al luminismo del paradiso dantesco, alla celebrata supremazia<br />
della razionalità. Rorty condivide la preferenza di Heidegger per le<br />
metafore dell'ascolto rispetto alle metafore della visione, privilegiate<br />
dalla tradizione filosofica. Ma la dissoluzione di questo tipo di