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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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"[La filosofia di Cartesio] - scrive - non [fu] altro che un ingegnoso<br />

romanzo tutt'al più verosimile per gli ignoranti […]: In verità non credo<br />

che si osi paragonare minimamente la sua filosofia a quella di Newton:<br />

la prima è un tentativo, la seconda è un capolavoro". E prosegue nella<br />

lettera successiva : "Il sistema di Descartes [basato sui piccoli e grandi<br />

vortici di materia sottile] era semplice e intellegibile a tutti […]. [Ma] è<br />

peraltro dimostrato falso che possa essere la causa della gravità. E'<br />

impossibile accordare [i grandi vortici] con le regole di Keplero la cui<br />

verità è dimostrata."<br />

Tali giudizi formulati da Voltaire mostrano con chiarezza quale sia la<br />

sua visione del metodo e del progresso scientifico: Newton rappresenta<br />

l'ideale dello scienziato moderno, Cartesio l'arretrato tentativo di<br />

subordinare la scienza alla metafisica, l'evidenza empirica ad<br />

un'immaginazione fantastica, piena di ipotesi né dimostrate né<br />

dimostrabili. 4<br />

Voltaire, cioè, aveva intuito che la superiorità dei moderni rispetto<br />

agli antichi passava attraverso i successi del metodo sperimentale e<br />

della misurazione matematica e che pertanto era necessario educare il<br />

pubblico francese a questa nuova cultura. Lui stesso né dette subito<br />

l'esempio: lesse con impegno trattati di fisica, consultò scienziati,<br />

trascorse molto tempo con esperti a discutere della teoria newtoniana. E<br />

solo dopo questo faticoso periodo di lavoro rieducativo, si decise a<br />

scrivere il suo Elémens de la Philosophie de Newton.<br />

L'opera, uscita nel 1738 ebbe subito un successo straordinario:<br />

Voltaire era riuscito a rendere intuitivi e concreti gli argomenti della<br />

fisica newtoniana, riuscendo a spiegare in modo chiaro ed intellegibile<br />

le nuove scoperte scientifiche.<br />

E tutto questo senza eccedere mai in semplificazioni eccessive o in<br />

effetti letterari superflui. Come sottolineò lui stesso nella prefazione<br />

dedicata a Madame du Chatelet:<br />

"[L'opera] non tratta di una marchesa, né di una filosofia immaginaria"<br />

(e qui è chiara l'allusione polemica al sistema filosofico cartesiano).<br />

"Quello che io presento al pubblico […] è lo studio solido[…] di molte<br />

nuove verità. […] Non conviene pretendere di trovare in questo libro<br />

delle galanterie […] Io per me mi contento di poter bene comprendere<br />

certe verità e di esporle con ordine e chiarezza […] Il nome di filosofia<br />

nuova sarebbe il titolo di un romanzo nuovo se non annunziasse altro

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