N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte
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I contadini del luogo, di generazione in generazione, arrotondano i<br />
magri guadagni che ricavano da una terra arida e avara dedicandosi a<br />
un'attività clandestina, ma molto più redditizia. Escono di notte, avvolti<br />
fino al naso nei loro mantelli per proteggersi dall'aria mefitica dei<br />
cunicoli, e vanno a huaquear le tombe, per vendere gli oggetti rubati ai<br />
collezionisti di pochi scrupoli.<br />
In quechua, l'antica lingua del luogo, huaca è ogni oggetto sacro, e<br />
siccome i doni lasciati a corredo dei defunti sono considerati sacri,<br />
viene chiamato huaquero chi li ruba. E' la versione peruviana dei nostri<br />
tombaroli.<br />
Naturalmente gli huaqueros, dopo anni di attività, erano in grado di<br />
riconoscere perfettamente gli stili degli oggetti lasciati dai loro antenati.<br />
Quando trovarono inaspettatamente centinaia di pietre con disegni<br />
totalmente diversi da quelli delle ceramiche e di qualsiasi altro reperto<br />
Nasca o Paracas, pensarono che si trattasse di sassi privi di valore<br />
archeologico e li offrirono per poche decine di soles, la moneta<br />
peruviana di quegli anni, quando un dollaro valeva 350 soles.<br />
All'inizio furono Pablo e Carlos Soldi, proprietari di grandi haciendas<br />
vicine a Ocucaje, a fare incetta di pietre, incuriositi dai disegni che<br />
giudicarono opera di fantasia di artisti sconosciuti, e nel giro di pochi<br />
anni collezionarono migliaia di pezzi. Poi altri seguirono il loro<br />
esempio e, tutti convinti di trovarsi di fronte a qualcosa di eccezionale,<br />
chiesero alle autorità di avviare delle indagini per scoprire il luogo del<br />
ritrovamento - che gli huaqueros mantenevano ben segreto - e di<br />
iniziare uno studio scientifico delle pietre. Ma inspiegabilmente, fin<br />
dall'inizio, ci fu un atteggiamento ostile da parte degli organi<br />
competenti, che poi diede origine a due opposti gruppi in lotta accanita:<br />
quello dei sostenitori dell'autenticità delle pietre, e quello degli<br />
oppositori.<br />
Adesso conviene presentare il personaggio più importante nella storia<br />
di questa scoperta: Javier Cabrera Darquea, medico e chirurgo<br />
nell'Ospedale Regionale di Ica, il più appassionato estimatore delle<br />
pietre e, per ora, unico decifratore del linguaggio simbolico nascosto<br />
nelle incisioni.<br />
Così inizia il suo libro "El mensaje de las Piedras Grabadas de Ica":<br />
"Erano i primi giorni di maggio del 1966. Felix Llosa Romero, un<br />
amico d'infanzia, attraversò la Plaza de Armas della città di Ica, ed entrò<br />
nel mio consultorio medico. Nella mano destra aveva una piccola pietra.<br />
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