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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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conclusioni. Non tutti gli appartenenti al nucleo sono altrettanto sicuri<br />

delle conclusioni tratte. Studiosi della stessa disciplina invece hanno<br />

convinzioni un po' più unanimi e un po' più dogmatiche. Esperti di altre<br />

materie danno i risultati già per acquisiti." 5<br />

Quindi è del tutto comprensibile che Voltaire, che era un grande<br />

scrittore, ma non certo un fisico, considerasse le "verità" newtoniane<br />

come certezze assolute e giurasse sul loro nome.<br />

Senza contare, inoltre, che esse avevano per lui un valore strumentale<br />

e simbolico: costituivano il passaporto per la modernità, il mezzo<br />

attraverso cui realizzare una società nuova, più libera e democratica.<br />

Oggi, tutti noi sappiamo come è andata a finire a tre secoli di distanza.<br />

La scienza moderna, in effetti, ha prodotto quel rinnovamento della<br />

società che Voltaire e gli altri philosophes si aspettavano. Tuttavia è<br />

ormai evidente che essa non può più pretendere di guidare o di ispirare<br />

la democrazia. L'immagine illuminista della scienza come fonte<br />

infallibile di verità è per sempre tramontata: nessuno statuto<br />

epistemologico difende, ormai, l'attività scientifica dalle contingenze e<br />

dalle contraddizioni di qualsiasi altra attività sociale: sono l'elemento<br />

economico, l'influenza dei media, la situazione politica che determinano<br />

i tempi e la direzione del suo percorso evolutivo.<br />

L'"Appello per la libertà della ricerca", promosso qualche mese fa da<br />

R. Dulbecco e da oltre mille scienziati italiani, ne è una conferma<br />

esplicita: la scienza non gode più di quella extraterritorialità politica e<br />

sociale che la caratterizzava in precedenza. Le scelte di natura<br />

scientifica e tecnologica non si basano più solo sulle indicazioni di<br />

un'autonoma comunità di scienziati, ma anche su ragioni contingenti di<br />

origine sociale e politica.<br />

E se questo può apparire a prima vista un limite, un ostacolo allo<br />

sviluppo e al progresso scientifico, in realtà, ad uno sguardo più<br />

profondo, si può osservare che non lo è. Perché è solo coinvolgendo più<br />

attivamente la collettività, solo accettando di operare in stretta<br />

connessione con il proprio contesto sociale, che la scienza continuerà ad<br />

avere il sostegno del pubblico e la possibilità di mantenersi viva.<br />

Altrimenti finirà per realizzare l'inquietante prospettiva descritta dal<br />

Galileo di Brecht, in cui "ad ogni eureka [della comunità scientifica]<br />

risponderà un grido di dolore dell'intera umanità".

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