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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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Poliziano, nel suo commento in versi ai Fasti di Ovidio - purtroppo<br />

perduto - avrebbe potuto averli introdotti, fornendo così già pronta a<br />

Botticelli l'intera serie dei personaggi della Primavera.<br />

In luogo del solito petaso, il dio porta un elmo: è l'elmo di Ade, che<br />

conferisce l'invisibilità a chi lo indossa, appunto uno degli attributi<br />

tipici di Mercurio. Tuttavia, il fatto che il pittore abbia intenzionalmente<br />

scelto questa alternativa (rispetto a quella più comune del petaso) non<br />

può essere senza significato. Mercurio indossa l'elmo di Ade, dunque è<br />

invisibile. L'inventio è semplicemente deliziosa e dimostra, se ce ne<br />

fosse bisogno, il genio di Botticelli. L'artista, con questo sottile artificio<br />

stilistico ci dice che ci sta facendo vedere qualcosa che ordinariamente<br />

non si vede, che ci sta mostrando l'invisibile. Così questa aggiunta, se<br />

per un verso turba la simmetria del dipinto, per quest'altro non la turba<br />

affatto perché Mercurio c'è, ma come qualcosa che non si dovrebbe<br />

vedere. Che cos'è questa cosa?<br />

Cerchiamo di capirlo. Mercurio, i cui piedi sono ben piantati a terra,<br />

tende il caduceo verso il cielo, e con l'estremità perfora un nembo. La<br />

sua tunica rossa - color del fuoco - è poi decorata da fiammelle che<br />

salgono e scendono. Non serve di più per comprenderne il significato:<br />

Mercurio il messaggero, instancabile tramite tra terra e cielo, è una<br />

bellissima allegoria del fuoco celeste o spiritus mundi (da non<br />

confondere con l'anima mundi ), detto anche mercurio celeste o<br />

spirituale, che nella filosofia della natura vigente ai tempi era supposto<br />

circolare incessantemente tra terra e cielo secondo il ritmo delle<br />

stagioni. Ecco quanto ne scriveva Marsilio Ficino nel terzo libro del suo<br />

De vita:<br />

"Esso è un corpo sottilissimo, quasi non corpo e già anima, o quasi non<br />

anima e già corpo. La sua capacità contiene pochissima natura terrena,<br />

un po' di quella aquea, ancor più di quella aerea, ma soprattutto<br />

moltissima di quella del fuoco delle stelle (...). Esso vivifica tutto e<br />

ovunque ed è il responsabile prossimo di ogni generazione o<br />

mutamento."<br />

Questa è tra l'altro la ragione per cui l'acrostico INRI si vide in seguito<br />

conferire - oltre all'interpretazione canonica di Iesus Nazarenus Rex<br />

Iudaeorum - quella filosofica e naturalistica di Igne Natura Renovatur<br />

Integra. Questo fuoco o spirito celeste era considerato l'agente<br />

invisibile di ogni dinamica ciclica nella natura sublunare, ed è perciò

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