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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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filosofica susseguente questo sarebbe comunque ininfluente, dato che la<br />

divergenza di opinioni è tale che la questione della priorità passa in<br />

secondo piano rispetto a quella dei contenuti.<br />

Ad ogni modo Leibniz proseguì il suo viaggio iniziando a meditare<br />

sulla questione cosmologica. Nel periodo seguente pubblicò molti<br />

articoli di argomento inerente la fisica, ed iniziò studi preparatori per un<br />

articolo nel quale intendeva illustrare le sue meditazioni sulla<br />

cosmologia. In questo contesto vide la luce Schediasma de resistentia<br />

medii..., dove viene studiato il moto di un proiettile in un mezzo che gli<br />

offre resistenza nei vari casi in cui sia o meno accelerato dalla gravità.<br />

Questo testo non avrebbe molta importanza se considerato per sé stesso,<br />

ma la assume se lo si vede nel contesto degli studi fluidodinamici in cui<br />

presumibilmente è stato elaborato.<br />

Leibniz non era dunque in accordo con la tesi sostenuta da Newton, o<br />

meglio, non condivideva ciò che si poteva desumere dalla recensione di<br />

Pfauzt. Ma vediamo cosa poteva averlo colpito. Newton nei suoi<br />

Principia ammetteva candidamente che, se dalle osservazioni si poteva<br />

dedurre che tutti i corpi fin lì considerati tenevano un certo<br />

comportamento, allora era giustificato pensare che questo avvenisse<br />

sempre, e che anche se non se ne conosceva la causa, si poteva darne<br />

una descrizione matematica con la quale eseguire comunque i calcoli<br />

quantitativi sul fenomeno. Naturalmente Newton includeva tra questi<br />

fenomeni anche la gravità, perfino a livello dei corpi celesti, poiché è<br />

notorio che tutti i corpi che stanno sulla terra vengono<br />

"apparentemente" attratti al suolo. Dunque, secondo il precetto<br />

Newtoniano, tutti i corpi dovevano essere come attratti gli uni dagli<br />

altri, cosa che poteva essere dedotta per induzione, dal momento che<br />

tutti i corpi sono formati dalla stessa materia, e che sulla terra tutti i<br />

corpi sembrano attratti dalla materia terrestre. Per Leibniz questo<br />

assumeva i contorni di un pericoloso ritorno al passato, una rinuncia<br />

allo sforzo di cercare le cause razionali delle cose, un salto indietro ad<br />

un passato che, fortunatamente, era stato superato dalla meditazione e<br />

dalla riflessione razionale dei filosofi a lui immediatamente precedenti.<br />

Avvertì dunque la necessità di contrastare una simile filosofia, e ciò<br />

doveva essere fatto velocemente, prima che potesse trovare grande<br />

riscontro presso gli studiosi.

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