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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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"Potremmo affermare che non abbiamo assolutamente nessuna prova<br />

sull'origine dell'Homo e così togliere tutti i membri del genere<br />

Australopithecus dalla famiglia degli ominidi... Provo un'avversione<br />

così viscerale a questa idea che sospetto di non essere in grado di<br />

valutarla razionalmente. Sono stata educata sulla base della nozione che<br />

l'Australopithecus è un ominide".<br />

"Ecco" - questo il commento degli autori - "una delle affermazioni più<br />

oneste che abbiamo mai sentito da uno scienziato 'ufficiale' implicato<br />

nella ricerca paleoantropologica".<br />

Una delle "anomalie" più sconcertanti venute alla luce in Africa è<br />

rappresentata dalle orme impresse su di uno strato di ceneri vulcaniche<br />

vecchie di 3,8 milioni di anni, scoperte nel 1979 a Laetoli (Tanzania<br />

Settentrionale). Orme che sembrerebbero chiaramente prodotte da<br />

ominidi. Tali reperti sono stati analizzati in un articolo pubblicato dal<br />

National Geographic in cui l'autrice, Mary Leakey, riporta le parole di<br />

Luise Robbins, esperta di impronte dell'Università del North Carolina:<br />

"hanno un aspetto troppo umano, troppo moderno, per essere state<br />

trovate in un tufo così antico". "Noi siamo comunque rimasti sorpresi di<br />

incontrare un'anomalia così evidente" - è il commento degli autori a<br />

questo caso - "nell'ambito insospettabile degli annali più recenti della<br />

ricerca paleoantropologica ufficiale. Quello che ci ha veramente<br />

sconcertato è stato vedere che scienziati di fama mondiale, i migliori<br />

della loro professione, erano capaci di osservare queste impronte,<br />

descrivere le loro caratteristiche umane, e ignorare la possibilità che le<br />

creature che le hanno lasciate potessero essere umane come noi.<br />

Evidentemente la loro corrente mentale influisce nei normali canali<br />

precostituiti".<br />

Ma se sono sempre più numerosi gli scienziati che si rendono conto<br />

della necessità di riaprire la discussione sulle tante incongruità e sulle<br />

contraddizioni esistenti, l'atteggiamento scelto ancora oggi dalla scienza<br />

ufficiale è immutato: i dati "scomodi" si ignorano o si arriva alla<br />

soppressione delle prove. Cremo sottolinea che quando parla di<br />

soppressione delle prove, non si riferisce certo all'azione di un gruppo<br />

di "scienziati cospiratori" ma, come abbiamo visto, più semplicemente<br />

ad un "normale procedimento sociale di filtraggio della conoscenza".<br />

Archeologia proibita è innanzitutto una denuncia dell'esistenza di un<br />

procedimento che, "apparentemente innocuo", alla lunga finisce per<br />

avere un "notevole effetto cumulativo". Al di là dei contenuti espressi,<br />

uno dei meriti maggiori del libro è proprio quello di far riflettere

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