N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte
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sorpresa, in piccoli gruppi o anche individualmente, per vendicarsi, fare<br />
prigionieri ed acquistare onori personali. Così se gli Indiani<br />
consideravano l'incursione nel territorio nemico e l'imboscata atti di<br />
destrezza che, con il minimo rischio e l'uccisione di pochi, riuscivano<br />
ad appagare il senso di giustizia della tribù procacciando ai guerrieri<br />
che si erano esposti prestigio e riconoscenza, gli Inglesi vedevano con<br />
disprezzo simili attacchi e, interpretandoli come segno di vigliaccheria e<br />
di slealtà, o addirittura di diabolicità, si sentivano legittimati a reagire<br />
con tutta la violenza possibile.<br />
Il conflitto tra le due culture era inevitabile ed avrebbe ineluttabilmente<br />
condotto alla vittoria la società tecnologicamente più avanzata che<br />
aveva deciso di portare il suo ordine, la sua civiltà e la "vera" fede nel<br />
caos rappresentato dalla wilderness. Ma proprio quest'ultimo scopo,<br />
che, pur secondario nei fatti, era stato la bandiera ideologica<br />
dell'impresa colonizzatrice, si rivelò particolarmente difficile da<br />
realizzare dal momento che più degli altri implicava, per la sua riuscita,<br />
una somiglianza di valori inesistente tra le due razze. Malgrado lo<br />
sforzo di alcuni missionari, come John Eliot nel New England e i<br />
Gesuiti nel Maryland, gli Indiani, pur mostrando di ascoltare con<br />
interesse la predicazione dei nuovi venuti, in realtà opposero resistenza<br />
alla conversione, ed anche quando sembrava che accettassero alcuni<br />
aspetti del rituale cristiano, come il battesimo, non ne interiorizzavano il<br />
significato e non erano perciò disposti a rinunciare alla propria forma di<br />
religiosità con la quale riuscivano a spiegarsi il mondo. L'ostinazione, o<br />
meglio la dignitosa fermezza, con cui essi difesero i valori della loro<br />
società contribuì in modo cruciale alla loro emarginazione da parte dei<br />
coloni inglesi i quali, vedendo sempre di più nei costumi indiani lo<br />
specchio del deplorevole stato in cui poteva ridursi l'umanità che viveva<br />
nel peccato, cominciarono a definire se stessi in contrapposizione agli<br />
altri ed usarono la 'negatività' del 'selvaggio' per rafforzare la propria<br />
identità 'positiva' di uomini 'civilizzati'.<br />
Nel ripercorrere la vicenda attraverso cui prese corpo l'immagine<br />
dell'Indiano nella cultura europea moderna, si rileva come essa possa<br />
essere letta nell'ambito del più ampio processo di invenzione<br />
dell'America, a sua volta esemplare del travaglio che sottese il<br />
passaggio tra mondo antico e mondo nuovo, tra pensiero dogmatico,<br />
basato sull'autorità delle Sacre Scritture, e pensiero scientifico, basato<br />
invece sull'osservazione diretta dei fatti senza pregiudizi e problemi di<br />
coerenza con quelle. Mentre l'entità geografica dell'America fu<br />
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