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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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Archeologia proibita: la storia segreta della razza umana<br />

Inedite informazioni storiche e scientifiche sul nostro passato<br />

Michael Cremo, Richard L. Thompson<br />

(I Nuovi Delfini, Gruppo Futura, 1977)<br />

"La nostra civiltà, come ogni civiltà,<br />

è una congiura" (Louis Pauwels)<br />

Isola di Manitoulin (lago Hurona, America Settentrionale), anni<br />

Cinquanta. Nel corso di una campagna di scavi condotta da Thomas E.<br />

Lee, del Museo Nazionale del Canada, vengono rinvenuti nei depositi<br />

glaciali di Sheguiandah degli "utensili sofisticati in pietra". L'analisi del<br />

materiale, porterà il geologo John Sanford, della Wayne State<br />

University, ad ipotizzare per i reperti un'età compresa tra i 65 mila e i<br />

125 mila anni 1 . Una datazione straordinaria, tale, se confermata, da<br />

rimettere in discussione i principi dell'archeologia ufficiale! Come<br />

sottolinea Michael Cremo, commentando il caso in questione<br />

nell'introduzione al volume scritto assieme a Richard L. Thompson 2 ,<br />

secondo le teorie ufficiali, gli esseri umani sarebbero apparsi la prima<br />

volta nel Nord America - raggiungendo il continente dalla Siberia -<br />

soltanto 12 mila anni fa! In pratica, si tratterebbe di "ritoccare" le<br />

datazioni ufficiali anche di ben cento mila anni!<br />

Se le implicazioni legate ad uno scenario del genere sono ben<br />

immaginabili, quello di Sheguiandah non è che uno dei tantissimi casi<br />

"incredibili", e certo non il più clamoroso, dei quali nel libro di Cremo e<br />

Thompson viene offerta una raccolta imponente, frutto di otto anni di<br />

ricerche. Una lunga rassegna di scoperte "impossibili", rinvenimenti<br />

inspiegabili, venuti alla luce dal XIX secolo ad oggi, che non solo<br />

pongono seri interrogativi sulle datazioni ortodosse, ma rispetto ai quali<br />

vengono a vacillare appunto le fondamenta stesse dell'archeologia, oltre<br />

che, per esempio, della paleontologia.<br />

Soprattutto, quale filo conduttore dell'intera opera, emerge una<br />

denuncia della parzialità e del dogmatismo della scienza ufficiale, che<br />

avrebbe costruito le proprie certezze ignorando ogni scoperta<br />

contrastante con le ipotesi approvate e denigrando e isolando ogni<br />

ricercatore promotore di teorie alternative o soltanto "colpevole" di<br />

essere disposto a prendere in esame dati "imbarazzanti".<br />

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