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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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distinzioni, testimoniata soprattutto dall'arte postmoderna e dai suoi<br />

teorici, è ben più radicale. Non si tratta infatti di rivalutare<br />

romanticamente, nei confronti della luce meridiana della ragione e del<br />

primato della vista, dell'esteriorità, il lato oscuro e misterioso, il<br />

significato più profondo dell'interiorità, della notte che, comunque, con<br />

Novalis continua a custodire, in sé disseminata, la luce 10 . Si tratta di<br />

recuperare ciò che è del tutto privo di luce, ciò che è buio, informe e<br />

con cui siamo in contatto senza distanza e senza misura.<br />

Vanno così riscattati i sensi "inferiori", soprattutto il tatto con cui<br />

ci assimiliamo ai corpi e alle cose. L'arrogante "io penso", che progetta<br />

affannosamente nel tempo lineare e teleologico, deve essere spodestato<br />

dall'impersonale "si sente", che nega il tempo nella passiva ripetizione<br />

caratteristica dell'inorganico. A differenza dell'organico, infatti, in cui è<br />

ancora presente una sorta di teleologia e quindi di "presogggettività",<br />

l'inorganico non porta in sé alcuna traccia, alcuna prefigurazione della<br />

soggettività progettante nel tempo. 11<br />

Tutte le classiche distinzioni di valore vanno così abolite in nome<br />

di un ritorno alla passività cosale eppure senziente, che non è affatto un<br />

romantico ritorno alla natura preumana, in quanto riconosce e accoglie<br />

in sé l'artificialità tecnologica: l'"umano" si compie e, al tempo stesso, si<br />

autonega nel "postumano", nel ritorno consapevole alla cosa che sente,<br />

alla cosa artificiale che ripete la cosa originaria a cui restituisce dignità<br />

ontologica; e il movimento del tempo si conclude nella sua negazione<br />

ossia nella ripetizione sempre uguale dell'inorganico. 12<br />

Ci si può chiedere tuttavia se non sussista una contraddizione<br />

dirompente tra ciò che afferma la tesi in questione - ossia l'equivalenza<br />

dei sensi e delle facoltà umane - e il fatto che essa sia appunto una tesi,<br />

consista cioè di argomenti, di cui si presuppone, o almeno si auspica, la<br />

lettura, tramite il senso della vista, e la comprensione, tramite la<br />

ragione! Non vengono in tal modo inevitabilmente riaffermate proprio<br />

quelle distinzioni di tipo gerarchico che il postmoderno intende negare?<br />

3. La nuova socialità dionisiaca<br />

Al livello dei rapporti sociali, infine, nei confronti della società<br />

moderna - dominata da Prometeo ossia dall'energetismo produttivistico<br />

- che è il corrispettivo economico-sociale dell'ansia progettuale<br />

dell'individuo moderno - e caratterizzata dalla dicotomia tra individuo e<br />

società, i postmoderni rivalutano Dioniso ossia lo "stare insieme"<br />

primordiale, affettivo e agerarchico, sistematicamente indebolito dalla<br />

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