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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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creati con la parte più influente della comunità scientifica inglese (vedi<br />

la Royal Society, e in particolar modo Robert Hook, con il quale era<br />

entrato in polemica a causa della sua teoria dei colori).<br />

All'interno del college nel quale insegnava, conduceva una vita molto<br />

riservata, sempre dedito allo studio e poco incline alla mondanità. Ad<br />

ogni modo, nel 1687, non senza una poderosa opera di convincimento<br />

da parte di Edmund Halley, pubblicò il suo capolavoro, i Principia<br />

Mathematica Philosophiae Naturalis. La cosa che balza subito<br />

all'attenzione è il sottile richiamo all'opera di Cartesio. E questo era<br />

appunto l'intento di Newton, che voleva attaccare la filosofia cartesiana<br />

là dove questa si riteneva più forte: le fondamenta filosofiche. La tesi di<br />

fondo del monumentale libro è all'incirca la seguente: 'la filosofia<br />

naturale ha bisogno di basi certe e non di mere speculazioni (o ipotesi,<br />

per parafrasare Newton stesso) dunque le sue fondamenta devono essere<br />

poste sull'unica scienza umana che si possa dire logicamente corretta: la<br />

matematica". A dire il vero Newton fece molto di più: elaborò per essa<br />

una struttura logico-deduttiva simile a quella della geometria, e, sulla<br />

base di questo, la fece diventare una scienza quantitativa, a differenza<br />

dell'approccio cartesiano, che era meramente qualitativo.<br />

Questa fu appunto la chiave del successo della filosofia newtoniana, che<br />

non si limitava a dare una spiegazione dei fenomeni sulla base di ipotesi<br />

più o meno plausibili, ma era in grado di calcolare effettivamente<br />

quantità fisiche relative al fenomeno in oggetto; sulla base di previsioni<br />

misurabili si poteva quindi non solo testare la teoria, ma anche,<br />

finalmente, utilizzarla per 'sviluppare' applicazioni tecnologiche, cosa<br />

che fino al secolo precedente era lasciata totalmente al genio di pochi<br />

come Leonardo. In questo quindi l'approccio newtoniano era<br />

effettivamente superiore a quello cartesiano.<br />

La notorietà universale arrise però alla filosofia newtoniana soltanto<br />

molti anni più tardi, attorno alla seconda decade del XVII secolo, grazie<br />

ai successi nella meccanica celeste, e grazie anche all'appoggio prestato<br />

da filosofi di grande fama, come Voltaire, che l'abbracciarono con<br />

entusiasmo.<br />

Nei quarant'anni seguenti, che separarono la prima e la terza edizione<br />

dei Principia Mathematica, e corrispondenti approssimativamente al<br />

periodo di transizione da una teoria all'altra, si svolse una discussione<br />

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