N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte
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Nel secolo dei lumi ,infatti, si riteneva che la scienza fosse la base<br />
ideale su cui fondare una società libera , uguale e fraterna. Il rapporto<br />
tra scienza e democrazia sembrava intrinseco e costitutivo. Non solo: il<br />
nuovo metodo scientifico, intriso di scetticismo, sperimentalismo,<br />
rifiuto dell'autorità e irriverenza sembrava rappresentare una sintesi<br />
perfetta del nascente spirito illuminista.<br />
Non desta stupore, quindi, che in questo periodo venne a delinearsi un<br />
quadro intermedio di divulgatori, impegnati a stabilire un legame tra i<br />
protagonisti della rivoluzione scientifica e la timida cultura della<br />
borghesia in ascesa. Letterati e studiosi come Fontenelle, Voltaire,<br />
Maupertuis (per limitarci solo alla Francia) divulgarono in modo così<br />
elegante e coinvolgente le teorie di Newton e Cartesio da trasformare in<br />
breve tempo la scienza da argomento serio e complicato ad occasione<br />
per galanti conversazioni da salotto. Gli Entretiens sur la pluralité des<br />
mondes di Fontanelle, ad esempio, costituirono per molto tempo lo<br />
strumento principale di discussione e di diffusione della fisica<br />
cartesiana nella società francese. 3<br />
Ma è soprattutto con l'opera di Voltaire che il dibattito scientifico si<br />
allargò in modo definitivo oltre i confini dell'Accademia. E questo<br />
grazie alla capacità del celebre poeta di trasformare la disputa teorica tra<br />
la fisica newtoniana e quella cartesiana, in un vivace confronto fra due<br />
personaggi che incarnavano sistemi politici e filosofici diversi. Nelle<br />
Lettres philosophiques, ispirate da un soggiorno in Inghilterra dal 1727<br />
al 1729, Voltaire tracciò - tra l'altro - un vivace scorcio della<br />
rivoluzione scientifica del '600, un giudizio iconoclasta sulla fisica di<br />
Cartesio e un esplicito riconoscimento a Newton e alla sua opera. In<br />
poche pagine Voltaire aveva condensato la sua concezione positivista<br />
della conoscenza e rivelato quella che poi - esasperandosi - I. Lakatos<br />
ha definito "una posizione di intollerante illuminismo dogmatico". Per<br />
capire cosa intenda Lakatos con questo giudizio, basta analizzare il<br />
parallelo che Voltaire traccia tra Cartesio e Newton e confrontarlo con<br />
quello realizzato da Fontenelle qualche anno prima nel suo Eloge de<br />
Newton.<br />
Il segretario dell'Accademia francese aveva riconosciuto con<br />
equilibrio i meriti di entrambi i filosofi pur evidenziandone la diversa<br />
impostazione metodologica : "[Cartesio] - aveva scritto Fontenelle -<br />
parte da ciò che comprende in modo chiaro per scoprire la causa di ciò<br />
che vede; [Newton invece] da ciò che vede per scoprirne la causa".<br />
Nella sua analisi Voltaire è meno imparziale e si schiera apertamente a<br />
favore della sintesi newtoniana:<br />
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