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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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le sponde orientali dell'Orbis Terrarum, ed era certo che in seguito<br />

avrebbe trovato ciò che cercava, e cioè la comunicazione tra l'Oceano<br />

Atlantico e l'Oceano Indiano. Tutti i suoi viaggi successivi furono<br />

guidati da questa incrollabile fede e da un'identica convinzione, e<br />

furono volti quindi a dimostrare che le coste della terra avvistata erano<br />

identiche a quelle dell'Asia. A proposito dell'isola di Cuba, ad esempio,<br />

volle sostenere che apparteneva alla terra ferma, identificandola con la<br />

penisola dell'Aurea Chersoneso disegnata da Tolomeo, e obbligò i suoi<br />

marinai a giurare che non si trattava di un'isola, come invece molti di<br />

loro, visto il tragitto esplorativo compiuto, ormai sospettavano 8 .<br />

Quando nel 1497 le esplorazioni dei Caboto, compiute sotto il<br />

patrocinio dell'Inghilterra nell'attuale zona di Terranova, rivelarono<br />

l'esistenza di una massa continentale a nord dei punti toccati<br />

dall'Ammiraglio, la notizia sembrò paradossalmente confermare proprio<br />

che potesse trattarsi delle coste settentrionali dell'Asia. A Colombo non<br />

restava, quindi, per provare la sua tesi, che continuare a costeggiare<br />

verso sud le presunte coste orientali asiatiche fino a trovare l'inevitabile<br />

passaggio che avrebbe dovuto condurre nell'Oceano Indiano. E quando<br />

nel corso del suo terzo viaggio, avvenuto nel 1498, dovette constatare<br />

che solo una vasta estensione di terra poteva giustificare la presenza di<br />

tanta acqua dolce quanta quella rinvenuta nel golfo di Paria nell'odierno<br />

Venezuela, alle foci dell'Orinoco, Colombo concepì in effetti l'idea di<br />

un orbis alter, di cui avevano osato parlare gli scrittori pagani, ma<br />

soltanto nell'ipotesi che si trattasse di una grossa isola e senza quindi<br />

venire in contrasto con la teoria dell'ecumene. Non disdegnò neppure di<br />

aggiungere, comunque, forse ad esclusivo beneficio delle autorità<br />

religiose, che quella da lui intravista potesse essere addirittura la sede<br />

del Paradiso Terrestre, dalla quale si dipartivano appunto ben quattro<br />

fiumi, e che da molti era stata collocata proprio nell'estremo Oriente 9 .<br />

L'idea di un mondo altro, alla quale si accenna ripetutamente nei suoi<br />

scritti, non gli derivava da ciò che poteva aver visto, bensì dalla sua<br />

fermezza nella ostinata convinzione che le terre da lui raggiunte nei<br />

precedenti viaggi fossero veramente l'Asia. Fu così che, a conclusione<br />

del suo quarto viaggio, in cui aveva perlustrato le coste a sud della<br />

penisola dello Yucatan fino a rendersi conto che non esisteva alcun<br />

passaggio per l'Oceano Indiano, dovette scartare definitivamente<br />

l'ipotesi che esistesse una nuova terra posta a meridione proprio perché<br />

non aveva il carattere dell'insularità, e fu costretto ad ipotizzare, allo<br />

scopo di mantenere l'accordo tra la sua teoria e i dati sperimentali, che<br />

le terre scoperte costituissero una penisola addizionale dell'Asia, quale<br />

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