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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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Le "spiegazioni" degli "avversari" per partito preso, alcune delle quali<br />

qui di seguito riportate, si presentano talora un po' ingenue, perfino<br />

controproducenti, come ben sottolinea la Petruccelli. Una pietra di 500<br />

chilogrammi è facilmente vendibile sul mercato dei turisti? Chi mai<br />

falsario si accingerebbe alla faticosa impresa? E perché non si mostrano<br />

le pagine di quei libri dove i contraffattori locali avrebbero trovato<br />

l'ispirazione per riprodurre immagini di trapianti negli anni '60, quando<br />

la prima famosa operazione del genere, effettuata dal cardiochirurgo<br />

Barnard, risale solo al 1967? Si può credere senza sforzo che una<br />

persona qualsiasi, non dotata di particolari competenze specifiche, abbia<br />

idee tanto accurate su alcuni dei dettagli concernenti siffatte pratiche<br />

chirurgiche? E avrebbe fantasticato di quegli strani uomini, la cui<br />

rappresentazione avrebbe dovuto far sospettare subito ai potenziali<br />

clienti una possibile simulazione, e sarebbe riuscita quindi svantaggiosa<br />

per gli interessi del falsario stesso? Da quale fantasia e cultura sarebbe<br />

originata l'idea di incidere sulle pietre il ciclo evolutivo di animali<br />

preistorici, contenente dettagli che solo oggi sono conosciuti agli<br />

scienziati? Un semplice tombarolo avrebbe davvero potuto pensare di<br />

raffigurare l'uccisione di un dinosauro attraverso un attacco sul dorso,<br />

dove è stato stabilito risiedesse uno dei centri del sistema nervoso<br />

dell'animale? E' questa una nozione di tipo "comune", che si trova negli<br />

ordinari libri di scuola del Perù? Si sostiene inoltre che le pietre siano<br />

manifestamente delle contraffazioni, per il fatto che il loro stile non ha<br />

niente a che fare con quello degli altri più comuni reperti archeologici<br />

del luogo, senza tenere conto che questo è un elemento a favore della<br />

tesi completamente opposta: solitamente, un falsario di antichità imita il<br />

già noto, non "crea".<br />

Per quanto riguarda lo stesso Cabrera, prima viene descritto come un<br />

sempliciotto, caduto nella rete di furbi campesinos che avrebbero<br />

prodotto i falsi da soli, poi secondo Broch sarebbero in parte<br />

responsabili del raggiro addirittura anche degli esperti di Belle Arti;<br />

infine, lo si descrive pure impegnato in prima persona sul campo a<br />

ricercare dei reperti in proprio (quest'ultima circostanza risulta<br />

autentica, come si diceva, allo scrivente).<br />

Bisogna poi soprattutto saper separare l'interpretazione che dà delle<br />

pietre colui che ne è il principale collezionista, dalla loro eventuale<br />

esistenza oggettiva come reperti degni di studio. Di fatto, le conclusioni<br />

del medico andino, così come riportate dalla Petruccelli o da Sermonti -<br />

tramite il libro da questi citato - appaiono a dir poco "ingenue", laddove<br />

si parla di: "un'umanità vissuta almeno sessanta milioni di anni fa [...]<br />

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