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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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Amsterdam nel 1637. Morton accusa i Puritani, che riuscirono ad espellerlo dal<br />

suolo americano, di aver finto zelo religioso quando in realtà agirono solo per il<br />

proprio interesse materiale, essendo egli un loro temibile concorrente nel commercio<br />

delle pelli di castoro. A suo dire, essi si dimostrarono privi della ben che minima<br />

carità cristiana dal momento che, dopo averlo condannato ingiustamente, lo<br />

abbandonarono in un'isola senza curarsi della sua sopravvivenza. Nell'attesa di<br />

trovare un passaggio per l'Inghilterra, Morton afferma di essersi potuto salvare solo<br />

grazie agli Indiani che lo accolsero con vero spirito di fratellanza, dimostrando<br />

maggiore umanità di "coloro che si proponevano di purificare il mondo" (New<br />

English Canaan of Thomas Morton, C.F. Adams (ed.), New York, Burt Franklin,<br />

1967, p. 289).<br />

34 W. Wood, New England's Prospect, London, 1635, A.T. Vaughan (ed.), Amherst,<br />

University of Massachussetts Press, 1977. L'opera, frutto dello spirito di<br />

osservazione di un semplice viaggiatore che rimase quattro anni nel posto, è a<br />

tutt'oggi considerata come la più attendibile e organica fonte di informazione sul<br />

New England del tempo e sui suoi abitanti originari.<br />

35 Si veda, ad esempio, la relazione di John Hammond, Leah and Rachel, or the Two<br />

Fruitful Sisters of Virginia and Maryland, London, 1656, in C.C. Hall (ed.),<br />

Narratives of Early Maryland, 1633-1684, New York, Barnes and Noble, 1967, pp.<br />

281-308, in cui l'autore tratteggia un quadro di vita operosa e di civile collaborazione<br />

tra gli abitanti delle colonie, descrivendoli come "affabili", "cortesi", "astuti", "svelti<br />

nell'apprendere", aggettivi che erano stati generalmente usati a proposito degli<br />

Indiani, ai quali invece non viene tributata alcuna attenzione.<br />

36 Frutto di fervida immaginazione e volutamente esagerato è senza dubbio il ritratto<br />

dei Susquehannas tratteggiato da George Alsop in appendice a A Character of the<br />

Province of Maryland. L'autore, emigrato nel Maryland nel 1658 come semplice<br />

servo a contratto, dopo quattro anni di servitù e uno di malattia, fece ritorno in<br />

Inghilterra dove diede alle stampe la sua operetta, con la quale si proponeva<br />

essenzialmente di attrarre l'attenzione del lettore medio/basso per convincerlo della<br />

facilità con cui anche chi non aveva soldi poteva emigrare ponendosi al servizio di<br />

qualcuno finché non avesse riscattato il prezzo del biglietto.<br />

37 I Provinciali inglesi inviavano dall'Inghilterra a Roma dei resoconti annuali<br />

dell'operato svolto dai missionari sotto forma di missive. Il sogno citato viene<br />

raccontato in "The Annual Letter of 1639", in C.C. Hall (ed.), op. cit., pp. 124-25.<br />

38 B. Bailyn e G. Wood, tr. it. Le origini degli Stati Uniti, cit., p. 225.<br />

39 Nella sua prima relazione inviata a Londra nel 1608, subito dopo i fatti, John<br />

Smith aveva raccontato che, essendo stato fatto prigioniero dagli Indiani e condotto<br />

dal loro capo Powatan, era stato poi da lui liberato perché con la sua abilità oratoria<br />

era riuscito a convincerlo di essere arrivato lì come amico e di voler essere suo<br />

alleato. Narrando lo stesso episodio nel III libro della Generall Historie (1624),<br />

Smith scrisse invece che a decidere della sua sorte fu la figlia di Powatan,<br />

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