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N. 3 - 21 aprile 2001 - Giano Bifronte

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meccanismi sociali di filtraggio del sapere che sono in atto nell'ambito<br />

della comunità scientifica".<br />

Sta di fatto, come ben spiega Phillip E. Johnson, che Cremo e<br />

Thompson dimostrano come ci si trovi di fronte ad un "doppio criterio<br />

di valutazione" dei reperti da parte dell'archeologia ufficiale: "I reperti<br />

degli esseri umani o dei loro attrezzi vengono accettati e riconosciuti se<br />

rientrano nei modelli ortodossi dell'evoluzione umana, mentre reperti<br />

altrettanto validi, che però non rientrano nel modello preconcetto,<br />

vengono ignorati o addirittura distrutti".<br />

"Tali scoperte" - sottolinea ancora Johnson - "scompaiono ben presto<br />

dalla stampa e nel giro di poche generazioni diventano invisibili. Di<br />

conseguenza, è praticamente impossibile che teorie alternative sulla<br />

storia dei primi esseri umani ottengano qualche riconoscimento. Le<br />

prove stesse che potrebbero sostenerle non sono più reperibili e non<br />

possono più essere valutate".<br />

Se questo è vero per i decenni passati, oggi nuovi ritrovamenti<br />

starebbero mettendo in crisi l'intero impianto teorico ufficiale. Il libro si<br />

conclude non a caso con una panoramica sulle ultime scoperte avvenute<br />

nel continente africano, oggetto peraltro di accese dispute. In anni<br />

recenti l'archeologia ha registrato prese di posizione anche clamorose,<br />

attraverso le quali archeologi e paleontologi hanno rimesso in<br />

discussione quelli che fino a poco tempo fa erano dei veri e propri tabù<br />

inviolabili. Ampia risonanza ha avuto per esempio sui mezzi di<br />

comunicazione l'ipotesi che tende ad escludere l'uomo di Neanderthal<br />

dalla linea evolutiva dell'uomo 7 .<br />

Secondo Archeologia proibita ben altre certezze verrebbero a crollare,<br />

tanto che si arriva a contestare la legittimità dell'inclusione nella linea<br />

evolutiva anche dell'Astrolopithecus e dello stesso Homo Habilis.<br />

Certamente si tratta di ipotesi di fronte alle quali è comprensibile un<br />

atteggiamento di scetticismo se non di incredulità. Ma dalle<br />

argomentazioni esposte nella critica alla conduzione delle ricerche e ai<br />

metodi "discutibili" con cui la scienza è arrivata a definire tanti principi,<br />

emerge come una buona dose di prudenza si possa fondatamente avere<br />

anche rispetto ai risultati dati per sicuri nei manuali e nei libri scolastici.<br />

A rafforzare la necessità di un atteggiamento maggiormente<br />

problematico, sono poi gli stessi commenti di archeologi ufficiali. Il<br />

giudizio di Pat Shipman, rispetto alla "confusa relazione tra le specie<br />

discendenti", è emblematico:<br />

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