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L'OSSERVATORE ROMANO

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IN ITALIA<br />

PAGINA<br />

11 .<br />

Inchieste<br />

e servizi<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 1 Dicembre 2001<br />

BIELLA. È stata inaugurata nei giorni<br />

scorsi «Casa 2000. Accoglienza con il cuore»,<br />

la struttura di prima accoglienza e<br />

assistenza per mamme in difficoltà, progettata<br />

dalla compianta fondatrice del Movimento<br />

per la Vita, Gemma Brignone<br />

Mandelli, è ubicata nei locali della galleria<br />

Sant’Anna Vecchia del complesso del<br />

Santuario di Oropa.<br />

L’obiettivo di «Casa 2000» è quello di<br />

ospitare ed assistere le mamme che hanno<br />

accettato la vita nascente fra mille dif-<br />

INFANZIA La denatalità in Toscana era la più alta ma la tendenza si sta invertendo<br />

Alla carenza di posti negli asili-nido<br />

Firenze risponde creando alternative<br />

FIRENZE, dicembre.<br />

Se l'Italia ha il tasso di natalità più<br />

basso d'Europa, la Toscana è ai minimi<br />

in Italia e Firenze ai minimi della Toscana.<br />

Nell'ultimo periodo però la tendenza<br />

si sta invertendo, grazie alla maggiore<br />

presenza di famiglie straniere ma anche<br />

a una ripresa delle nascite tra le coppie<br />

italiane. Un dato sicuramente positivo,<br />

di fronte al quale però le strutture pubbliche<br />

appaiono impreparate.<br />

Ed è così che per le famiglie con<br />

bambini molto piccoli è diventato quasi<br />

un miraggio l'asilo nido: un luogo dove i<br />

bambini sotto i tre anni hanno l'opportunità<br />

di socializzare, di giocare, di svolgere<br />

attività educative con personale<br />

professionalmente qualificato. Soprattutto,<br />

una necessitò per le coppie in cui entrambi<br />

i coniugi lavorano e i nonni non<br />

sono perennemente a disposizione.<br />

«Dal 1995 — ricorda l'assessore comunale<br />

alla pubblica istruzione Daniela Lastri<br />

— a Firenze siamo in una continua<br />

fase di crescita nel numero delle nascite.<br />

Sei anni fa la popolazione compresa tra<br />

0 e 3 anni residente a Firenze era di<br />

7.344 unità, al 30 maggio del 2001 è già<br />

di 8.447. Una crescita dovuta solo in<br />

parte alla presenza degli immigrati. E<br />

comunque per noi sono tutti cittadini<br />

fiorentini, anche quelli che hanno genitori<br />

di origine straniera».<br />

Le domande presentate per l'iscrizione<br />

agli asili nido e agli spazi gioco del<br />

Comune per l'anno 2001-2002 sono state<br />

2.127 a fronte di un'offerta di 1.063 posti.<br />

Rispetto all'anno scorso, nonostante<br />

l'aumento di 181 nuovi posti, si è allungata<br />

la lista d'attesa che a settembre<br />

contava più di mille bambini e attualmente<br />

(dopo alcune rinunce) ne comprende<br />

circa ottocento. «Quest'anno —<br />

spiega l'assessore — siamo riusciti ad<br />

aumentare i posti disponibili, grazie anche<br />

alle convenzioni con asili privati.<br />

Ma soprattutto stiamo cercando di proporre<br />

nuovi servizi per l'infanzia, per venire<br />

incontro ai bisogni delle famiglie rimaste<br />

in lista d'attesa. Una pluralità di<br />

offerte che permetterà alle famiglie di<br />

scegliere secondo le proprie necessità».<br />

«All'assessore Lastri — commenta<br />

Graziano Grazzini, capogruppo di Forza<br />

Italia — devo dare atto di un notevole<br />

cambiamento di mentalità: si è capito<br />

che non bastava più investire sulla costruzione<br />

di nuove strutture pubbliche,<br />

che si doveva andare nella direzione della<br />

sussidiarietà: il Comune aiuta le famiglie<br />

e le strutture private mettendo loro<br />

a disposizione gli strumenti per organizzarsi<br />

al meglio. Le nuove misure permettono<br />

al Comune di risparmiare e intanto<br />

rendono i genitori maggiormente<br />

protagonisti dell'educazione dei figli. Ancora<br />

però non sono sufficienti: molte fa-<br />

miglie sono costrette a pagare le rette di<br />

asili privati, che sono necessariamente<br />

più alte, o a ricorrere a baby sitter a pagamento».<br />

Una mozione presentata recentemente<br />

dal centro destra chiedeva<br />

anche di offrire un contributo economico<br />

alle famiglie di reddito medio basso<br />

che, non avendo trovato posto negli asili<br />

comunali, hanno dovuto iscrivere i figli<br />

agli asili privati: «È una proposta che<br />

per ora è rimasta «congelata» — spiega<br />

Grazzini — ma intanto è passato il principio<br />

che alle famiglie in lista d'attesa<br />

vanno offerti servizi alternativi».<br />

Il Comune di Firenze gestisce direttamente<br />

33 asili-nido e 4 spazi-gioco, e dispone<br />

di posti convenzionati presso gli<br />

asili-nido dell'Istituto degli Innocenti e<br />

altre strutture private. Alle domande viene<br />

assegnato un punteggio che tiene<br />

conto della condizione lavorativa dei genitori,<br />

della presenza di altri figli a carico,<br />

di eventuali particolari problemi di<br />

carattere sociale e sanitario. Le famiglie<br />

«monoparentali», ossia con un solo genitore,<br />

sono avvantaggiate. Solo in caso di<br />

parità di punteggio viene data preferenza<br />

ai redditi inferiori.<br />

Chi non riesce a mandare il bambino<br />

all'asilo, può portare l'asilo a casa. Nel<br />

tentativo di trovare alternative al «nido»,<br />

per dare risposta alle famiglie rimaste in<br />

lista d'attesa, l'anno scorso ha preso il<br />

via l'iniziativa delle «famiglie amiche»<br />

che coinvolge, quest'anno, 36 bambini<br />

di uno o due anni. Il servizio si svolge<br />

presso l'abitazione di una delle famiglie,<br />

che abbia spazi idonei per ospitare un<br />

gruppo di quattro bambini seguiti da un<br />

educatore a domicilio. I gruppi vengono<br />

formati in base all'età e all'ubicazione; è<br />

anche un modo per favorire la conoscenza<br />

e la collaborazione tra le famiglie.<br />

Il Comune copre una parte delle<br />

spese, che oltre allo stipendio dell'educatore<br />

comprendono un kit di giocattoli,<br />

materiale educativo e pannolini.<br />

Anche il mondo cattolico, da sempre<br />

attento ai bisogni delle famiglie e dell'infanzia,<br />

si sta attrezzando per far fronte<br />

alle esigenze crescenti. Molte scuole materne<br />

cattoliche stanno pensando a creare<br />

spazi anche per i bambini sotto i tre<br />

anni» spiega Leonardo Alessi, responsabile<br />

della Fism, la federazione che a Firenze<br />

raccoglie trenta scuola materne.<br />

Per adesso due strutture sono state<br />

aperte nella scuola della parrocchia del<br />

Pignone e all'istituto San Giuseppe, a<br />

San Salvi. «Il Comune — rileva Alessi —<br />

sta mostrando una maggiore disponibilità<br />

a stipulare convenzioni con le strutture<br />

private. Appoggiarsi a realtà valide e<br />

qualificate come quelle nate dalla tradizione<br />

educativa cattolica è più vantaggioso<br />

che creare strutture nuove».<br />

RICCARDO BIGI<br />

Biella: una casa per le mamme che hanno detto sì alla vita<br />

ficoltà, perdendo, magari, famiglia, lavoro<br />

e speranza. Si tratta di un disegno di<br />

coinvolgimento, dicono al Movimento per<br />

la Vita di Biella, di una condivisione più<br />

che di una assistenza.<br />

È un cammino che compiono insieme le<br />

mamme e i loro bambini. Nella Casa di<br />

Oropa operano le volontarie del Movimento<br />

per la Vita, garantendo una copertura<br />

di ventiquattro ore per accompagnare le<br />

mamme ed i loro figli fino ad un dignitoso<br />

inserimento nella vita. Infatti, lo scopo è<br />

di aiutare le mamme ad inserirsi nel mondo<br />

del lavoro favorendo la ricerca di una<br />

loro occupazione ed organizzando un servizio<br />

di baby-sitting a domicilio che assicuri<br />

l’assistenza del bambino durante l’assenza<br />

della madre, fino al raggiungimento<br />

del diciottesimo mese di età, per conseguire<br />

una sicurezza ed una stabilità eco-<br />

nomica, insieme ad una abitazione personale.<br />

Il progetto, del costo di 557 milioni per<br />

un triennio, è stato realizzato con l’apporto<br />

e la collaborazione dell’assessorato ai<br />

Servizi Sociali del Comune e dal Centro<br />

Aiuto alla Vita per l’importo di 184 milioni,<br />

la restante parte finanziata con i fondi<br />

stanziati dalla legge 285/97. Medici, psicologi<br />

ed ostetriche anno assicurato il loro<br />

impegno di volontariato.<br />

MARCO CARAMAGNA<br />

MINORI Un convegno nazionale alla luce delle nuove emergenze sociali<br />

Genova: un'articolata ricerca<br />

per ridefinire l'affido familiare<br />

GENOVA, dicembre.<br />

Oggi si contano a Genova una media<br />

di 220-230 affidi annui e così dagli ultimi<br />

anni 90. Tra questi si registra un aumento<br />

di affidi di neonati rispetto ai quali è<br />

in definizione un progetto specifico.<br />

È un «trend» in crescita, poiché negli<br />

anni 80 si contava appena qualche decina<br />

di affidamenti e nel 1995, quando si<br />

organizzò il Convegno nazionale L’affido<br />

familiare oggi: una ricerca per ridefinire<br />

la rotta, aveva raggiunto quota<br />

120-130.<br />

In parallelo è cresciuta pure la famiglia<br />

delle famiglie affidatarie, oggi particolarmente<br />

numerosa, anche grazie al<br />

lavoro delle Associazioni.<br />

Sono alcuni dei dati emersi nei giorni<br />

scorsi a Genova, dove, a Palazzo Tursi,<br />

l’assessore alla Città Solidale del Comune<br />

di Genova ha presentato «Il libro dell’Affido»,<br />

un opuscolo di 48 pagine che<br />

con chiarezza e semplicità, in una veste<br />

grafica curata e accattivante, aiuta ad<br />

entrare nel mondo dell’affido familiare.<br />

A guidare il lettore sono i disegni —<br />

merito di Paola Bellati, una giovane studentessa<br />

che ha dato il suo contributo<br />

all’iniziativa con sensibilità e con un vero<br />

tocco d’arte — che illustrano la storia<br />

di una bimba, Codina, che con il suo<br />

amico orsetto Pannolenci aiuta ad entrare<br />

nel mondo dell’affido, nei suoi mec-<br />

canismi e nelle sue problematiche, per<br />

un approccio positivo.<br />

Nel libretto si trovano i dati informativi<br />

e tecnici essenziali accompagnati da<br />

testimonianze di famiglie affidatarie che<br />

rassicurano la famiglia desiderosa di conoscere<br />

questa realtà che ancora non<br />

conosce e di cui vuole fare esperienza.<br />

«È proprio questo lo scopo dell’opuscolo»,<br />

dice Maria Deidda, responsabile<br />

del Progetto Affido Familiare Minori del<br />

Comune di Genova, «essere uno strumento<br />

semplice per arrivare a tutti coloro<br />

che desiderano saperne di più».<br />

Il libretto si inserisce nell’opera di<br />

promozione e Sviluppo del Progetto Affido<br />

a Genova, ampliata e qualificata grazie<br />

ai finanziamenti della Legge Turco<br />

sulla tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.<br />

Alla sua realizzazione hanno collaborato<br />

operatori dei Servizi Sociali e varie<br />

Associazioni: l’Alpim, l’Anfaa, il Nodo,<br />

la Comunità Papa Giovanni XXIII, la<br />

Commissione Diocesana della Famiglia e<br />

Famiglie affidatarie e adottive del Comune.<br />

«L’affido è un paradosso», vi si legge<br />

tra l’altro, «è la possibilità di costruire<br />

legami forti che aiutino un bambino a<br />

crescere, perché possa poi separarsi e<br />

percorrere la sua strada».<br />

Ed ancora: «L’affido è contempora-<br />

SOLIDARIETÀ/1 Inaugurato dall'Arcivescovo di Taranto un dormitorio in un antico convento<br />

Un luogo di accoglienza e di ristoro per i senza tetto<br />

IMMIGRAZIONE Presentato a Siena il dossier statistico della Caritas diocesana relativo all'anno in corso<br />

Un incentivo pressante al dialogo fra i popoli<br />

SIENA, dicembre.<br />

Nei giorni scorsi, presso il Centro Didattico<br />

delle Scotte, si è tenuto il secondo<br />

incontro di studio su «immigrazione<br />

e società» organizzato dal Dipartimento<br />

di Scienze Medico Legali e Socio Sanitarie<br />

«G. Bianchini» della Facoltà di Medicina<br />

e Chirurgia con la collaborazione di<br />

Caritas Diocesana di Siena durante il<br />

quale è stato presentato il «Dossier Statistico<br />

sull’immigrazione 2001» che costituisce<br />

l’XI rapporto Caritas sull’immigrazione.<br />

L’incontro ha visto la partecipazione<br />

di esperti del settore, studiosi<br />

della materia e di rappresentanti del<br />

mondo che ha contatti con gli immigrati<br />

sul nostro territorio e dell’Arcivescovo di<br />

Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino<br />

Mons. Antonio Buoncristiani.<br />

Dopo i saluti iniziali delle autorità accademiche<br />

rappresentate dal Prof. Martini,<br />

direttore del Dipartimento di medicina<br />

Legale e dell’Amministrazione Provinciale<br />

con il Vicepresidente Piccini, la<br />

Prof. Anna Coluccia, Professore associato<br />

di criminologia e difesa Sociale dell’Ateneo<br />

senese e animatrice del Convegno,<br />

ha aperto l’incontro auspicando<br />

che la questione migratoria e le problematiche<br />

che questa pone siano inserite<br />

tra gli obiettivi didattici dello studio e<br />

della didattica universitaria.<br />

Franco Pittau, curatore della pubblicazione<br />

che costituisce un prezioso elemento<br />

di conoscenza relativo al fenomeno<br />

migratorio in Italia che, nelle precedenti<br />

edizioni, ha ricevuto notevole apprezzamento<br />

da parte di studiosi e istituzioni<br />

comunque interessati all’immigrazione,<br />

ha aperto la serie dei contributi<br />

con una relazione incentrata sul sottotitolo<br />

del dossier che recita «il tempo<br />

dell’integrazione» e che tiene conto del<br />

fatto che l’Italia è diventata un paese di<br />

immigrazione stabile. Pittau ha parlato<br />

di immigrazione come espressione di un<br />

mondo nel quale le persone non vogliono<br />

rimanere escluse dal processo di globalizzazione;<br />

immigrazione come convivenza<br />

con cittadini venuti da altri paesi<br />

per avere qualcosa da noi ma anche per<br />

metterci a disposizione le loro risorse.<br />

L’Italia, attore non secondario in questo<br />

nuovo scenario, fa parte dei quattro stati<br />

membri della Ue che superano il mi-<br />

TARANTO, dicembre.<br />

La Caritas diocesana di Taranto è finalmente riuscita<br />

a realizzare un vecchio sogno: quello di un dormitorio<br />

notturno destinato a ospitare i senza tetto,<br />

che stanno divenendo sempre più numerosi anche in<br />

questo territorio. Il ricovero, inaugurato nei giorni<br />

scorsi dall’Arcivescovo di Taranto Benigno Papa, di<br />

fatto è entrato in attività da alcune settimane ed è<br />

ospitato nell’ex convento dei cappuccini «Santa Maria<br />

della Consolazione», che si trova in via Metaponto<br />

41, appena fuori dall’abitato del capoluogo, all’inizio<br />

della Statale 106 che da Taranto porta a Reggio<br />

Calabria<br />

Lastruttura, recentemente restaurata dopo un lunghissimo<br />

periodo di abbandono, era stata originariamente<br />

destinata ad ostello per i pellegrini del Giubileo,<br />

dopo che l’Amministrazione comunale di Tarantoavevapiùvolteipotizzatouna<br />

sua destinazione d’uso<br />

a scopi culturali, data anche l’importanza storica<br />

della struttura, ma senza che si arrivasse mai a una<br />

concretizzazione. L’antico convento che, secondo<br />

quanto sostengono gli storici, fu meta dei pellegrini<br />

che si recavano in Terra Santa all’epoca delle Crociate,<br />

ha annessa anche una chiesa in stile gotico,<br />

unico esemplare presente nel territorio diocesano.<br />

lione di residenti stranieri (la Germania<br />

ne ha 7 milioni); in Italia c'è un immigrato<br />

ogni 35 persone, in Francia uno<br />

ogni 15, in Germania, Austria e Belgio<br />

uno ogni 10. È stato rilevato, ed il tema<br />

è tornato più volte durante l’incontro,<br />

che l’immigrazione è costituita anche da<br />

una certa quota di irregolari, in Italia<br />

come in tutto il mondo, a partire dagli<br />

Stati Uniti dove gli irregolari sono quasi<br />

11 milioni secondo l’ultimo censimento.<br />

Il tema dell’immigrazione irregolare<br />

monopolizza l’attenzione dell’opinione<br />

pubblica che rischia di non essere interessata<br />

dai movimenti che si svolgono<br />

legalmente: l’andamento degli ultimi anni<br />

e l’invecchiamento della popolazione<br />

lasciano pensare che l’aumento degli immigrati<br />

continuerà in misura consistente.<br />

I permessi per soggiorno stabile rilasciati<br />

a nuovi venuti hanno superato le<br />

100.000 unità nel 1991, le 150.000 nel<br />

1997 per arrivare a 155.264 nel 2000.<br />

Nel 2000, ogni 100 immigrati già soggiornanti,<br />

ne sono venuti 12 in più, in<br />

particolare nel nord-est (per le opportunità<br />

lavorative) e nel sud (approdo dei<br />

richiedenti asilo). In rapporto alla popolazione<br />

residente si è trattato di un nuovo<br />

arrivo ogni 400 persone. Le Province<br />

con un maggior numero di nuovi ingressi<br />

sono state: Roma, Torino, Firenze e<br />

Vicenza. I motivi prevalenti di venuta (7<br />

su 10) sono il ricongiungimento familiare<br />

(56.214). Nella metà dei casi si tratta<br />

di Europei. Si caratterizzano con 10.000<br />

nuovi soggiornanti Albania, Marocco,<br />

Romania, con 4/5.000 soggiornanti Cina,<br />

Filippine, India, Polonia.<br />

Paolo Basco, direttore della Casa Circondariale<br />

di Arezzo, ha illustrato la<br />

realtà degli immigrati in regime di detenzione<br />

che cominciano a costituire<br />

una buona parte della popolazione reclusa<br />

con i relativi problemi in ordine alla<br />

convivenza, al reinserimento, e alle<br />

loro esigenze specifiche anche in materia<br />

religiosa.<br />

Quanto mai seguito l’intervento di<br />

Ejaz Ahmad, mediatore del Forum per<br />

l’intercultura, di nazionalità Pakistana<br />

che ha illustrato la necessità del dialogo<br />

e dell’interculturalità tra i popoli riferendosi<br />

in particolare al contesto territoria-<br />

Ci ha pensato la Caritas a utilizzare la struttura,<br />

fresca di restauro, per dar asilo a quanti sono costretti<br />

a trascorrere la notte all’addiaccio, che finora<br />

dormivano abitualmente sulle panchine della stazione<br />

ferroviaria o negli stabili abbandonati della Città<br />

Vecchia. Tutte le sere una dozzina di persone viene<br />

inviata dai parroci o dagli stessi operatori della Caritas<br />

al dormitorio. Un bicchiere di latte caldo e biscotti<br />

per ritemprarsi. Poi, al risveglio, una doccia e<br />

la prima colazione. Trenta volontari di ogni età, a<br />

turno, sono impegnati per il buon funzionamento<br />

della struttura.<br />

Nonsolobarbonisono gli ospiti del dormitorio, ma<br />

anche famiglie sfrattate, che possono restarvi, però,<br />

solo per brevissimo tempo, e giovani disoccupati di<br />

passaggio, privi di risorse economiche. Non sono pochi<br />

i giovani, italiani e stranieri, del tutto privi di denaro,<br />

in cerca di lavori occasionali, i quali tentano di<br />

raggiungere località del Nord, dove più facilmente si<br />

può trovare lavoro, anche saltuario. «Di recente —<br />

raccontaDonNinoBorsci,nuovo direttore della Caritasdiocesana,che<br />

gestisce la struttura assieme al diacono<br />

permanente Mino Gentile — alcuni giovani che<br />

erano stati scoperti dal controllore del treno senza<br />

biglietto ed erano stati fatti scendere alla nostra sta-<br />

le di provenienza che in questi giorni è<br />

teatro di guerra.<br />

Sono intervenuti poi Maria Omodeo<br />

del Centro di Cooperazione per lo sviluppo<br />

dei paesi emergenti di Prato che<br />

ha illustrato l’esperienza didattica e pedagogica<br />

svolta dal Centro stesso a favore<br />

dei figli di immigrati e il direttore della<br />

Caritas Diocesana che ha riferito sulla<br />

realtà dell’immigrazione e le varie iniziative<br />

attuate o promosse dalla Chiesa di<br />

Siena (Centri di Ascolto di Siena, Colle<br />

di Val d’Elsa e Poggibonsi, dormitorio<br />

per adulti di Via Piccolomini, Mensa di<br />

San Girolamo e servizio docce con cambio<br />

di biancheria etc.) fornendo anche<br />

alcuni dati quantitativi sull’entità del fenomeno.<br />

I lavori sono stati conclusi da<br />

Monsignor Buoncristiani che ha portato<br />

non solo la sua esperienza pastorale ma<br />

anche le sue conoscenze scientifiche in<br />

materia in quanto laureato presso la<br />

Pontifica Università Gregoriana in Scienze<br />

sociali. L’Arcivescovo, in un breve ed<br />

apprezzato intervento, ha sottolineato le<br />

problematiche che insorgono allorquando<br />

due o più culture diverse vengono a<br />

contatto, con le più deboli che si arroccano<br />

sulla difensiva, evitano il confronto<br />

ed instaurano un rapporto conflittuale.<br />

Ha quindi messo in evidenza la necessità<br />

dell’accettazione del dialogo interculturale<br />

e dell’accoglienza delle diversità<br />

che costituiscono fonte di reciproco arricchimento<br />

sottolineando anche l’opportunità<br />

che la nostra società si presenti<br />

compatta nei valori forti che rappresenta.<br />

Il Cristianesimo non è cultura, ha<br />

concluso l'Arcivescovo, ma sale, lievito<br />

che permea le realtà con cui viene a<br />

contatto.<br />

ROBERTO ROMALDO<br />

neamente un aiuto, un incontro, uno<br />

scambio, un’occasione, una scoperta,<br />

un’avventura, un impegno, un ponte tra<br />

due famiglie, un servizio fornito alla<br />

propria comunità, prendere per mano<br />

un bambino e accompagnarlo per un<br />

pezzo di strada, aiutandolo a camminare<br />

nel mondo, è mettersi a fianco di un<br />

adolescente per un tempo e uno spazio<br />

necessari a renderlo autonomo».<br />

«Un grazie alle famiglie affidatarie»,<br />

dice l’Assessore alla Città Solidale, «in<br />

questi anni ne ho conosciute molte. Non<br />

sono famiglie “speciali”, sono “solo” disponibili<br />

a mettersi in gioco, ad aprirsi.<br />

La profondità, la ricchezza, la forza di<br />

questo Progetto è intuibile... non descrivibile».<br />

E «se non facciamo tutto quello che si<br />

può fare per sostenere la famiglia naturale<br />

perché sul piano affettivo ed economico<br />

rimanga unita — sottolinea ancora<br />

— commettiamo una gravissima ingiustizia».<br />

L’opuscolo riporta pure il testo completo<br />

della legge 28 marzo 2001, n. 149,<br />

che disciplina la materia e ha il compito<br />

di suscitare in tante famiglie la voglia di<br />

«provarci», dice calorosamente una<br />

mamma affidataria.<br />

«Siamo sposati da 25 anni e da 20 facciamo<br />

affidi, all’affido ci ha spinto il desiderio<br />

che la nostra famiglia fosse una<br />

famiglia aperta agli altri, e poi un senso<br />

di giustizia», dicono Pia e Vittorio.<br />

«I nostri figli (ne abbiamo tre, di 24,<br />

18 e 15 anni) a parte la maggiore, sono<br />

nati tra un affido e l’altro. Non abbiamo<br />

mai avuto problemi con loro perché non<br />

sono ragazzi gelosi, e nei rari periodi —<br />

due — in cui siamo stati qualche mese<br />

senza affidi, ci chiedevano: “Ma non<br />

prendiamo nessuno?”»<br />

« Certo — spiegano Pio e Vittoria —<br />

crescendo si sono interrogati su quanto<br />

questa scelta era anche la loro e per<br />

questo la figlia grande, che si è sempre<br />

molto coinvolta nell’aiutare noi e nell’accogliere<br />

i nuovi “fratellini”, durante<br />

un affido particolarmente impegnativo<br />

ha scelto di staccarsi dal solito coinvolgimento<br />

per fare chiarezza in se stessa.<br />

Oggi sta progettando con il marito sogni<br />

di accoglienza per la sua famiglia appena<br />

formata. La più piccola manifesta<br />

sempre il desiderio di prendere ancora<br />

bambini, possibilmente piccolissimi. Il<br />

maschio, 18 anni, intanto si contende<br />

con la sorella le coccole del piccolino<br />

che viene da noi il sabato e la domenica,<br />

quando la sua mamma lavora».<br />

Un esempio tra i tanti, nascosti e preziosi.<br />

GRAZIELLA MERLATTI<br />

Simposio a Trento sull'economia solidale<br />

Attualità del Vescovo s.Vigilio<br />

TRENTO, dicembre.<br />

Nell'anno che la diocesi di Trento ha<br />

voluto dedicare al santo Vescovo Vigilio,<br />

nel 1600° anniversario della morte, non<br />

poteva mancare una giornata di approfondimento<br />

sul messaggio sociale legato<br />

al suo episcopato. Sono tematiche, concetti<br />

di assoluta attualità quelli che ritroviamo<br />

nei documenti che ci sono stati<br />

tramandati; Ambrogio, Vescovo di Milano,<br />

scriveva a Vigilio: «Nessuno defraudi<br />

il mercenario della mercede dovuta, perché<br />

anche noi siamo mercenari del nostro<br />

Dio e attendiamo da lui la mercede<br />

del nostro lavoro. Non darai il tuo denaro<br />

ad interesse. Infatti, colui che va in<br />

cerca dei guadagni ad interesse, riceve<br />

lo sgambetto e cade. Che c'è, infatti, di<br />

più crudele di dare il denaro a chi non<br />

ne ha ed esigerne il doppio?». Su questi<br />

argomenti si è imperniato il convegno<br />

SOLIDARIETÀ/2 Il 50º di sacerdozio di un parroco si fa motivo d'impegno<br />

Un ospedale in Malawi con le offerte dei padovani<br />

PADOVA, dicembre.<br />

Un cinquantesimo di sacerdozio può<br />

diventare momento per rinnovare l’amore<br />

per gli ultimi, per i deboli, per i poveri<br />

della terra. È quanto succede a Ospedaletto<br />

Euganeo, piccolo centro del Padovano<br />

dove il parroco, Don Aniceto<br />

Renesto, festeggiato in questi giorni per<br />

i cinquant’anni di ordinazione ha informato<br />

parrocchiani e conoscenti che<br />

eventuali offerte verranno devolute per<br />

finanziare un’importante iniziativa missionaria.<br />

Il parroco, infatti, ha deciso di contribuire<br />

alla realizzazione dell’ospedale che<br />

si sta costruendo in Malawi, nei pressi<br />

della missione di Masuku, guidata dal<br />

monfortano padre Lorenzo Pege.<br />

«Si era partiti con l’idea di creare un<br />

semplice ambulatorio per dare una risposta<br />

minima alla grave situazione sanitaria<br />

della nazione africana» spiega<br />

Enzo Predebon, medico a Ospedaletto<br />

Euganeo e responsabile dell’associazione<br />

che sostiene padre Pege.<br />

L'associazione si chiama «Muli Bwanji»<br />

e significa «Come stai?», il saluto con<br />

il quale il sacerdote ringrazia tutti coloro<br />

che aiutano.<br />

«Successivamente — continua Predebon<br />

— ci siamo lasciati coinvolgere e<br />

guidare nel fare qualcosa di più, viste le<br />

necessità e soprattutto l’accoglienza che<br />

abbiamoavutodallapopolazione locale».<br />

La comunità cristiana di Ospedaletto<br />

Euganeo è stata sensibilizzata a questa<br />

importante realizzazione e, grazie anche<br />

all’invito del parroco, potrà contribuire<br />

direttamente per dare alla popolazione<br />

di Masuku, un’adeguata assistenza sanitaria.<br />

La struttura, unica in un raggio di<br />

100 chilometri, sarà costruita a moduli,<br />

man mano che ci saranno i finanziamenti.<br />

L’ospedale, che ormai esiste già come<br />

edificio, sorgerà su uno spazio di circa<br />

7.000 metri quadrati donato dal capovillaggio<br />

di Masuku, entusiasta dell’iniziativa,<br />

che fra l’altro dà lavoro a buona<br />

zione, sono stati indirizzati per una notte al dormitoriodovesono<br />

stati accolti e poi, dopo essere stati forniti<br />

dei soldi per il viaggio, sono stati riaccompagnati<br />

alla stazione». Anche per loro il ricovero, che dalla<br />

stazione dista poche centinaia di metri, ha rappresentato<br />

una mano tesa in un momento di difficoltà.<br />

Di tentativi per fornire la città di un dormitorio ne<br />

sono stati fatti tanti negli anni scorsi, su sollecitazione<br />

della stessa Caritas, che individuò strutture pubbliche<br />

abbandonate, che potevano essere utilizzate<br />

allo scopo, ma senza che si approdasse a nulla.<br />

Per i poveri della diocesi la Caritas di Taranto ha<br />

in cantiere numerose altre iniziative per le quali (come<br />

per lo stesso dormitorio) c’è necessità di risorse<br />

finanziarie. Per questo, Don Nino Borsci ha chiesto<br />

all’Arcivescovo di far rivivere in tutte le parrocchie<br />

la festa di san Martino, famoso per aver diviso il suo<br />

mantello con un mendicante, occasione questa per<br />

raccogliere fondi. Presto anche la chiesa annessa al<br />

convento di Santa Maria della Consolazione sarà resa<br />

agibile, in modo da consentire momenti di preghiera<br />

e la celebrazione della Santa Messa.<br />

SILVANO TREVISANI<br />

parte della popolazione locale. Saranno<br />

attivati due reparti di medicina, maschile<br />

e femminile, uno di ostetricia, due<br />

ambulatori di pediatria, e due reparti<br />

per la cura e l’assistenza dei malati di<br />

Aids, una vera emergenza in Malawi assieme<br />

alla malaria che affligge quasi tutta<br />

la popolazione.<br />

Accanto ai reparti, sorgeranno edifici<br />

per il personale e una foresteria per accogliere<br />

i parenti dei malati che vengono<br />

spesso da lontano. In totale saranno<br />

garantiti 90 posti-letto più tutti i servizi<br />

ambulatoriali. La spesa prevista è di circa<br />

700 milioni di lire.<br />

Intanto il parroco di Ospedaletto ha<br />

informato i suoi parrocchiani che si recherà<br />

personalmente in Malawi per consegnare<br />

quanto raccolto in occasione dei<br />

festeggiamenti per il suo cinquantesimo<br />

di sacerdozio. Sarà l’occasione per rendere<br />

visibile la vicinanza e la solidarietà<br />

della sua parrocchia verso quelle popolazioni.<br />

CLAUDIO ZERBETTO<br />

«Per una economia equa e solidale, nella<br />

memoria di san Vigilio» organizzato dalla<br />

diocesi in collaborazione con la Provincia<br />

autonoma.<br />

Fra i relatori, molti i docenti universitari,<br />

i rappresentanti delle associazioni<br />

di volontariato e gli esperti del settore<br />

della cooperazione allo sviluppo, mentre<br />

all'Arcivescovo di Trento Luigi Bressan<br />

è spettato il compito di legare il passato<br />

con il presente, il pensiero di san Vigilio<br />

con la realtà di oggi.<br />

Gli interventi della prima sessione, intitolata<br />

«Destinazione universale dei beni<br />

nei settori chiave», hanno focalizzato i<br />

vari ambiti del no profit, l'esperienza<br />

storica della cooperazione come risposta<br />

all'emarginazione, il ruolo del credito<br />

per lo sviluppo dell'economia civile. Il<br />

professor Carlo Borzaga ha sottolineato<br />

la grande diffusione del no profit in Italia<br />

e come esso abbia sviluppato vere e<br />

proprie attività di produzione di servizi<br />

contribuendo a superare i limiti di un<br />

modello di società basato su due soli attori,<br />

le imprese for profit e la pubblica<br />

amministrazione. Nella seconda sessione,<br />

incentrata su «Commercio equo e<br />

solidale, equa retribuzione del lavoro»,<br />

si è parlato invece delle nuove sfide per<br />

la cooperazione allo sviluppo, della solidarietà<br />

che è componente essenziale del<br />

processo di globalizzazione e del commercio<br />

equo e solidale come esempio<br />

concreto da additare. Proprio la storia<br />

delle organizzazioni del cosiddetto «fair<br />

trade», molto diffusa anche in Trentino,<br />

dimostra come sia possibile dar vita ad<br />

un rapporto economico diverso fra i lavoratori.<br />

Il manifesto del convegno ha ricordato<br />

come al centro della giustizia sociale<br />

si collochi il principio della destinazione<br />

universale dei beni della terra ed ha citato,<br />

a questo proposito, le parole di<br />

Giovanni Paolo II: «Dio ha dato la terra<br />

a tutto il genere umano perché essa sostenti<br />

tutti i suoi membri, senza escludere<br />

né privilegiare nessuno». I diversi interventi<br />

hanno ribadito come sia questo<br />

il principio che deve ispirare il mondo<br />

del terzo millennio, ancora all'affannosa<br />

ricerca di un equilibrio che gli permetta<br />

un futuro di serenità e di pace.<br />

MAURIZIO MELLARINI

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