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L'OSSERVATORE ROMANO

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PAGINA<br />

MONSIGNORSILVIOCESAREBONICELLI,VESCOVODIPARMA<br />

Lacomunitàcristiana<br />

deveriscoprireCristo<br />

All'alba del terzo millennio la comunità<br />

cristiana è sollecitata dagli eventi,<br />

non solo religiosi, a confrontarsi con<br />

una realtà «indubbiamente complessa».<br />

La fede «è immensa in trasformazioni<br />

epocali sia sociali sia, soprattutto, culturali.<br />

Il pluralismo, il relativismo, il soggettivismo,<br />

la multietnicità hanno messo<br />

in crisi il valore della vita e la scelta di<br />

fede è sempre più una scelta personale<br />

che matura in un ambito nel quale vivono<br />

persone con opzioni religiose molto<br />

diverse. In questo contesto non è facile<br />

una testimonianza fedele e fraterna di<br />

Gesù Cristo. Infatti anche i discepoli sono<br />

tentati chi dal relativismo e chi dall'indifferenza».<br />

Cresce inoltre «il numero<br />

delle persone che hanno un sentimento<br />

religioso vago, senza ricadute vere nella<br />

vita personale e sociale».<br />

La missione<br />

A questa diagnosi Mons. Silvio Cesare<br />

Bonicelli, Vescovo di Parma, contrappone<br />

una strategia d'urto: si devono aiutare<br />

credenti e non credenti a riscoprire<br />

non solo i valori tradizionali cristiani,<br />

ma in modo più urgente Cristo stesso,<br />

fondatore della Chiesa, unico salvatore<br />

dell'umanità. Il momento forte sarà la<br />

missione che avrà proprio questo compito<br />

e questa finalità. Sembra che nella<br />

nostra epoca si rinnovi quello che era<br />

realtà al tempo di Gesù. Come persona<br />

visibile era presente in mezzo agli uomini<br />

e alle donne della Palestina, ma come<br />

Dio e Figlio di Dio non era conosciuto,<br />

amato e seguito se non da pochi. Con<br />

l'evento di Pentecoste la religione cristiana<br />

si è diffusa enormemente e non solo<br />

nell'area mediterranea e sui sentieri culturali<br />

greco-romani.<br />

Il Vescovo annuncia ai fedeli di aver<br />

«intrapreso il progetto della missione<br />

diocesana. Per affrontarla seriamente la<br />

nostra Chiesa — precisa Mons. Bonicelli<br />

— deve, anzitutto e sempre, essere premurosa<br />

nel mettersi di fronte a Gesù<br />

Cristo, imparare da lui che è l'Inviato<br />

del Padre. Due sono in modo particolare<br />

i riferimenti: le direttive della Cei e la<br />

«nuova evangelizzazione» proposta da<br />

Giovanni Paolo II.<br />

Riconciliarsi<br />

Una delle priorità che fanno parte del<br />

progetto è la riconciliazione. La nostra<br />

Chiesa — scrive Mons. Bonicelli — «dovrebbe<br />

riconciliarsi con gli uomini e le<br />

donne che cercano la salvezza in modo<br />

diverso da quello “tradizionale”. Nella<br />

nostra tradizione si chiede che cosa è<br />

vero? Che cosa è giusto, è buono? E si<br />

cerca di rispondere con idee ragionate e<br />

chiare individuando norme che guidino<br />

una vita ordinata e vera». La tradizione<br />

ha formato «tantissimi santi e, anche oggi,<br />

per molti è valida, ma per molti altri<br />

la via per conoscere che cosa è vero e<br />

buono è diversa, è quella guidata dal<br />

sentimento e dalla bellezza, si parla perciò<br />

di via emotiva ed estetica». «Tale novità<br />

esercita una forza dirompente nella<br />

nostra azione pastorale». Oggi non è più<br />

sufficiente muovere la mente e la volontà.<br />

Secondo le indicazioni degli organismi<br />

collegiali diocesani (consiglio pastorale e<br />

consiglio presbiterale) «l'inizio della missione<br />

diocesana necessita di una prima<br />

tappa di ascolto, e di un ascolto teologale<br />

che sia esso stesso evangelizzazione in<br />

atto; un ascolto, cioè, che cambi noi facendoci<br />

crescere nella riconciliazione<br />

con il nostro tempo, sapendo che esso è<br />

amato e abitato dal Signore ben prima<br />

che da noi; un ascolto, inoltre, che interroghi<br />

anche gli uomini e le donne da<br />

cui siamo lontano perché possano cogliere<br />

ciò che è nascosto, e forse soffocato,<br />

nella profondità del loro cuore».<br />

Nel nostro tempo e nella nostra cultura<br />

esistono «barriere che hanno effetti<br />

devastanti e progressivi sui beni più<br />

grandi: la vita e la dignità di ogni persona.<br />

Esse esistono talvolta anche nelle<br />

nostre comunità e possono caratterizzare<br />

le relazioni tra noi che ci diciamo fratelli<br />

e sorelle nel Signore». E ciò non<br />

può non addolorarci. Non perché si perde<br />

qualcosa di proprio. Il dolore spirituale<br />

è quello evangelico, lo stesso atteggiamento<br />

e sentimento che Gesù ebbe<br />

per gli uomini e le donne del suo tempo<br />

che rifiutavano di ascoltare la sua parola<br />

di salvezza.<br />

Tra i compiti della missione diocesana<br />

il Vescovo indica anche quello del «discernimento»<br />

circa queste realtà. «Ciò<br />

che qui bisogna ascoltare sono i nostri<br />

stessi sentimenti di cedenti: quelli che<br />

viviamo verso chi “non viene in chiesa”,<br />

quelli che sperimentiamo verso i fratelli<br />

e le sorelle di fede che riteniamo testimoni<br />

fedeli, quelli che, nel profondo del<br />

cuore proviamo di fronte alla nostra indegnità<br />

e peccaminosità». C'è invece<br />

«un dolore che è del tutto in sintonia<br />

con quello di Gesù e alla cui partecipazione<br />

rendersi disponibili. È lacrime e<br />

gioia insieme, è una “sofferenza gioiosa”:<br />

gioiosa perché Gesù ci ama e nel<br />

suo cuore redentore può essere gettato<br />

ogni male». Tutto questo però ci spinge,<br />

«come singoli e come comunità, a partecipare<br />

dal vivo alle fatiche della redenzione,<br />

e ci invita a offrire la vita — gioie<br />

e sofferenze — per la salvezza, per l'apertura<br />

dell'alleanza di qualcuno degli<br />

4 .<br />

uomini e delle donne a cui siamo mandati:<br />

i genitori lo facciano per i figli, i<br />

coniugi tra loro, i preti per le loro comunità,<br />

le religiose e i religiosi per i più<br />

dimenticati, i malati per le situazioni di<br />

chiusura più dure a essere vinte. Anche<br />

questa è missione diocesana, forse è la<br />

sua parte più efficace».<br />

L'impegno dei cristiani è una collaborazione<br />

viva alla evangelizzazione, ma<br />

— ricorda Mons. Bonicelli — la forza<br />

che la anima è lo Spirito Santo, che Gesù<br />

ha promesso e inviato alla Chiesa e<br />

continua a inviare.<br />

Seguire Gesù<br />

«Il contenuto della missione è seguire<br />

Gesù, obbedire al Vangelo, essere battezzato<br />

nella vita del Padre e del Figlio e<br />

dello Spirito Santo, distaccarsi dalla vita<br />

falsa e di peccato, implorare e accogliere<br />

la remissione dei peccati. La speranza<br />

che sostiene i missionari nella fede e<br />

nelle difficoltà è la certezza che Gesù è<br />

sempre con loro fino alla fine del mondo».<br />

Nella seconda tappa la missione ha «il<br />

compito sublime e gioioso di fare l'annuncio<br />

esplicito di Gesù Cristo e l'annuncio<br />

della vita cristiana». In questo<br />

senso la missione è un'opportuna pastorale<br />

per «riscoprire — anzitutto per noi<br />

stessi — la portata esistenziale del Vangelo.<br />

È la santità la carta di credito più<br />

preziosa. Essa riguarda tutti i cristiani,<br />

laici e religiosi, presbiteri e Vescovi. Anche<br />

la Chiesa di oggi è contraddistinta<br />

da persone sante, che testimoniano Cri-<br />

sto e vivono in modo coerente e luminoso<br />

il Vangelo. Incontrare queste persone<br />

è un atto di evangelizzazione. Si sperimenta<br />

come il Vangelo venga tradotto<br />

in santità, in cristiconformità». Il primo<br />

impegno missionario — scrive Mons.<br />

Bonicelli — «è permettere a Cristo Gesù<br />

di confermarsi a sé: è la dinamica di<br />

grazia di ogni eucaristia». La santità visibilmente<br />

diventa mezzo, riflesso di Cristo.<br />

Con la sua vita il cristiano mostra<br />

sensibilmente il volto di Cristo, lo rende<br />

riconoscibile e apre la via per adorarlo a<br />

chi va in cerca delle verità e dell'amore<br />

assoluto di Dio.<br />

Mons. Bonicelli informa che la missione<br />

sarà ufficialmente aperta il 20 gennaio<br />

prossimo. Tutto l'anno sarà un anno<br />

di ascolto. Durante l'anno saranno<br />

avviati cammini di discernimento e di<br />

formazione per coloro che avranno<br />

compito di coordinamento e proveranno<br />

l'annuncio del Vangelo. Duplice sarà la<br />

preparazione: remota e permanente con<br />

rinnovato ascolto delle Sacre Scritture e<br />

una rinnovata vita eucaristica. L'ascolto<br />

biblico seguirà il ritmo dell'anno liturgico<br />

che accompagnerà i gesti missionari<br />

che coinvolgeranno la comunità cristiana.<br />

Nella sua bidirezionalità la missione<br />

sarà diretta alla comunità parrocchiale,<br />

alla famiglia, ai giovani. La missione necessita<br />

di pastori e di accompagnatori<br />

nella fede sulla cui disponibilità grava il<br />

buon esito della missione. Tuttavia —<br />

conclude Mons. Bonicelli — per la buona<br />

riuscita della missione è necessaria la<br />

preghiera e la penitenza.<br />

MONSIGNORGIUSEPPEORLANDONI,VESCOVODISENIGALLIA<br />

L'entusiasmodellafede<br />

elaforzadelVangelo<br />

Le vicende che accompagnano la comunità<br />

ecclesiale non devono condizionare<br />

o spegnere l'entusiasmo della fede<br />

né la forza di espansione del Vangelo.<br />

Lo ribadisce il Vescovo di Senigallia,<br />

Giuseppe Orlandoni alla sua Diocesi:<br />

«La prima cosa da fare è accrescere<br />

l'entusiasmo di essere cristiani, la gioia<br />

che la buona novella suscita nei nostri<br />

cuori, il desiderio di essere santi, cioè di<br />

far sì che la nostra vita sia immagine di<br />

Cristo, la sua parola, la sua salvezza,<br />

tutto il resto è una conseguenza».<br />

Perché la comunità ecclesiale diocesana<br />

viva questa tensione il Vescovo propone<br />

alcuni «punti programmatici» del<br />

piano pastorale Cristo è sorgente di salvezza.<br />

È da lui che si deve ripartire per<br />

comunicare il Vangelo e testimoniarlo<br />

nella vita e nella società.<br />

Tre indicazioni sono prioritarie. «Rendere<br />

sempre più centrale la Celebrazione<br />

eucaristica della domenica» assicurando<br />

che in ogni parrocchia ci sia un<br />

gruppo liturgico che curi la domenica<br />

come giorno del Signore, che aiuti i fedeli<br />

a vivere in pienezza la Celebrazione<br />

liturgica. «Fare di ogni domenica un'autentica<br />

scuola di preghiera, un luogo dove<br />

si può imparare a pregare». La vita<br />

della comunità — esorta il Vescovo —<br />

sia scandita dalla preghiera; al centro la<br />

Celebrazione dell'Eucaristia, ma anche<br />

la liturgia delle ore. Non dovrebbe mancare<br />

neppure la preghiera comunitaria<br />

delle lodi mattutine. E così dovrebbero<br />

essere celebrati anche i vespri.<br />

La preghiera dev'essere avallata dalla<br />

carità, dal servizio ai fratelli. Mons. Orlandoni<br />

invita a «riprendere con decisione<br />

la proposta che in ogni parrocchia<br />

insieme al luogo della liturgia e della catechesi<br />

ci sia anche il luogo della carità».<br />

Per la quale si sviluppi «un piano<br />

organico» in cui siano coinvolte le varie<br />

forme di volontariato, mettendo insieme<br />

le risorse della pastorale della carità,<br />

della pastorale dei giovani e di quella<br />

vocazionale. In questa ottica diventa<br />

fondamentale la promozione di un laicato<br />

maturo per poter servire Cristo nella<br />

società civile, senza fughe dal mondo o<br />

ripiegamenti sulla vita delle nostre comunità».<br />

La Diocesi è oltremodo impegnata<br />

nella missione del popolo al popolo. Il<br />

Vescovo avverte che questa scelta è da<br />

considerarsi permanente, come una dimensione<br />

ordinaria della nostra vita ecclesiale.<br />

Due sono state le motivazioni<br />

forti che hanno incoraggiato l'iniziativa:<br />

la visita alle famiglie e i centri di ascolto.<br />

L'obiettivo principale è stato quello<br />

di «costruire un modo nuovo di essere<br />

Chiesa».<br />

La catechesi svolta nei due anni scorsi<br />

aveva una finalità specifica: «Portarci ad<br />

essere sempre più Chiesa estroversa» e<br />

far sì che «le nostre parrocchie fossero<br />

sempre più luoghi accoglienti, pronte ad<br />

incrociare ogni persona nella sua vita di<br />

ogni giorno»; a recuperare i lontani alla<br />

fede e alla liturgia festiva. Mons. Orlandoni<br />

è convinto che la missione diocesana<br />

«può aiutare la vita delle comunità a<br />

patto che non diventi un altro impegno,<br />

MONSIGNOR PIETRO GARLATO, VESCOVO DI TIVOLI<br />

Dalla comunione alla comunicazione<br />

per diffondere ovunque la Parola di Dio<br />

Dalla comunione alla comunicazione:<br />

è questo il programma che il Vescovo di<br />

Tivoli Pietro Garlato propone per l'anno<br />

pastorale. Un programma maturato sullo<br />

slancio del Giubileo e s'iscrive nella<br />

«nuova evangelizzazione, scorgendo in<br />

essa — sottolinea il presule — l'oggi di<br />

Dio». La diocesi è così investita di un<br />

cammino con un «impegno a tutto campo<br />

per una formazione spirituale che ci<br />

faccia crescere nella comunione con il<br />

Signore e tra noi e ci renda capaci di<br />

comunicare il Vangelo, in particolare alle<br />

nuove generazioni».<br />

Gli uomini e le donne si avvicendano<br />

sulla scena di questo mondo in perpetua<br />

evoluzione e trasformazione. Il Vangelo<br />

è sempre identico, cambiano solo i modi<br />

di annunciarlo, di applicarlo. Le esigenze<br />

della testimonianza e della coerenza<br />

rimangono immutate. Il cambiamento è<br />

quello spirituale: credere al Vangelo e<br />

convertirsi per essere «uomini nuovi».<br />

«Cristo — ribadisce il Vescovo — è il<br />

medesimo, ieri, oggi e sempre. Il cristiano<br />

sa che, pur nella mutevolezza dei<br />

tempi e nell'incertezza delle identità che<br />

ne è la conseguenza, Dio rimane fedele<br />

a ogni uomo e il suo amore non viene<br />

meno. In Gesù noi riscopriamo la fedeltà<br />

di Dio che sa attenderci per offrirci<br />

continuamente la sua mano. Proprio per<br />

questo, poggiandosi sulla fedeltà di Dio,<br />

sulla sua grazia, il cristiano osa impegnare<br />

tutta la sua vita per sempre nell'amore<br />

e propone con coraggio agli uomini<br />

suoi fratelli qualcosa, anzi Qualcuno,<br />

per cui merita di vivere e di morire».<br />

Mons. Garlato da alcuni anni denuncia<br />

la carenza di speranza e una certa<br />

diffidenza, anzi insofferenza e nervosismo.<br />

«È lo sguardo corto — osserva —<br />

di chi vede solo con gli occhi del corpo,<br />

e misura le cose sul livello delle sue povere<br />

forze, finendo così di valutare la<br />

presenza della Chiesa e la sua testimonianza<br />

in termini di efficienza mondana<br />

e di successo, come accade nelle imprese<br />

degli uomini».<br />

Il riscontro dei limiti è innegabile. Ma<br />

questo non deve spegnere lo slancio e il<br />

vigore dell'evangelizzazione, della missionarietà.<br />

Le comunità parrocchiali sono<br />

luoghi di preghiera; il Signore opera<br />

in esse, esercitando in molte persone<br />

slancio di vita cristiana autentica, generosità<br />

di servizio, disponibilità e abnegazione.<br />

«Il Signore Gesù — afferma<br />

Mons. Garlato — è presente laddove<br />

due o tre si riuniscono nel suo nome e<br />

benconosceledifficoltàcheincontriamo.<br />

«Le nostre parrocchie mostrano ancora<br />

in molti casi una vitalità di cui dobbiamo<br />

ringraziare il Signore e, senza cedere<br />

all'insoddisfazione, pieni di fiducia<br />

e speranza, cercare piuttosto di sviluppare<br />

al massimo i doni ricevuti. Il cammino<br />

della nostra azione pastorale, nonostante<br />

incertezze e frammentazioni,<br />

sta iniziando a dare qualche buon frutto<br />

e si notano diffusi fermenti di rinnovamento,<br />

anche grazie alla missione diocesana<br />

che lentamente, ma incisivamente,<br />

sta entrando nel tessuto capillare della<br />

nostra Chiesa tiburtina».<br />

Per il piano operativo Mons. Garlato<br />

indica come opzione prioritaria la «formazione<br />

spirituale intensa e profonda,<br />

che conduca a compimento l'uomo<br />

nuovo pieno d'amore e a cui aspira dal<br />

suo intimo ogni essere umano». Il tratto<br />

fondamentale è che sia «cristocentrica e<br />

volta alla sintesi vitale tra fede ed esistenza<br />

quotidiana. Una formazione che<br />

ci educhi a vivere quella comunione d'amore<br />

che è il progetto sul mondo di Dio<br />

Trinità». Le comunità saranno di timbro<br />

e contenuto evangelico nella misura in<br />

cui scoprono Cristo e testimoniano il<br />

Vangelo, ogni giorno sempre più rendendosi<br />

disponibili e la volontà di Dio<br />

che richiede la nostra collaborazione<br />

nella realizzazione della storia della salvezza.<br />

I primi ad essere interessati alla formazione<br />

sono i sacerdoti i quali sono<br />

chiamati ad essere, insieme al Vescovo,<br />

modelli del gregge, in modo da essere<br />

d'effettivo aiuto a tutti i fedeli nel cammino<br />

di un'autentica vita cristiana. Interessati<br />

sono pure «tutti coloro che si impegnano<br />

nella animazione della comunità<br />

cristiana, nei confronti dei quali le<br />

parrocchie devono mostrare attenzione<br />

con un sostegno formativo adeguato. la<br />

formazione è però necessaria per tutti i<br />

cristiani; aiutare e rendersene conto è<br />

già gran cosa».<br />

Mons. Garlato invita «tutte le comunità<br />

innanzitutto a sostare ai piedi del Signore<br />

Gesù per ascoltare la sua voce e<br />

contemplare il mistero di amore che<br />

unisce il Figlio di Dio al Padre nello Spirito<br />

Santo. Da questa contemplazione —<br />

precisa il Vescovo — nasce il nostro pieno<br />

coinvolgimento in quel progetto di<br />

comunione che caratterizza essenzialmente<br />

la Chiesa per farsi prospettiva di<br />

speranza per tutta l'umanità».<br />

La funzione della contemplazione è in<br />

ordine alla comunione e alla missionarietà.<br />

Scrive Garlato: «La contemplazione<br />

che ci forma alla vita in Dio ci spinge<br />

ad acquistare uno stile di comunione, di<br />

dialogo, di reazione tra noi e con gli altri<br />

che ci fa essere “segno e strumento<br />

dell'unità di tutto il genere umano”».<br />

«La missionarietà dovrebbe essere una<br />

esigenza: annunciare ai fratelli le meraviglie<br />

che il Signore va realizzando nel<br />

cuore di ogni uomo. Se l'atteggiamento<br />

e lo slancio missionario stenta a caratterizzare<br />

la vita delle nostre parrocchie,<br />

ciò è dovuto proprio al fatto che ancora<br />

non ci siamo lasciati pienamente immergere<br />

nella contemplazione della comunione<br />

divina e la nostra vita spirituale<br />

non ha l'intensità che dovrebbe avere.<br />

Altrimenti il fuoco della missione ci brucerebbe<br />

dentro e sentiremmo la necessità<br />

e il bisogno di annunciare il nome benedetto<br />

di Gesù come colui nel quale solamente<br />

c'è la salvezza».<br />

Mons. Garlato ribadisce la centralità<br />

dell'ascolto della parola di Dio e della<br />

celebrazione dell'eucaristia. Per quest'ultima<br />

lamenta che «ancora ci sono carenze<br />

nel modo di celebrare e vivere l'eucaristia».<br />

Esorta a compiere ogni sforzo<br />

«perché la Celebrazione eucaristica sia<br />

ben preparata e compiuta con attenzione»;<br />

che l'omelia e le letture siano comprensibili<br />

dei fedeli.<br />

Per la ristrutturazione del territorio<br />

Mons. Garlato spera che «al più presto<br />

si arrivi a formare le unità pastorali perché<br />

esprimono un progetto di rinnovamento<br />

della vita della comunità ecclesiale<br />

nel nostro contesto». Il Vescovo sollecita<br />

ad accelerare il processo di unione.<br />

ma l'occasione per fare della parrocchia<br />

una comunità che vive vicino alla gente,<br />

sa interessarsi di loro, offre a tutti<br />

un'opportunità per crescere nella fede».<br />

S'impone allora l'impegno di poter sollecitare<br />

persone che siano disponibili per<br />

l'assunzione di «piccoli servizi», come<br />

quello di consegnare il Vangelo nelle famiglie<br />

o di invitare ai centri di ascolto».<br />

Riprendendo il discorso sui centri di<br />

ascolto Mons. Orlandoni esorta a farne<br />

«un luogo di catechesi permanente per<br />

gli adulti. Se è vero — scrive —, come è<br />

vero che ai centri di ascolto partecipano<br />

quasi sempre persone che già hanno<br />

una vita sacramentale, è altrettanto vero<br />

che queste persone non sono formate in<br />

modo adeguato. I centri di ascolto permettono<br />

di far questo e di far maturare<br />

nei fedeli uno spirito sempre più missionario.<br />

«Un altro coefficiente è la visita alle<br />

famiglie da parte dei laici: è un modo<br />

per continuare a costruire legami per<br />

rendere la comunità cristiana più vicina<br />

alla gente e più visibile nel volto dell'altro.<br />

È un percorso lento ma che avrà un<br />

senso solo all'interno di un'idea, di un<br />

progetto più ampio. Sarà compito di<br />

ogni parrocchia elaborare un itinerario<br />

di fede, includendo la visita alle famiglie<br />

e i centri di ascolto del Vangelo».<br />

La Diocesi di Senigallia fa sue le due<br />

priorità indicate dalla Cei per il prossimo<br />

decennio: giovani e famiglia. Gli organismi<br />

diocesani che lavorano in questi<br />

due ambiti «sono chiamati a incrementare<br />

i loro sforzi per essere sempre più<br />

di sostegno alla vita delle comunità parrocchiali.<br />

È necessario peraltro che ci<br />

sia una sempre più stretta collaborazione<br />

tra la pastorale dei giovani, della famiglia<br />

e della carità».<br />

Il futuro religioso dei giovani dipende<br />

molto dalle parrocchie, è pertanto necessario<br />

che esse «si aprano interiormente<br />

e materialmente» a loro e che<br />

nelle parrocchie «nascano veri e propri<br />

laboratori di fede, luoghi dove sia possibile<br />

fare esperienze vive di fede».<br />

Per le famiglie Mons. Orlandoni sollecita<br />

che «nasca e cresca il ministero di<br />

coppie che accompagnano altre coppie.<br />

Sembra necessario promuovere e valorizzare<br />

il ministero coniugale, perché le<br />

famiglie divengano scuole di preghiera e<br />

luoghi di evangelizzazione, soprattutto<br />

nella trasmissione della fede ai figli». Riconosciuta<br />

la validità del principio che<br />

la pastorale della famiglia è compito<br />

proprio delle famiglie, queste sono chiamate<br />

a farsi carico della pastorale dei fidanzati<br />

e dei nuclei familiari in difficoltà,<br />

delle unioni irregolari, dei separati e<br />

divorziati, dei minori in situazione di disagio<br />

e di emarginazione. La Diocesi ha<br />

realizzato la casa famiglia al cui sostegno<br />

tutti devono contribuire. Il Vescovo<br />

raccomanda inoltre un appropriato sostegno<br />

all'Azione Cattolica, ai gruppi e<br />

ai movimenti ecclesiali. Queste realtà<br />

però devono muoversi nella Chiesa e in<br />

comunione con i loro pastori.<br />

Infine, il Vescovo esorta «a rinnovare<br />

le strutture di partecipazione e concretamente<br />

i consigli pastorali, incominciando<br />

da quello diocesano. La partecipazione<br />

dei laici alle responsabilità della comunità<br />

ecclesiale rientra nel mandato di<br />

evangelizzazione e di edificazione della<br />

Chiesa. Tanto maggiore saranno gli spazi<br />

che si apriranno al laicato nella Chiesa<br />

quanto più profondamente essa riscoprirà<br />

la sua vocazione missionaria. La<br />

partecipazione dei laici a tutte le forme<br />

della vita della comunità ecclesiale diventa<br />

— conclude Mons. Orlandoni —<br />

la condizione necessaria perché la Chiesa<br />

sia pienamente se stessa».<br />

MONSIGNOR SILVIO PADOIN, VESCOVO DI POZZUOLI<br />

Rinvigorire la speranza per combattere ciò che degrada l'uomo<br />

L'Avvento è il proemio del Natale. Liturgicamente<br />

un itinerario che sollecita<br />

a riflettere sulle promesse messianiche.<br />

Per i cristiani è un periodo intermedio<br />

tra il «vissuto» nella fede e l'attesa della<br />

parusia, del secondo avvento di Cristo.<br />

È in questa luce di purificazione, di preparazione,<br />

di evangelizzazione, di opere<br />

in spirito evangelico che Mons. Silvio<br />

Padoin invita la sua diocesi di Pozzuoli a<br />

viverlo e a testimoniarlo, rinvigorendo la<br />

speranza contro le aberrazioni e le deviazioni<br />

che degradano l'uomo.<br />

«Con perseveranza e pazienza, — scrive<br />

il Vescovo — noi Chiesa di Pozzuoli<br />

vogliamo vivere questo tempo d'Avvento<br />

dilaniato da venti di guerra, che paiono<br />

cancellare ogni speranza e allontanare<br />

sempre più il regno profetizzato da<br />

Isaia.<br />

«Se il Natale non rievoca soltanto un<br />

evento passato, memoria storica della<br />

salvezza, ma è il momento in cui l'umanità<br />

tutta vive una speciale presenza del<br />

Signore, allora la Chiesa ha il compito<br />

di ricondurre le attese del mondo all'attesa<br />

del Cristo, poiché solo “nel mistero<br />

del Verbo incarnato trova luce il mistero<br />

dell'uomo” (cfr GS 22).<br />

«Tutte le attese dell'uomo, infatti, trovano<br />

il loro fondamento nell'attesa del<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Sabato 15 Dicembre 2001<br />

Le Lettere pastorali<br />

dei Vescovi italiani<br />

Signore che viene e la Chiesa, come un<br />

tempo Israele, deve essere interprete di<br />

questo desiderio, inconsapevole o meno<br />

di ogni uomo, per condurlo all'incontro<br />

interiore che prepara l'incontro definitivo.<br />

Come Israele attendeva il Messia<br />

perché assetato di libertà, di giustizia, di<br />

pace, così il mondo intero attende perché<br />

ha bisogno di Cristo, di una speranza<br />

che sia certezza.<br />

«Per questo la Chiesa di Pozzuoli ripete<br />

ancora al suo popolo: “Svegliatevi dal<br />

sonno e date ragione della speranza che<br />

è in voi”. Siate testimoni di pace e attendete<br />

il Signore che viene con vigilanza<br />

operosa, con le lampade accese; indossate<br />

le armi della luce, le uniche capaci<br />

di sconfiggere il terrorismo esplosivo e<br />

quello nascosto che colpisce interi popoli,<br />

i poveri e i deboli della terra.<br />

«Non si può essere testimoni della<br />

speranza cristiana, se non ci si comporta<br />

come in pieno giorno, lottando per la<br />

giustizia e la comunione tra gli uomini.<br />

Perché non può esservi pace là dove<br />

l'ingiustizia divide i popoli e li rende nemici.<br />

«Mai come quest'anno non potremmo<br />

vivere pienamente il tempo d'Avvento,<br />

se non avessimo la forza di andare incontro<br />

a Cristo con la pace nel cuore, se<br />

non avessimo il coraggio di perseverare<br />

nel suo insegnamento: “Amate i vostri<br />

nemici” (Mt 5, 44). Il Signore, infatti, è<br />

venuto nel mondo e vi ritorna in questo<br />

tempo di particolare grazia, affinché tutti<br />

gli uomini siano salvati e arrivino alla<br />

conoscenzadellaVerità (cfr1Tm2,1-7).<br />

«Ma ogni volta che un uomo, un popolo<br />

o i potenti della Terra credono di<br />

potersi salvare da soli, non si salva nessuno,<br />

perché il Signore verrà quando saremo<br />

un solo ovile e un solo pastore.<br />

Ogni volta che l'uomo crede di potercela<br />

fare con le proprie forze, voltando le<br />

spalle a chi ha bisogno di aiuto, ogni<br />

volta che l'uomo ha creduto di essere<br />

invulnerabile, la sua forza e la sua potenza<br />

sono divenute la sua debolezza.<br />

«Eppure — rileva il Vescovo — siamo<br />

ad un passo dalla luce, quella luce, che<br />

forse in quest'ora di dolore acceca e<br />

rende incapaci di riprendere il cammino.<br />

Ma noi, rivestiti della speranza cristiana,<br />

noi che prepariamo i sentieri al<br />

Signore che viene, consapevoli del momento,<br />

non resteremo ciechi. Invocheremo<br />

la pace, con suppliche e preghiere,<br />

affinché crolli per sempre un mondo<br />

costruito sulla contrapposizione economica,<br />

ideologica, religiosa.<br />

«Con le mani tese verso il cielo la<br />

Chiesa di Pozzuoli riprende il suo cammino,<br />

e in cammino coraggioso verso il<br />

Sinodo, avrà una sola parola sulle labbra<br />

e nel cuore: “Shalom”.<br />

«Saremo testimoni di speranza e di<br />

pace, immagine dell'ovile e, promotori<br />

della comunione ecclesiale, riscopriremo<br />

il mandato proprio della Chiesa: unire<br />

più che dividere, perdonare più che giudicare.<br />

Misericordiosi con noi stessi e<br />

con gli altri, uniti nell'amore di Cristo,<br />

saliremo verso il monte, fieri del cammino<br />

che abbiamo fatto insieme e consapevoli<br />

di quanto ancora è necessario fare<br />

per dare da mangiare agli affamati,<br />

da bere agli assetati, per vestire gli ignudi,<br />

per soccorrere gli ammalati, per consolare<br />

gli afflitti, per donare la pace a<br />

chi è confuso, la speranza a chi è disperato».<br />

«In attesa del Signore che viene, —<br />

assicura Mons. Padoin — il vostro Vescovo,<br />

come l'angelo della Chiesa di<br />

Pozzuoli, con la sua debolezza e la sua<br />

forza, vi ripete: “Svegliatevi dal sonno!”<br />

Ma con gratitudine e tenerezza vi esorta<br />

a riprendere il cammino per raddrizzare<br />

i sentieri e spianare ogni valle in questa<br />

nostra amata terra, abitata da gente<br />

semplice e generosa, ma segnata ancora<br />

da tante inquietudini.<br />

«A metà strada tra la Visita Pastorale<br />

e il Sinodo che ci aspetta, l'ultimo Convegno<br />

diocesano ha rivelato le ombre<br />

che ancora offuscano la nostra comunità,<br />

ma ha anche messo in luce le opere,<br />

la fatica, la perseveranza, la pazienza,<br />

l'amore che hanno fatto brillare le tante<br />

attività che rendono viva la nostra Chiesa<br />

e colmano di gioia il mio cuore di padre.<br />

«Dalla elaborazione delle Linee Pastorali,<br />

che ha coinvolto nella preparazione<br />

tutto il clero di Pozzuoli, determinando<br />

una svolta nell'organizzazione pastorale,<br />

al lungo cammino di umile verifica e di<br />

riflessione evangelica, si è davvero lavorato<br />

tanto. Ma affinché le nostre parrocchie<br />

siano sempre più comunità di fede,<br />

di speranza, di carità, e meno che mai<br />

vuote istituzioni giuridiche, è necessario<br />

ancora una volta svegliarsi dal sonno e<br />

consapevoli del momento andare incontro<br />

a Cristo con rinnovato amore».<br />

Mons. Padoin fa, infine, appello alla<br />

collaborazione di tutte le componenti<br />

per edificare una comunità viva, dinamica<br />

e per implorare la pace.<br />

Pagina a cura di<br />

GINO CONCETTI

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