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L'OSSERVATORE ROMANO

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4 .<br />

<strong>L'OSSERVATORE</strong> <strong>ROMANO</strong> Mercoledì 12 Dicembre 2001<br />

L'edizione italiana dell'opera di Raymonde Foreville edita dalla Libreria Editrice Vaticana<br />

Storia dei Concili Ecumenici<br />

celebrati in epoca medievale<br />

BRIAN FERME<br />

Il concilio ecumenico rimane una delle<br />

istituzioni fondamentali della Chiesa,<br />

non solo quale struttura istituzionale, in<br />

cui il collegio episcopale esercita il suo<br />

potere, ma anche in quanto riflette sui<br />

problemi e sulle questioni più importanti<br />

attinenti alla vita della Chiesa in un determinato<br />

periodo storico. Una comprensione<br />

equilibrata e critica dei concili<br />

ecumenici è quindi indispensabile per<br />

poter apprezzare in modo equilibrato la<br />

vita della Chiesa e, in particolare, il suo<br />

modo di esprimersi sulle questioni teologico-dottrinali<br />

o sulla sua struttura legislativa.<br />

È praticamente impossibile comprendere<br />

la Chiesa e i molteplici aspetti<br />

in essa fondati per costituire la sua vita,<br />

senza una profonda conoscenza dei concili<br />

ecumenici. Non solo il numero stesso<br />

dei concili e i problemi connessi col<br />

loro riconoscimento, ma anche il fatto<br />

che ogni concilio doveva trattare questioni<br />

intricate e specifiche con conseguenze<br />

importanti per la Chiesa in un<br />

particolare momento storico, ne rendono<br />

la conoscenza un compito di carattere<br />

assai complesso. Se le varie correnti,<br />

che collegano i concili, sono di grande<br />

importanza per una valutazione di questi<br />

sul piano storico, è altrettanto vero<br />

che, solo attraverso lo studio dettagliato<br />

dei singoli concili, possiamo apprezzare<br />

i punti essenziali caratterizzanti il concilio<br />

ecumenico.<br />

Il presente volume, Storia dei Concili<br />

Ecumenici. VI, Lateranense I, II, III e<br />

Lateranense IV, Libreria Editrice Vaticana<br />

2001, dedicato, come indica il titolo,<br />

ai primi quattro concili ecumenici<br />

medievali, è un contributo assai importante<br />

per la comprensione dei concili e,<br />

perciò, merita piena accoglienza. È l’edizione<br />

italiana dell’originale francese di<br />

Raymonde Foreville, Histoire des conciles<br />

oecumeniques. 6. Latran I, II, III,<br />

et Latran IV, Éditions de l’Orante, Paris<br />

1965.<br />

Essa è stata curata dal prof. Ottorino<br />

Pasquato, ordinario di Storia della Chiesa<br />

antica e medievale nella Facoltà di<br />

Teologia della Pontificia Università Salesiana<br />

di Roma. La scelta del prof. O. Pasquato<br />

si è rivelata saggia. Egli ha scritto<br />

molto su vari aspetti dei concili medievali,<br />

come documentano i suoi contributi<br />

sulla questione della predicazione<br />

in M. Sodi-A.M. Triacca (curr.), Dizionario<br />

di Omiletica, Torino-Bergamo<br />

1998, con le voci: Concili Ecumenici (fino<br />

al Vaticano I); Sinodi (e concili provinciali)<br />

antichi e medievali, oltre che<br />

Predicazione; Predicabili e Florilegi: nel<br />

medioevo. Si veda, inoltre, circa la pastorale,<br />

tematica specifica del Lateranense<br />

IV, la sua voce: Pastorale Giovanile<br />

(Storia —2 : medioevo), in M. Midali-R.<br />

Tonelli (curr.), Dizionario di Pastorale<br />

Giovanile, Leumann, Torino,<br />

1992, 2a ed., 433p. La vasta conoscenza<br />

e erudizione del prof. O. Pasquato rendono<br />

eccellente questa edizione. La sua<br />

mano esperta si rivela anche nella splendida<br />

traduzione del testo originale francese.<br />

Un punto, che arricchisce questa<br />

edizione, è il ricorso alla edizione tedesca,<br />

da cui sono confluite nell’edizione<br />

italiana preziose indicazioni bibliografiche,<br />

oltre che utili integrazioni: questo<br />

elemento e un ampio aggiornamento bibliografico<br />

sono i due apporti principali<br />

all’edizione originale francese, che resta<br />

immutata nel suo alto valore scientifico.<br />

Il volume, che ovviamente segue in<br />

tutto l’impostazione dell’originale, è<br />

strutturato con grande saggezza in due<br />

parti distinte e separate: Lateranense I,<br />

II, III ( pp.27-211) e Lateranense IV<br />

(pp.211-313). La divisione riflette un fatto<br />

di rilievo, ossia, l’importanza del Lateranense<br />

IV. Mentre è chiaro che i primi<br />

tre concili ecumenici medievali sono<br />

importanti, senza dubbio il Lateranense<br />

IV resta il più importante, non solo per<br />

il suo esteso impatto sulla vita e dottrina<br />

della Chiesa medievale, bensì per gli effetti,<br />

che perdurano sino ai nostri giorni.<br />

Un breve sguardo alle fonti del Codice<br />

di diritto canonico, illustra il significato<br />

del Lateranense IV. Mentre troviamo<br />

dieci testi riferentisi al Lateranense I<br />

e II, ventinove al III, ben sessanta si riferiscono<br />

in modo esplicito al Lateranense<br />

IV, che viene superato solo dai riferimenti<br />

al concilio di Trento.<br />

L’opera si apre con una introduzione<br />

concisa, che presenta una visione generale<br />

dello sviluppo di ciò che sarebbe<br />

stato compreso come concilio ecumenico.<br />

Varie questioni sono poste a confronto,<br />

ma due spiccano in modo particolare:<br />

le relazioni tra Oriente e Occidente,<br />

interrotte in modo, finora, definitivo<br />

dallo scisma del 1054 e, poi, la<br />

comprensione del concilio ecumenico<br />

per quanto riguarda la graduale consapevolezza<br />

di più ampi sviluppi dei poteri<br />

giurisdizionali del papato e del concomitante<br />

evolversi del diritto canonico per<br />

definirli e formularli.<br />

Sarebbe, infatti, ingiusto vedere nel<br />

papato l’esclusiva preoccupazione dell’ampliamento<br />

dei suoi poteri giurisdizionali.<br />

Per questo, sebbene la base teoretica<br />

e la comprensione di questi ultimi<br />

siano chiaramente rilevanti, come d’altra<br />

parte lo sono anche le riflessioni sulle<br />

sue conseguenze pratiche, rimane il<br />

fatto che sia il papato che i concili ecumenici<br />

medievali si preoccupano più di<br />

un obiettivo assai più importante, quello,<br />

cioè, della riforma della Chiesa. Per<br />

comprendere la loro importanza, è necessario<br />

valutare l’ambiente storico nel<br />

quale questi concili sono tenuti. Ciò è,<br />

forse, meglio espresso in termini di riforma<br />

e uno dei molti aspetti eccellenti<br />

di questo volume è la presentazione<br />

equilibrata di questo tema dominante<br />

come base per meglio comprendere il significato<br />

dei quattro concili. Infatti, di<br />

fronte alla Chiesa stanno in questo tempo<br />

diversi problemi assai gravi, e che<br />

stimolano i riformatori all’azione. Sul<br />

piano pratico si presentano la simonia, il<br />

celibato dei preti e la questione alquanto<br />

complessa delle investiture laicali. Perciò<br />

non sorprende che prima e dopo Gregorio<br />

VII siano queste le preoccupazioni<br />

pratiche non solo dei singoli, bensì degli<br />

stessi concili ecumenici. Naturalmente<br />

la riforma getta la sua rete più al largo.<br />

Comprende anche la vita dei chierici, i<br />

sacramenti, le questioni morali e la vita<br />

dei fedeli. Posta questa premessa, alla<br />

base di quelle che sono le questioni prevalentemente<br />

pratiche, s’incontra la<br />

questione più complessa della riforma<br />

della Chiesa, spesso espressa come libertas<br />

Ecclesiae.<br />

I capitoli densi di significato, che precedono<br />

i testi conciliari, sottolineano il<br />

fatto che, particolarmente per il Lateranense<br />

I, II, III, la riforma è concepita a<br />

due livelli. C’è il livello del problema politico,<br />

vale a dire la risoluzione delle diverse<br />

crisi dei rapporti tra Chiesa e Stato,<br />

tra Sacerdotium e Regnum, dai tempi<br />

di Ottone I e in modo particolare con<br />

Gregorio VII. C’è, in secondo luogo, il<br />

livello di riforma della Chiesa. Non dovrebbe,<br />

infatti, sorprendere che il Lateranense<br />

I, convocato da Callisto II per<br />

confermare in modo solenne il concordato<br />

di Worms, emetta ventidue decreti<br />

disciplinari, che ispirano gli altri aspetti<br />

della riforma. In altri termini non è corretto<br />

vedere i primi tre concili lateranensi<br />

in chiave, esclusiva o prevalente,<br />

politica.<br />

Il vero obiettivo è assai più significativo,<br />

almeno per la vita della Chiesa. Essi<br />

sono principalmente diretti alla riforma<br />

di questa, preoccupazione costante dei<br />

Papi, che convocano i concili e di coloro<br />

che si sforzano di renderne effettivi i decreti.<br />

Ciò costituisce l’anima dei concili<br />

medievali. Infatti l’avvertita urgenza di<br />

riforma della Chiesa, è tradotta nella<br />

convinzione che i concili ecumenici sono<br />

il mezzo più efficace per attuarla. Un<br />

rapido sguardo alle Bolle di indizione, ai<br />

discorsi di apertura, ai decreti disciplinari,<br />

riflette questa superiore preoccupazione.<br />

Se Alessandro III convoca il Lateranense<br />

III per eliminare le tracce dello<br />

scisma dell’antipapa Callisto III, il decreto<br />

più importante riguarda, però, la<br />

riforma delle elezioni papali e il diritto<br />

di eleggere il Papa, con una maggioranza<br />

di due terzi, ristretto al collegio dei<br />

Cardinali. Altro decreto importante,<br />

can. 18, stabilisce in ogni cattedrale una<br />

scuola per i chierici.<br />

I capitoli, che precedono i testi scelti<br />

dei concili, tradotti fedelmente da M. G.<br />

Fornaci, illustrano e spiegano le varie<br />

questioni complesse. Un’intera gamma<br />

di questioni sono analizzate con attenzione<br />

e penetrazione critica. Si va dalla<br />

presentazione concisa degli elementi basilari<br />

coinvolti nel movimento di riforma<br />

del secolo XI alla considerazione di problemi<br />

pratici: lo scisma di Anacleto, la<br />

questione di Arnaldo di Brescia, il significato<br />

del Decreto di Graziano, che segna<br />

un’epoca, ecc. In altri termini ci si<br />

presenta un mosaico di intuizioni, che<br />

offrono un’affascinante comprensione<br />

delle ragioni della importanza e degli effetti<br />

che i concili hanno nella vita della<br />

Chiesa.<br />

Se la questione della riforma della<br />

Chiesa rimane il tema centrale dei primi<br />

tre concili ecumenici, questo si rileva<br />

ancor più, allorché si considera il Lateranense<br />

IV. Senza dubbio esso resta uno<br />

dei più importanti concili della storia<br />

della Chiesa e ciò è dovuto al numero di<br />

fattori fra loro connessi. In primo luogo<br />

si tiene quando il conflitto tra Chiesa e<br />

Stato, anche se in apparenza irrisolto,<br />

viene, nonostante tutto, sospeso. In altre<br />

parole ciò lascia aperta la possibilità di<br />

concentrarsi sulla riforma della Chiesa<br />

in quanto tale. In secondo luogo è tenuto<br />

da uno dei più prestigiosi Papi medievali,<br />

Innocenzo III, che sa unire ad una<br />

buona preparazione giuridica un’astuta<br />

abilità amministrativa. Sappiamo, oltretutto,<br />

che vi partecipa un elevato numero<br />

di Vescovi; in un’appendice apprendiamo<br />

i loro nomi e luoghi di appartenenza.<br />

Infine tratta di questioni pratiche,<br />

di stretta pertinenza alla vita quotidiana<br />

dei membri della Chiesa, tracciandone<br />

per il futuro il cammino.<br />

Uno sguardo alle questioni trattate dal<br />

concilio rileva quanto esso sia importante.<br />

A differenza degli altri concili lateranensi,<br />

esso inizia con una costituzione<br />

dogmatica, De fide catholica, una vera<br />

confessione della fede dei Padri e della<br />

fede cattolica. Nel contesto dei vari movimenti<br />

ereticali, soprattutto degli Albigesi,<br />

è chiaramente rilevante. Inoltre<br />

sappiamo che la legislazione del Lateranense<br />

IV è molto più estesa di quella dei<br />

concili precedenti. I suoi settanta decreti<br />

abbracciano l’intera vita cristiana e rimangono<br />

insuperati, rispetto a quelli dei<br />

secoli precedenti, oltre di grande importanza<br />

per il futuro. Un rapido sguardo<br />

ci fa misurare l’ampiezza dei temi, che<br />

stanno a cuore al concilio: il governo<br />

della Chiesa, la correzione della morale<br />

e dei costumi, i monaci e religiosi, la<br />

formazione dei chierici, l’obbligo pasquale,<br />

la teologia sacramentale, le questioni<br />

matrimoniali, il diritto procedurale,<br />

i rapporti tra l’esercizio del potere civile<br />

e quello ecclesiastico. In altri termini,<br />

quasi nessun settore della vita della<br />

Chiesa vi è assente.<br />

Accanto ai temi generali, che percorrono<br />

il testo e aiutano ad apprezzare<br />

l’importanza dei concili, l’opera offre<br />

una visione pratica dei loro lavori: chi è<br />

presente e quanti, quante congregazioni<br />

generali vi funzionano, come lavorano le<br />

commissioni, i vari dibattiti, ecc.<br />

Molti, in realtà, sono gli aspetti significativi<br />

di questa opera, meritevoli di essere<br />

menzionati. In primo luogo vi è<br />

una eccellente lista di appendici complementari<br />

all’opera stessa. Esse comprendono:<br />

un elenco dei padri conciliari presenti<br />

al Lateranense III; un altro dei<br />

Cardinali di Curia nel 1179; un terzo dei<br />

Cardinali presenti al Lateranense IV;<br />

un’eccellente e utile cronologia distinta<br />

in base ai concili; orientamenti bibliografici;<br />

indice analitico di nomi e di cose<br />

e, infine, nella edizione italiana, un lungo<br />

indice degli autori moderni (1965-<br />

2000 ) aggiunti dal curatore.<br />

È da rilevare il lavoro eccellente e minuzioso<br />

del Prof. O. Pasquato nell’offrirci<br />

un esauriente e scelto aggiornamento<br />

bibliografico, indispensabile a tutti coloro<br />

che sono interessati ai concili medievali,<br />

una impegnata e intelligente ricerca,<br />

già di per sé altamente pregevole.<br />

L'Arciconfraternita dei Siciliani a Roma festeggia santa Lucia<br />

Giovedì 13 dicembre in occasione della<br />

Festa di santa Lucia i siciliani residenti a<br />

Roma si ritroveranno nella Chiesa di Santa<br />

Maria Odigitria in Via del Tritone 82, dove<br />

è conservata una luminosa pala dell'artista<br />

siciliano Salvatore Fiume sul martirio della<br />

santa siracusana, venerata oltre che in Italia<br />

anche nei paesi nordici.<br />

La solenne Concelebrazione Eucaristica,<br />

alla quale parteciperanno i sacerdoti e se-<br />

minaristi siciliani presenti a Roma, sarà<br />

presieduta dall'Arcivescovo Mons. Paolo<br />

Romeo Nunzio Apostolico in Italia e già<br />

membro della Arciconfraternita dei Siciliani,<br />

e inizierà alle 18.30.<br />

Durante la funzione saranno ammessi all'Arciconfraternita,<br />

istituita nel 1594 che con<br />

i suoi oltre 700 soci è una delle più numerose<br />

ed attive della capitale, una ventina di<br />

nuovi confratelli e consorelle.<br />

L'Arciconfraternita di S. Maria Odigitria<br />

dei Siciliani, di cui è responsabile Mons.<br />

Michele Pennisi Rettore dell'Almo Collegio<br />

Capranica, oltre che per una serie di iniziative<br />

nel campo del culto, della solidarietà<br />

cristiana e dell'impegno culturale in collaborazione<br />

con la Facoltà Teologica di Sicilia,<br />

si distingue per la partecipazione al<br />

movimento ecumenico soprattutto con le<br />

Chiese dell'Oriente Cristiano.<br />

Un volume sulle visite pastorali nella diocesi nella seconda metà del Cinquecento<br />

La vita della Chiesa in Sora<br />

segnata da grandi eventi<br />

FRANCESCO CANCELLI<br />

Sta suscitando grande interesse, riscuotendo<br />

particolare apprezzamento e<br />

creando una vasta eco il libro del Professore<br />

D. Donato Piacentini su «Le visite<br />

pastorali nella diocesi di Sora nella<br />

seconda metà del 1500», edito dalla Tipografia<br />

Rocco Rezza di Sora.<br />

Il volume, ricco di oltre 500 pagine, è<br />

una fonte preziosa che raccoglie notizie<br />

inedite su eventi e persone per cui è diventato<br />

oggetto di attento studio, è risultato<br />

una singolare scoperta ed ha<br />

avuto entusiasta accoglienza, per la specifica<br />

ed articolata conoscenza che offre<br />

della vita diocesana e delle tradizioni socio-religiose<br />

del territorio.<br />

Lo studio, anche se è delimitato nella<br />

trattazione ad un determinato frangente,<br />

spazia in un campo molto più vasto perché<br />

raccoglie notizie che, partendo dagli<br />

inizi del 1300 (data certa della prima notizia<br />

di visita pastorale nella diocesi di<br />

Sora), si distende fino a toccare abbondantemente<br />

i primi decenni del XVII secolo.<br />

Certamente la specificità e il limite del<br />

tempo della trattazione può sembrare riduttivo<br />

di un argomento che poteva abbracciare<br />

un periodo più lungo nei secoli<br />

per arrivare più vicini al nostro tempo<br />

poiché lo spunto è stato offerto dalla occasione<br />

della visita pastorale svolta dal<br />

Vescovo Mons. Luca Brandolini alle varie<br />

comunità della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo<br />

ed a cui l’opera è dedicata,<br />

con la ricca ed articolata presentazione<br />

del professore Fulvio Salimbeni,<br />

professore associato di Storia contemporanea<br />

dell’Università di Trieste, direttore,<br />

autore e collaboratore di prestigiose<br />

collane di studi storici.<br />

Il materiale di archivio contenuto in<br />

questo filone di studio sarebbe stato<br />

troppo ampio, lungo e voluminoso per<br />

essere affrontato e risolto in una unica<br />

pubblicazione, perciò l’autore ha preferito<br />

una ripartizione, lasciando a future<br />

pubblicazioni, dettagliate e specifiche,<br />

il compito di continuare l’opera intrapresa.<br />

Questo itinerario storico pone domande<br />

ed interrogativi a quelle tante persone,<br />

che, mettendosi in stato di ricerca<br />

sulle proprie radici e sulla storia locale,<br />

cercano di trovare risposte appropriate<br />

ed esaurienti nella conoscenza e nell’acquisizione<br />

dei documenti. Lo studio proposto<br />

incoraggia questa passione a cui si<br />

unisce un sentimento di amore nostalgico<br />

verso forme ormai disuse e cancellate<br />

dalla odierna mentalità e dalle tradizioni.<br />

Le nuove generazioni si sentono<br />

attratte ed invogliate verso queste conoscenze,<br />

per il trasporto, il coinvolgimento,<br />

l’attenzione e l’attrazione stupita e<br />

meravigliata che sanno creare e trasfondere,<br />

per quanto viene riscoperto di un<br />

passato per nulla da dimenticare o da<br />

deridere, ma da studiare con attenzione<br />

per la specificità, la ricchezza, la singolarità<br />

delle cose che vi emergono.<br />

Molti sono i motivi che rendono tale<br />

opera un dono pregevole per la storia<br />

della Chiesa sorana.<br />

Innanzitutto la scoperta e la valorizzazione<br />

delle piccole diocesi, spesso collocate<br />

ai margini dei grandi movimenti sia<br />

ecclesiali che civili e relegate a supporto<br />

di poco conto, se non addirittura insignificanti,<br />

dei grandi centri e delle importanti<br />

casate. Queste sono state artefici<br />

e protagoniste della grande riforma<br />

tridentina, messa in atto da Vescovi votati<br />

alla causa della rinascita ecclesiale,<br />

seguita alla grande assise conciliare.<br />

A Trento erano state indicate e sancite<br />

le linee programmatiche su cui muoversi<br />

e stabilite le norme da attuare.<br />

Questo compito fu fatto proprio da figure<br />

di Vescovi - Pastori interamente dediti<br />

e votati ad assolvere tale compito come<br />

una missione fondamentale e pressante.<br />

Il Concilio aveva delineato in modo<br />

preciso e lineare il ruolo e la figura del<br />

Vescovo, su cui si imperniava il programma<br />

di formazione, organizzazione,<br />

attuazione delle norme tridentine e come<br />

conseguenza logica scaturiva la verifica<br />

che il Pastore operava sulla compagine<br />

religiosa e sociale in occasione delle<br />

visite pastorali.<br />

La diocesi di Sora si inserì in questa<br />

scia con l’attuazione precisa e scrupolosa<br />

delle norme tridentine adottate e perseguite<br />

da Vescovi che balzano chiaramente<br />

in tutta la loro forte tempra unita<br />

all’intelligente ricchezza di mente, di<br />

animo, di spiritualità e di realizzazioni<br />

proficue e valide.<br />

Oggi si presta particolare attenzione<br />

non solo alla conoscenza dei grandi, conosciuti<br />

e conclamati avvenimenti o ai<br />

personaggi di fama mondiale, ma con<br />

entusiasmo ed un equilibrato spirito di<br />

ricerca, ci si volge a classificare ed inserire<br />

in questo grande filone anche il piccolo<br />

ambiente di provincia che rivela<br />

una fiorente vitalità che ben si innesta<br />

nel vivo di problematiche che coinvolgono<br />

ogni aspetto della vita religiosa e<br />

civile.<br />

In questo modo si scoprono e si rivalutano,<br />

ponendo alla ribalta ed alla ammirata<br />

attenzione degli studiosi, personaggi<br />

di una statura sorprendente, unita<br />

ad una profondità e varietà che affascina.<br />

La ricerca, calandosi nella vita immediata<br />

e vivace della diocesi di Sora<br />

dei secoli XIV-XVII, ben la rapporta e<br />

pone nelle tensioni che hanno segnato e<br />

connotato questo periodo, sempre finalizzato<br />

alla tematica prefissa, presentando<br />

la contemporanea scoperta di Vescovi<br />

illuminati e saggi, che con la loro vigile<br />

opera, hanno arricchito, promosso,<br />

guidato il cammino della piena educazione,<br />

promozione, formazione umana<br />

ed ecclesiale del gregge loro affidato.<br />

La diocesi di Sora conosce, in questo<br />

periodo, presenze qualificate di Pastori,<br />

che la storiografia precedente non ha<br />

presentato nel loro vero valore e nella<br />

loro importanza.<br />

Mons. Tommaso Gigli (1561-1576), bolognese,<br />

amico di infanzia del Papa Gregorio<br />

XIII, ministro del Cardinale Alessandro<br />

Farnese, nipote di Paolo III. Legato<br />

da rapporti intimi e familiari ed intessuti<br />

di profondo rispetto confidenziale<br />

con s. Ignazio di Loyola e la Compagnia<br />

di Gesù. In relazione di stima e in sintonia<br />

di scelte pastorali con s. Carlo Borromeo,<br />

come si evince da lettere inedite<br />

riportate, come quella della richiesta<br />

dell’interessamento del santo Cardinale<br />

per la istituzione della scuola della dottrina<br />

cristiana a Sora e nella diocesi (23-<br />

12-1564). Partecipò attivamente e fattivamente,<br />

con i suoi appropriati, mirati e<br />

lucidi interventi, al Concilio di Trento,<br />

su temi molto discussi e controversi. Oltre<br />

alla istituzione delle scuole cristiane<br />

per la formazione del popolo, ristrutturò<br />

ed organizzò il Seminario, nel 1565, modellandolo<br />

secondo i dettami tridentini,<br />

cedendo, per questo, una parte del suo<br />

palazzo e facendolo diventare uno dei<br />

primi sorti in Italia. Stimato dal Papa<br />

Pio V, da questi ricevette delicati incarichi<br />

per dirimere alcune intricate contro-<br />

versie. Confidente fidato e disinteressato<br />

collaboratore del Papa Gregorio XIII<br />

che lo nominò Tesoriere generale della<br />

Chiesa; Presidente della Commissione<br />

scientifica per la revisione del calendario,<br />

poi denominato gregoriano; incaricato<br />

della ricostruzione della città di<br />

Terracina.<br />

In diocesi ristrutturò i benefici, emanò<br />

le costituzioni per il Capitolo della<br />

Cattedrale e per quelli parrocchiali, norme<br />

precise e rigide per i monasteri,<br />

operò molte altre e innumerevoli realizzazioni,<br />

da cui si evince una immagine<br />

di persona oltremodo singolare e poliedrica.<br />

Un suo nipote, D. Marco Antonio Gigli,<br />

dottore in utroque iure e Referendario<br />

di Gregorio XIII, che lo affiancava<br />

nel governo della diocesi, divenne, l’11<br />

agosto 1578, Vescovo di Forlì.<br />

Fu traslato a Piacenza nel 1576 succedendo<br />

al beato Cardinale Paolo Burali,<br />

trasferito alla sede arcivescovile di Napoli.<br />

Mons. Giovanni Battista Maremonti:<br />

(1577-1578) dottore in utroque iure, Vescovo<br />

Ausiliare della Archidiocesi di Ravenna.<br />

Prima di essere nominato alla sede<br />

sorana, era stato inviato dal Papa<br />

Gregorio XIII come Visitatore Apostolico<br />

in molte diocesi d’Italia per l'attuazione<br />

delle norme tridentine, svolgendo<br />

il suo compito con scrupolosa attenzione,<br />

piena capacità e grande perizia.<br />

Molte le diocesi visitate.<br />

Mons. Orazio Ciceroni: (1578-1591)<br />

nativo di Frosinone, appartenente ad<br />

una altolocata famiglia che vantava illustri<br />

antenati e valenti personaggi di spiccata<br />

fama. Aveva servito nella corte<br />

pontificia, sotto il Papa Gregorio XIII.<br />

Tempra di pastore integerrimo, preciso<br />

ed oculato nella attuazione delle riforme<br />

tridentine, dovette fronteggiare la piaga<br />

del brigantaggio che gli creò molti fastidi;<br />

i suoi interventi, dettati da un carattere<br />

inflessibile e fermo, volto a difendere<br />

i diritti della sua Chiesa, lo opposero<br />

al duca di Sora Giacomo Boncompagni<br />

ed alle maestranze cittadine, facendolo<br />

incappare nelle maglie della severa giustizia<br />

di Sisto V. Fu trasferito alla diocesi<br />

di Ferentino nel 1591.<br />

Mons. Marco Antonio Salomone:<br />

(1591-1608) originario di Cremona, dottore<br />

in utroque iure, formatosi alla<br />

scuola di s. Carlo Borromeo a Milano e<br />

professore in quel Seminario, Vicario<br />

generale a Bergamo con Mons. Girolamo<br />

Ragazzoni e a Bologna con il Cardinale<br />

Gabriele Paleotto; Vicegerente a<br />

Roma (1593-94) con il Cardinale Rusticucci.<br />

Inviato dal Papa Clemente VIII<br />

come Vicario Apostolico a Ragusa (attuale<br />

Dubrovnik) nel 1600, per dirimere<br />

una delicata e complessa controversia<br />

giurisdizionale che opponeva il Vescovo<br />

alle autorità civili locali. Questa contesa<br />

rappresenta una delle prime avvisaglie<br />

di quella lotta giurisdizionale che avrebbe<br />

opposto la Repubblica di Venezia al<br />

Papa Paolo V (1606).<br />

Il volume, frutto di una ricerca metodica,<br />

seria, puntuale, offre una occasione<br />

di riflessione e fa entrare in un mondo<br />

complesso, interessante e che avvince<br />

per il suo diverso metodo di rapporto<br />

e di stile di vita, offrendo all’appassionato<br />

di storia locale, al ricercatore amante<br />

del suo territorio, a chiunque abbia o<br />

mostri interesse per le ricerche storiche<br />

le più diverse, una occasione unica di<br />

collocare ed inserire, la piccola e spesso<br />

sconosciuta realtà locale, nel grande<br />

quadro degli eventi universali.<br />

Il manuale pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari<br />

La comunità ecclesiale dinnanzi ai drammi della droga e della tossicomania<br />

L'immagine del Cristo che afferra la mano di<br />

un uomo per trascinarlo fuori dalla melma in cui<br />

è immerso sino al collo, è senza dubbio l'introduzione<br />

più significativa e più forte al manuale di<br />

pastorale che, titolato «Chiesa, droga e tossicomania»,<br />

il Pontificio Consiglio per la Pastorale degli<br />

Operatori Sanitari ha voluto dedicare a Vescovi,<br />

sacerdoti, politici, genitori, ma anche e soprattutto<br />

alle nuove generazioni, per aiutarli ad affrontare<br />

il dramma della tossicodipendenza.<br />

Il manuale è stato presentato alla stampa già<br />

da qualche giorno e dunque ne sono già noti i<br />

contenuti. Sarebbe però opportuno riflettere su<br />

un aspetto essenziale sul quale il manuale cerca<br />

di richiamare l'attenzione di quanti analizzano il<br />

fenomeno della tossicodipendenza.<br />

Certamente è di notevole interesse il fatto che<br />

in esso venga ribadito il «no» più volte espresso<br />

dal Santo Padre, e dallo stesso Pontificio Consiglio,<br />

alla legalizzazione di qualsiasi tipo di droga.<br />

«La droga — ricorda infatti il manuale quanto<br />

disse il Papa rivolgendosi alle comunità terapeutiche<br />

già nel 1984 — non si vince con la droga. Le<br />

droghe sostitutive non sono una terapia sufficiente...<br />

le legalizzazioni anche parziali... non sortiscono<br />

gli effetti che si erano prefissi». Come di<br />

notevole interesse è la reiterazione della condanna<br />

contro quanti si dedicano, a diverso titolo,<br />

alla produzione e al commercio delle sostanze<br />

stupefacenti. Il Papa li ha definiti «trafficanti di<br />

morte».<br />

Tuttavia crediamo opportuno richiamare l'attenzione<br />

su quell'accorato appello rivolto a chi di<br />

giovani si occupa, a chi deve provvedere alla loro<br />

formazione ed alla loro educazione per responsabilizzarli<br />

sul significato vero di una vita che è comunque<br />

degna di essere vissuta, fino in fondo e<br />

coscientemente; sul senso profondo dell'amore insito<br />

in ogni uomo, per ogni uomo e per se stesso,<br />

poiché è l'amore di Dio; sul valore grande della<br />

solidarietà e della carità umana ancor prima che<br />

cristiana.<br />

Un appello, questo, che non compare specificatamente<br />

in nessuno dei 490 «capitoletti» nei quali<br />

si articola il manuale, ma che è praticamente sotteso<br />

in ogni pagina, racchiuso in ogni parola.<br />

E l'immagine del Cristo di cui si parlava, elemento<br />

dominante della copertina del manuale, ne<br />

diviene così realmente la sintesi più efficace. Si<br />

tratta di un acquerello nel quale Gesù è raffigurato<br />

sulle sponde di una palude, la «palude della<br />

tossicomania» appunto, dove sono immersi diversi<br />

uomini. Il Cristo, che tende la mano per chiunque<br />

voglia afferrarla, indossa un manto rosso «come<br />

il sangue che redime». Dal suo volto promana<br />

una luce «pronta ad illuminare il cammino nuovo»<br />

di chi quella mano afferrerà.<br />

Nel manuale del Pontificio Consiglio c'è dunque<br />

qualcosa di più del peraltro forte, deciso, rigorosamente<br />

e scientificamente motivato «no» ad<br />

ogni benché minimo, o considerato tale, cedimento<br />

alla droga. C'è soprattutto la preoccupazione<br />

di richiamare la responsabilità di quanti devono<br />

educare le nuove generazioni. C'è la naturale tensione<br />

della Chiesa, madre e maestra, verso la costante<br />

proposta dell'amore come unica alternativa<br />

all'avvilimento delle persona umana; la difesa appassionata<br />

di quei giovani che cercano paradisi<br />

artificiali — che immancabilmente si trasformano<br />

in una vita d'inferno —, perché nessuno mostra<br />

loro la Luce. C'è l'accorato appello ai governanti<br />

perché sappiano affrontare con coraggio una lotta<br />

senza quartiere contro la droga e i suoi ambasciatori.<br />

C'è il materno invito ai genitori a non trascurare<br />

la crescita spirituale dei loro figli. In una<br />

parola c'è la tutta la preoccupazione della Chiesa<br />

dinnanzi ad un mondo che sembra sempre più allontanarsi<br />

dalla sua anima.<br />

Ma c'è anche la sua preoccupazione per quel<br />

concetto di educazione che la cultura dominante<br />

sembra aver smarrito.<br />

Certamente questo manuale — come avverte il<br />

Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale<br />

degli Operatori Sanitari, S.E. Mons. Javier Lozano<br />

Barrágan nella prefazione — non è un trattato<br />

specializzato sulla questione della droga, né tanto<br />

meno intende dare soluzioni politiche o tecniche<br />

al drammatico fenomeno della tossicodipendenza.<br />

Vi si possono però trovare valori e orientamenti<br />

in grado di facilitare lo svolgimento della missione<br />

preventiva e di recupero di quanti i giovani<br />

hanno realmente a cuore.<br />

Bisogna demolire la domanda, è in sostanza il<br />

senso del messaggio rilanciato dall'Arcivescovo<br />

Lozano Barrágan, se vogliamo veramente rendere<br />

inutile l'offerta di droga. E per demolire la<br />

domanda il manuale suggerisce una serie di iniziative.<br />

Il punto di partenza è naturalmente il ricco<br />

magistero di Giovanni Paolo II, puntualmente riproposto<br />

nelle prime parti del testo. Tutto il resto<br />

del manuale diviene così una guida pratica per<br />

l'applicazione dell'insegnamento del Santo Padre,<br />

sviluppato su tre grandi direttrici: prevenzione,<br />

riabilitazione e repressione.<br />

Il manuale tratta più specificatamente i primi<br />

due punti, della prevenzione in particolare. Presenta<br />

un'ampia panoramica delle insidie che vengono<br />

portate ai giovani con l'offerta di droghe diverse,<br />

i cui effetti sono descritti in una appropriata<br />

appendice. Vengono poi date indicazioni sui<br />

percorsi pastorali da seguire per mostrare ai giovani<br />

le vie alternative che portano a riscoprire il<br />

senso della vita ed i valori per cui vale la pena<br />

lottare. Non mancano indicazioni sul ruolo della<br />

Chiesa nella lotta alla tossicodipendenza né tantomeno<br />

sulle responsabilità che devono assumersi<br />

genitori e famiglie, oltreché sacerdoti ed educatori.<br />

Un richiamo particolare è poi rivolto alle autorità,<br />

invitate a ridurre innanzitutto le distanze tra<br />

giovani ed istituzioni per consentire, attraverso<br />

un dialogo costante, la reciproca comprensione.<br />

«Si tratta in sostanza, conclude il manuale, di<br />

aiutare i giovani a scoprire la loro vera libertà»,<br />

la libertà della persona umana. E ad esercitarla.<br />

L'esercizio della libertà si impara. Ma non sempre<br />

è sufficiente che qualcuno insegni. È necessaria<br />

soprattutto la testimonianza. La libertà si impara<br />

nella luce della Verità e dell'Amore.<br />

Un pensiero infine per «chi cade o è caduto comunque<br />

vittima della tossicomania: bisogna fargli<br />

sapere che anche per lui, come accade per<br />

ciascuno di noi, nell'incontro con Dio è possibile<br />

ascoltare il grido del Padre: “Tu sei mio figlio”».<br />

(m.p.)

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